Un Tradimento Sotto il Cielo Infernale: La Forza di una Donna Affronta il Caos
La posta in gioco è più alta che mai nelle settimane a venire per “La Forza di una Donna”, mentre il melodramma turco continua a tessere una tela di intrighi, dolore e legami spezzati. Dal lunedì 3 al venerdì 7 novembre, gli spettatori saranno testimoni di un faccia a faccia che farà tremare le fondamenta stesse della lealtà e della verità, con colpi di scena che promettono di ridefinire il destino dei personaggi amati.
Isabella vi guida attraverso le prossime puntate, rivelando uno scontro che segnerà un punto di non ritorno. Preparatevi a essere catapultati in un vortice di emozioni, perché questa settimana non ci saranno respiro.
Il peso schiacciante del lutto grava su Jida come un sudario gelido. Tra le mani tremanti, stringe il bicchiere d’acqua offerto dalla premurosa Atige, un gesto di gentilezza che sembra quasi un insulto di fronte al vuoto assordante che ha inghiottito la sua esistenza. La sua mente è un campo di battaglia dominato da un’unica, ossessiva speranza: raggiungere l’obitorio. Non è tanto il desiderio di rivedere il volto di Yelis, quanto la necessità viscerale di essere fisicamente vicina a lei, convinta che, in qualche modo imperscrutabile, Yelis percepirà la sua presenza, la sua incrollabile devozione anche in quel luogo di fredda impersonalità. Atige, con una comprensione silenziosa che supera le parole, non tenta di dissuaderla. Quale conforto potrebbe mai offrire di fronte a una perdita così devastante e improvvisa? Se la vicinanza fisica a quell’ambiente gelido può alleviare anche minimamente la sofferenza straziante di Jida, allora Atige sarà al suo fianco, inesorabilmente.
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Ma il passato, come un fantasma implacabile, irrompe nella mente di Jida con una violenza accecante. I ricordi della sera precedente riaffiorano con una nitidezza brutale: loro tre, immobilizzate sul pavimento freddo, terrorizzate oltre ogni limite umano, mentre uomini armati dominavano la scena con una violenza disumana. Uno di loro, accecato dalla rabbia, urlava minacce su Bahar, domande a cui nessuna delle tre osava rispondere per paura delle conseguenze. Di fronte a quel silenzio ostinato, l’uomo aveva afferrato Jida con una brutalità animale, premendo la canna gelida della pistola contro il suo corpo tremante. È in quel momento che Yelis, spinta da un istinto protettivo senza pensieri, si era sollevata dal pavimento nel tentativo estremo di salvare l’amica. Quello fu il suo ultimo gesto cosciente. Lo sparo lacerò l’aria, le braccia di Jida si strinsero attorno a lei con tutta la forza possibile, mentre la vita le sfuggiva via inesorabilmente. Quel momento maledetto la perseguiterà per l’eternità. Il senso di colpa divora Jida dall’interno con ferocia incessante. È profondamente convinta che se solo avesse compreso in tempo la gravità irreversibile del momento, avrebbe potuto abbracciarla con maggiore intensità, sussurrarle quanto la amasse profondamente e incondizionatamente. Invece, negli anni, ha spesso riservato a Yelis parole aspre, dure, così tremendamente diverse dal trattamento affettuoso e premuroso che ha sempre dimostrato verso Bahar. Atige, percependo il suo tormento, sussurra dolcemente che Yelis sapeva perfettamente di essere amata, anche senza la necessità di sentirlo pronunciare esplicitamente ogni giorno. L’ultima speranza fragile che ha tenuto Jida sveglia durante l’infinita notte è stata che Yelis le apparisse in sogno, anche solo per un istante fugace. Ma l’oscurità del sonno è rimasta completamente vuota, desolata come un deserto senza fine. Finalmente, si abbandona contro Atige, cedendo completamente al peso insostenibile del dolore.
A chilometri di distanza da questo lutto straziante, la vita scorre con una spensieratezza quasi offensiva per contrasto. La colazione si consuma in un’atmosfera che sembra appartenere a una dimensione parallela, completamente estranea agli eventi notturni. Bahar e Sarp siedono insieme ai bambini attorno al tavolo imbandito. Le risate infantili riempiono la stanza di un calore apparentemente sereno. Nisan scoppia improvvisamente in un sorriso radioso, illuminando il suo viso ancora segnato dai giorni di febbre appena superata. Racconta con entusiasmo genuino di aver sognato Yelis durante la notte, un sogno così vivido da sembrare reale. Bahar alza lo sguardo, sorpresa dalla straordinaria coincidenza: anche lei ha avuto lo stesso identico sogno. La bambina descrive con dovizia di particolari le immagini: un parco giochi pieno di sole, un’altalena che volava alta verso il cielo azzurro, Yelis che la spingeva ridendo con quella risata contagiosa che la caratterizzava. Poi giochi condivisi, risate spontanee e momenti di pura felicità infantile. Bahar ascolta la tenera descrizione e le dice con dolcezza che racconteranno sicuramente tutto a Yelis quando la rivedranno. Nisan, con una spontaneità disarmante, si rivolge a Sarp, chiedendogli se conosca personalmente Yelis. Il padre risponde, mantenendo un sorriso che cerca di nascondere la crescente tensione che gli attanaglia lo stomaco, spiegando che si tratta della madre dei compagni di gioco dei suoi figli. La bambina insiste con innocenza devastante, domandando come faccia a saperlo. Sarp lancia un’occhiata complice verso Doruk, rivelando che glielo aveva raccontato lui durante il tragitto sul furgone. Doruk interviene a quel punto con una domanda che trafigge il cuore di chiunque conosca la verità: chiede alla madre quando Yelis verrà a trovarli in quella casa isolata. Bahar risponde con naturalezza che, se dovessero rimanere lì ancora per qualche giorno, verrà sicuramente anche lei, portando con sé i suoi bambini per farli giocare tutti insieme. Sarp sente il sangue ghiacciarsi improvvisamente nelle vene mentre realizza l’abisso di inconsapevolezza in cui navigano i suoi figli. Cerca di mascherare l’angoscia chiedendo se questi bambini li vedano esclusivamente nell’ambiente scolastico. Nisan risponde con semplicità che abitano proprio di fronte alla loro casa, nella dimora di Jida. In quell’istante preciso, tutto si incastra nella mente di Sarp: un terrore inevitabile. Le parole di Munir risuonano improvvisamente come un’eco sinistra e minacciosa: una vicina di Bahar, uccisa brutalmente con colpi d’arma da fuoco. Calcola rapidamente nella mente le coincidenze impossibili da ignorare, i dettagli che combaciano perfettamente, l’ubicazione geografica che corrisponde. Realizza con orrore crescente e paralizzante che si tratta proprio di Yelis, la donna che i suoi figli adorano con tutto il cuore, quella che hanno appena sognato con tanta gioia, quella che aspettano di rivedere presto con impazienza. L’espressione di Sarp si pietrifica progressivamente mentre assorbe la verità devastante che non può condividere con nessuno in quella stanza.
In un’altra zona della città, l’atmosfera è carica di una tensione completamente diversa, ma ugualmente opprimente. Shirin varca la soglia dell’imponente residenza di Suat, accompagnata da Enver, visibilmente preoccupato, e Arif, che a malapena riesce a contenere la rabbia che gli ribolle dentro. La domestica li introduce con formalità rigida e impersonale. Attraversano corridoi opulenti che trasudano ricchezza e potere fino a raggiungere il salone principale, dove Suat li attende seduto con una postura regale che comunica inequivocabilmente autorità e distacco emotivo. Shirin rompe il silenzio pesante con ringraziamenti formali per l’udienza che ha concesso loro, nonostante le circostanze delicate. Suat non perde tempo prezioso in cortesie superflue e va immediatamente al punto con un tono che non ammette divagazioni, invitandoli a esporre il motivo della loro visita con chiarezza. Enver si fa coraggiosamente avanti, la voce tesa ma ancora controllata, nonostante l’ansia che trasuda da ogni parola. Racconta con dovizia di dettagli inquietanti che Sarp ha portato con sé Bahar insieme ai bambini, portandoli via dopo averla avvertita preventivamente dell’arrivo imminente di uomini pericolosi e armati. Quegli individui minacciosi si sono presentati esattamente come previsto. Hanno sparato senza esitazione. Hanno ucciso una donna che viveva nel loro stabile, Yelis, una madre, un’amica, una presenza fondamentale nelle loro vite. Suat inclina leggermente il capo con un’espressione che sembra manifestare dispiacere, anche se gli occhi rimangono freddi e calcolatori. Offre condoglianze formali che suonano vuote e prive di autentica empatia. Poi inserisce una pausa calcolata al millimetro prima di porre la domanda che cambia completamente il tono della conversazione: “Perché vi trovate qui da me?”. Arif esplode improvvisamente con violenza verbale incontrollata, urlando la domanda che gli brucia dentro: “Dove diavolo si trova Bahar in questo momento?”. Il silenzio di Suat che segue quella domanda disperata è eloquente quanto una confessione completa di colpevolezza. Enver tenta disperatamente di riportare un minimo di calma e razionalità nella conversazione che sta rapidamente degenerando. Spiega con voce che cerca di mantenersi ragionevole che sono semplicemente e profondamente preoccupati per l’incolumità di Bahar e dei bambini, che vogliono soltanto sapere che stanno bene e al sicuro, nient’altro. Suat si appoggia con studiata noncuranza allo schienale della poltrona lussuosa, le dita intrecciate davanti a sé con un gesto che comunica controllo assoluto della situazione. Spiega con tono distaccato che la situazione è estremamente complessa e sfuggita ormai al controllo. Rivela di aver sempre protetto Sarp perché è il padre dei suoi nipoti, ma che ora le circostanze sono sfuggite anche al suo potere. Conclude affermando con tono definitivo di non sapere dove si trovi Bahar in quel preciso momento. Enver reagisce immediatamente accusandolo apertamente di mentire con sfrontatezza. Arif perde completamente ogni residuo freno inibitorio. Si scaglia fisicamente in avanti, afferra Suat per il bavero della giacca, la voce che diventa urlo disperato e straziante mentre chiede ossessivamente dove siano. La reazione delle guardie è immediata e militarmente precisa. Irrompono nella stanza con armi puntate, creando una situazione di minaccia letale e istantanea. Arif si blocca immediatamente, come congelato. Il respiro ancora pesante di rabbia, gli occhi che bruciano di frustrazione impotente, ma l’istinto di sopravvivenza che finalmente prevale sulla disperazione. Enver lo afferra per il braccio, tirandolo indietro mentre gli sibila con urgenza che non ne vale la pena, che deve guardare le armi puntate e che devono uscire vivi da quella stanza. Arif si libera dalla presa con violenza ancora contenuta e si dirige verso l’uscita con falcate lunghe e rabbiose. Enver lo segue immediatamente senza voltarsi indietro. Shirin resta ancora per un istante nella stanza, lo sguardo fisso su Suat, ma l’uomo non le rivolge nemmeno un’occhiata di riconoscimento. Il congedo è gelido, definitivo, irrevocabile.

L’abitazione di Atige riceve poco dopo una nuova visitatrice che porta con sé un’ondata di empatia. Jale attraversa la soglia con il volto profondamente segnato dalla tragedia. Non appena scorge Atige ferma nel corridoio, la stringe in un abbraccio prolungato che comunica più efficacemente di mille parole. Sussurra con voce rotta dall’emozione che Enver le ha raccontato ogni singolo dettaglio della sera precedente. Atige fatica tremendamente a formulare una risposta coerente. Ammette con voce tremante di essere ancora completamente sotto shock. Jale le chiede immediatamente dove si trovi Jida in quel momento così delicato. Atige le indica con gesto stanco che si trova in sala, spiegando che non poteva assolutamente lasciarla completamente sola ad affrontare un dolore di tale portata devastante. Jale si sfila il cappotto pesante con gesti automatici e meccanici, attraversa la stanza con passo silenzioso e trova Jida seduta, completamente immobile come una statua. Lo sguardo perso in un vuoto che sembra estendersi all’infinito. La chiama con dolcezza infinita, pronunciando il suo nome come una carezza verbale. Jida si volta lentamente, ma non pronuncia una sola parola. Jale le si siede delicatamente accanto, le prende con estrema delicatezza la mano e le porge condoglianze sentite, dichiarandosi sinceramente e profondamente dispiaciuta per tutto ciò che è accaduto. Jida riesce a malapena a sussurrare un ringraziamento con un filo di voce appena percettibile. Jale nota improvvisamente il freddo pungente e innaturale che pervade completamente la casa. Fa notare ad Atige con preoccupazione crescente che rischiano seriamente di ammalarsi in quelle condizioni climatiche così rigide. Atige le sussurra sottovoce la spiegazione che rende tutto tremendamente comprensibile: è stata Jida stessa a volerlo così. Spiega che Yelis adesso si trova al freddo nell’obitorio e Jida vuole sentire esattamente la stessa sensazione fisica per mantenere una connessione tangibile con l’amica scomparsa. Jale comprende immediatamente la logica devastante dietro quella scelta e non aggiunge altro, rispettando quel bisogno di condivisione anche nella sofferenza fisica. Jida si alza improvvisamente con una determinazione che sorprende entrambe le altre donne. Annuncia con voce ferma, nonostante tutto, che è arrivato il momento di andare. Atige e Jale non chiedono ulteriori spiegazioni perché sanno già perfettamente dov’è diretta; si preparano in silenzio rispettoso e la seguono verso l’obitorio.
Piril irrompe senza preavviso nella dimora di Suat, trascinandosi dietro Munir, visibilmente preoccupato. Il patriarca li accoglie con un’espressione facciale che comunica chiaramente e inequivocabilmente la sua profonda disapprovazione. Rimprovera immediatamente Piril, ricordandole con tono severo che le aveva esplicitamente e categoricamente ordinato di non presentarsi lì. Piril ribatte senza alcuna esitazione o timore reverenziale che inizialmente era d’accordo con quelle direttive, ma che Munir ha insistito ossessivamente per organizzare questo incontro nonostante le sue obiezioni. Munir interviene prontamente per difendere la propria posizione, spiegando con tono grave che Piril sta per compiere qualcosa di assolutamente folle e potenzialmente suicida e che sperava disperatamente che Suat potesse farla ragionare, dato che lui aveva completamente fallito in quell’impresa. Piril solleva il mento con una fierezza provocatoria che non ammette compromessi, dichiarando con voce cristallina la propria intenzione: vuole recarsi immediatamente da Sarp, nonostante tutti i rischi evidenti. Suat alza immediatamente la voce, ricordandole con frustrazione che avevano concordato insieme che fosse decisamente meglio evitare qualsiasi tipo di contatto o spostamento in quel momento. Ma Piril non arretra nemmeno di un millimetro. Rivela con tono quasi sfidante di aver fatto un’intera sessione di shopping compulsivo, acquistando letteralmente tutto ciò che potrebbe possibilmente servire a Bahar e ai bambini per sopravvivere in quella casa isolata: vestiti di ogni tipo, giocattoli per intrattenere i piccoli, ogni genere di necessità quotidiana immaginabile. Suat esplode verbalmente, facendole notare con sarcasmo tagliente che assolutamente nessuno le aveva richiesto di compiere quel gesto non richiesto e potenzialmente pericoloso. Munir tenta disperatamente l’ultima carta della ragione rimasta nel mazzo. Ricorda a Piril con tono che cerca di essere persuasivo che soltanto la sera precedente hanno brutalmente assassinato una donna innocente e che gli uomini di Nezir non scherzano assolutamente quando si tratta di eliminare minacce o testimoni. Sottolinea con enfasi che sta letteralmente rischiando la propria vita con questa decisione sconsiderata. Piril lo fissa con occhi di ghiaccio che non tradiscono alcuna incertezza. Dichiara con voce ferma e determinata che nemmeno lei scherza minimamente e che assolutamente nessuno al mondo potrà fermarla da questo intento. Chiarisce con tono definitivo che non si trova lì per chiedere permessi o benedizioni paterne, ma esclusivamente perché Munir ha insistito ossessivamente per organizzare questo confronto. Poi annuncia freddamente e senza possibilità di discussione che si recherà da Sarp comunque, con o senza approvazione. Si dirige quindi verso l’uscita senza aspettare alcuna risposta, ordinando perentoriamente a Munir di seguirla immediatamente. Suat resta completamente solo nel salone immenso, il volto profondamente segnato da una preoccupazione paterna che non riesce più a nascondere dietro la maschera di controllo abituale.
Nella casa isolata immersa nella campagna desolata, Bahar sta metodicamente riordinando i piatti della colazione appena consumata. Sarp insiste ripetutamente per aiutarla, nonostante i suoi rifiuti educati ma fermi. Lui però non demorde minimamente: ha qualcosa di importante da dirle, qualcosa che gli pesa enormemente sul cuore e sulla coscienza. Bahar lo anticipa con voce stanca che tradisce giorni di tensione accumulata. Gli comunica di sapere perfettamente cosa vuole dirle, che comprende quanto sia dispiaciuto per l’intera situazione. Ammette anche lei che avrebbe preferito tremendamente che niente di tutto questo fosse mai accaduto, che le loro vite avessero preso direzioni completamente diverse. Fa una pausa significativa, mentre le mani continuano meccanicamente a muovere piatti e posate. Spiega di capire che non è colpa sua, che lui credeva sinceramente che loro fossero tutti morti, mentre loro erano ugualmente convinti della sua morte. Comprende razionalmente che i suoi problemi enormi e insormontabili gli abbiano impedito fisicamente di tornare da loro. La voce si inclina leggermente mentre pronuncia le parole successive. Gli dice di perdonarlo per tutto ciò che è accaduto nel passato, ma gli ricorda anche con fermezza che ora ha un’altra moglie legalmente riconosciuta e altri due figli che dipendono da lui. Ha responsabilità concrete e ineludibili verso quella nuova famiglia. Sarp cerca disperatamente di intervenire nella conversazione, ma Bahar lo blocca immediatamente alzando una mano in gesto definitivo. Gli comunica di non voler ascoltare altro sul passato, che ormai ciò che è fatto è irrimediabilmente fatto e il passato non può essere modificato o cancellato. L’unica cosa che le importa realmente da questo momento in avanti è la sincerità totale e assoluta. Vuole sapere con precisione quali pericoli stanno affrontando concretamente. Vuole la verità senza filtri protettivi né bugie pietose. Gli propone di parlarne approfonditamente la sera, quando i bambini saranno finalmente andati a dormire e non potranno ascoltare conversazioni che potrebbero traumatizzarli. Sarp implora di ascoltarlo almeno per un momento, ma Bahar lo interrompe con una domanda tagliente che rivela tutta la sua sofferenza nascosta: “Deve forse sentire anche come tu ti sia innamorato progressivamente di un’altra donna mentre noi soffrivamo credendoti morto?”. Sarp resta in silenzio assoluto, incapace di formulare qualsiasi tipo di risposta che possa giustificare l’ingiustificabile.

In quel momento, Doruk irrompe nella scena correndo verso di loro con un giocattolo nuovo che non riesce ad aprire correttamente. Sarp, con gesti automatici e pratici, bacia affettuosamente il figlio che scappa via completamente felice e soddisfatto. Bahar riprende poco dopo con tono che non ammette discussioni ulteriori, annunciando la necessità di uscire immediatamente. Spiega che serve urgentemente un caricabatterie per il telefono scarico o almeno trovare un luogo pubblico dove poter effettuare una telefonata alla famiglia che sicuramente è in ansia. La risposta di Sarp è immediata e quasi violenta nell’intensità. Le dice categoricamente che è troppo pericoloso uscire, che quegli uomini conoscono perfettamente la sua automobile e la riconoscerebbero istantaneamente, che è assolutamente rischioso muoversi in qualsiasi direzione. Bahar lo fissa con occhi che bruciano di frustrazione accumulata e comprensione amara. Gli chiede retoricamente se sappia veramente cosa significhi essere profondamente preoccupati per qualcuno che ami, sottolineando con sarcasmo doloroso che forse lui non lo capirà mai veramente. Gli comunica di avere un bisogno impellente e non negoziabile di contattare la sua famiglia e che lo farà con o senza il suo permesso. Aggiunge che lui resterà con i bambini a proteggerli mentre lei esce. Si dirige quindi verso i figli che stanno costruendo con concentrazione assoluta un elaborato circuito ferroviario completo di stazioni e ponti. Li guarda con tenerezza materna e commenta che il papà è bravissimo in questi giochi e li aiuterà mentre lei esce per una commissione veloce. Si infila il cappotto pesante con gesti decisi. Sarp tenta un’ultima disperata opposizione verbale, proponendo di andare tutti insieme per maggiore sicurezza. Bahar ribatte immediatamente che non possiede nemmeno i soldi necessari per acquistare un semplice caricabatterie. Sarp estrae rapidamente banconote dal portafoglio e gliele porge con un gesto che cerca di essere delicato. Bahar le prende con freddezza e gli promette formalmente che glieli restituirà appena le sarà possibile farlo. Poi esce nella mattina gelida, lasciando Sarp paralizzato da una preoccupazione che gli attanaglia lo stomaco come una morsa dolorosa.
Arif avanza con passo incerto lungo un sentiero completamente desolato e isolato, avvolta da un silenzio opprimente e un freddo pungente che le penetra nelle ossa. Cammina con lo sguardo perso nell’orizzonte indefinito, il peso emotivo della situazione che grava pesantemente su ogni singolo passo che compie. In una zona completamente diversa della città, Emre raggiunge finalmente il vecchio quartiere con ansia chiaramente visibile su ogni lineamento del volto. Ferma un passante casuale e gli chiede con urgenza evidente quale appartamento appartenga a Bahar. L’uomo glielo indica con gesto vago. In quel preciso istante, Yusuf, seduto al bar abituale, nota la conversazione in corso con interesse improvviso. Il passante chiede con curiosità naturale perché stia cercando quella persona specifica. Emre spiega rapidamente che si tratta di una sua dipendente che inspiegabilmente non si è presentata al lavoro quella mattina senza avvisare. L’uomo abbassa improvvisamente lo sguardo con un’espressione che comunica disagio evidente. Poi rivela con voce grave che la sera precedente hanno brutalmente assassinato una giovane donna proprio in quel palazzo. Il sangue si gela letteralmente nelle vene di Emre mentre assorbe quella informazione devastante. Chiede con voce che tradisce panico crescente se per caso sappia l’identità della vittima. L’uomo scuote la testa, ammettendo di non conoscere quel dettaglio cruciale, poi si allontana, lasciando Emre in preda all’angoscia. Yusuf si alza a quel punto dalla sua postazione e si avvicina con passo incerto. Chiede direttamente chi stia cercando con tanta urgenza. Quando Emre rivela di cercare Bahar e chiede con terrore evidente se sia lei la vittima dell’omicidio, Yusuf lo rassicura immediatamente, spiegando che non si tratta assolutamente di Bahar. Emre tira un sospiro profondo di sollievo che sembra svuotargli completamente i polmoni, ma Yusuf aggiunge immediatamente un’informazione altrettanto preoccupante: Bahar non si trova più lì, è andata via senza lasciare tracce o informazioni sulla destinazione. Emre lo guarda con crescente apprensione, poi fissa l’edificio con uno sguardo che cerca disperatamente risposte che non arrivano.
Sedute su una panchina di legno umido all’esterno dell’obitorio, le tre donne aspettano in silenzio quasi religioso. La pioggia inizia a cadere leggera ma persistente, bagnando progressivamente i loro vestiti e capelli. Jale propone con gentilezza di andare a prendere un tè caldo per tutte, ma Atige scuote debolmente la testa rifiutando l’offerta. Jida sussurra con voce spezzata dalla convinzione assoluta che Yelis sa perfettamente che loro sono lì per lei, che percepisce la loro presenza nonostante le pareti fredde che le separano. Atige annuisce lentamente, anch’essa profondamente convinta di quella verità impossibile da dimostrare, ma reale nel cuore.

Sarp gioca apparentemente spensierato con i figli, costruendo insieme strutture elaborate e ridendo delle loro battute innocenti, quando improvvisamente bussano energicamente alla porta. Nisan, completamente convinta che sia tornata sua madre, corre entusiasta ad aprire con un sorriso radioso sul volto. Davanti a lei, invece, trova uno scenario completamente inaspettato e scioccante. Piril, accompagnata dai gemelli Ali e Homer, insieme a Munir e Leila, che trasportano valigie e borse. Nisan resta letteralmente impietrita sulla soglia, osservando quegli sconosciuti con espressione confusa. Sarp arriva immediatamente dopo e resta completamente spiazzato nel trovarsi davanti senza alcun preavviso. Piril entra con disinvoltura studiata insieme agli altri accompagnatori, dirigendosi con familiarità verso il soggiorno, come se fosse perfettamente normale presentarsi così. Sarp li segue ancora incredulo, incapace di processare completamente ciò che sta accadendo. Nisan ringrazia educatamente Piril per i vestiti ricevuti in dono il giorno precedente. La donna sorride con soddisfazione evidente e chiede alla bambina se le siano piaciuti, ricevendo una timida conferma. La bambina si rivolge quindi a Doruk, spiegandogli con voce incerta che quella è zia Piril, la persona misteriosa che ha mandato tutti quei vestiti nuovi e i giocattoli con cui stanno giocando. Ma Sarp non è affatto felice o grato per quella sorpresa indesiderata. Si rivolge immediatamente a Munir con voce carica di tensione a malapena repressa, chiedendogli con tono accusatorio se siano completamente impazziti a presentarsi lì senza coordinamento preventivo. Munir risponde con voce che cerca di giustificare l’irruzione spiegando che non avevano assolutamente alcuna scelta alternativa. Rivela che Nezir ha scoperto l’ubicazione dell’hotel dove si nascondevano e che non esistevano altri posti sicuri disponibili immediatamente. Sarp ribatte con frustrazione evidente che Nisan e Doruk sono rimasti visibilmente sconvolti dalla situazione, che non era preparato a gestire questo scenario. Piril interviene a quel punto con tono deliberatamente pungente e provocatorio, dichiarando con sarcasmo evidente di non essere certamente lì per rovinare la sua bella famigliola riunita. Sarp le risponde con voce tesa che decisamente non è il momento appropriato per fare scenate da donna gelosa o maliziosa. Piril ribatte immediatamente con voce ferita che si sarebbe legittimamente aspettata almeno che lui le chiedesse come stesse, dimostrando un minimo di preoccupazione elementare per lei e i loro figli. Sarp si contiene a fatica e le dice che ovviamente è preoccupato per la loro incolumità, ma la situazione è estremamente complicata. Piril ribadisce allora con fermezza che Ali e Homer sono suoi figli esattamente tanto quanto Nisan e Doruk, che hanno gli stessi identici diritti e necessità. Sarp lo riconosce verbalmente senza contestare. Lei chiarisce quindi con tono definitivo di non avere alcuna intenzione malvagia di separarli da lui, che sta semplicemente cercando disperatamente di proteggerli da una minaccia reale e letale. Poi rivela un’informazione cruciale che Sarp ignorava completamente: è stata proprio lei ad avvertirlo preventivamente dell’arrivo imminente di Nezir e del pericolo mortale che correvano Bahar e i bambini quella sera maledetta. Sarp conferma di esserne perfettamente consapevole e le dice con voce sincera che per questo gesto coraggioso le sarà eternamente grato per tutta la vita. Poi si rivolge nuovamente a Munir con urgenza nella voce, chiedendogli di trovare al più presto possibile un’altra sistemazione abitativa per Piril e i figli, perché assolutamente non possono restare tutti insieme in quella casa. La convivenza sarebbe insostenibile emotivamente. Piril resta letteralmente senza parole, ferita profondamente da quel rifiuto esplicito. Sarp chiede poi a Munir con voce che tradisce terrore nascosto se abbia scoperto l’identità precisa della donna uccisa nella sparatoria. Munir conferma con gravità che si tratta effettivamente di Yelis. Sarp resta visibilmente scioccato dalla conferma definitiva. Si allontana di qualche passo con il volto profondamente teso. Si porta una mano tremante alla bocca, ripensando ossessivamente al momento della colazione quando, con i figli, avevano parlato proprio di lei con tanta leggerezza e speranza. Sa perfettamente quanto la stimassero e le volessero bene, quanto fosse importante nelle loro giovani vite. Piril chiede con curiosità se la conoscesse personalmente. Sarp nega scuotendo la testa, spiegando soltanto che era la madre degli amici più cari dei suoi figli, nient’altro. Poi avverte entrambi con tono che non ammette discussioni che Bahar non dovrà assolutamente scoprire alcun dettaglio della morte tragica di Yelis, altrimenti sarà completamente impossibile trattenerla ancora in quella casa. Vorrà tornare immediatamente indietro per stare vicina alla famiglia in lutto. Piril e Munir lo guardano in silenzio comprensivo, annuendo lentamente in segno di accordo sulla strategia necessaria.
All’interno dell’automobile in movimento, l’atmosfera risulta elettrica di tensione non espressa. Arif guarda intensamente Enver e gli dice con voce che non ammette ulteriori ritardi che è arrivato il momento inevitabile di chiamare finalmente la polizia per denunciare la scomparsa. Enver concorda immediatamente con quella valutazione, sostenendo che Bahar non sparirebbe mai nel nulla assoluto senza avvisare assolutamente nessuno; è completamente fuori dal suo carattere. Shirin interviene però immediatamente con tono di avvertimento, ricordando loro che sarebbe un errore potenzialmente fatale. Quella gente pericolosa ha sempre esplicitamente avvertito di non coinvolgere minimamente le forze dell’ordine nelle loro faccende. Arif si irrita visibilmente, ribattendo con voce alzata che è già morta Yelis in circostanze atroci e che non possono assolutamente aspettare passivamente che succeda qualcosa di ugualmente terribile anche a Bahar. Shirin mostra un’espressione visibilmente contrariata dalla situazione impossibile, mentre Enver continua a riflettere profondamente sulle opzioni limitate disponibili. All’improvviso, il telefono di Enver squilla, rompendo la tensione accumulata. Risponde immediatamente. È Leila dall’altro capo della linea. La donna comunica con voce professionale e distaccata di chiamare esclusivamente per informarlo che Bahar e i bambini stanno perfettamente bene, sono al sicuro. Le chiede esplicitamente di non rivelare assolutamente nulla riguardo alla morte di Yelis quando Bahar li chiamerà a breve, altrimenti vorrà immediatamente andarsene e non potranno più garantire la sua protezione adeguata. Poi chiude bruscamente la telefonata senza permettere domande o discussioni. Arif chiede immediatamente con impazienza chi fosse quella voce sconosciuta. Enver, visibilmente spiazzato dall’intera conversazione surreale, ammette con voce ancora confusa che una donna gli ha appena comunicato che Bahar li chiamerà molto presto e che stanno tutti bene, ma che assolutamente non dovranno rivelarle alcuna informazione su Yelis. Shirin prende immediatamente quella notizia come un sollievo evidente, dichiarando con tono quasi trionfante che se Bahar li chiamerà personalmente, significa inequivocabilmente che sta bene e che quindi non c’è assolutamente bisogno di allertare la polizia, complicando ulteriormente una situazione già delicatissima. Enver resta profondamente indeciso, combattuto tra istinti contrastanti, mentre Arif continua a non riuscire ad accettare emotivamente l’idea di nascondere una verità così tremendamente grande e importante. Enver gli risponde con voce grave che quelle persone sono realmente e concretamente pericolose e che non possono assolutamente rischiare di compromettere la sicurezza di Bahar e dei bambini innocenti con una mossa avventata. Aggiunge con tono definitivo che appena tornato a casa avviserà immediatamente Atige della situazione. Shirin resta seduta in silenzio assoluto, ma ha ascoltato attentamente ogni singola parola pronunciata, assorbendo informazioni che potrebbero rivelarsi cruciali.
Yusuf è seduto al suo bar abituale, in evidente stato di completa ubriachezza, continuando ossessivamente a ordinare altro alcol, nonostante sia già palesemente oltre il limite. Arif arriva con espressione determinata e chiede a un conoscente se suo padre sia presente in quel locale. L’uomo risponde negativamente scuotendo la testa, ma gli suggerisce gentilmente di controllare nel locale vicino, dove potrebbe trovarsi. Arif segue immediatamente il consiglio ricevuto e lo trova effettivamente lì, seduto in evidente stato di ubriachezza avanzata. Lo strattona senza alcun riguardo o delicatezza, ma Yusuf biascica parole completamente confuse e incoerenti, cercando goffamente di scansarlo, dicendo con lingua impastata che parleranno più tardi quando sarà più lucido. Arif, completamente esasperato dalla situazione degradante, manda via con gesto brusco il giovane ragazzo del locale e versa deliberatamente un’intera bottiglia di acqua fredda addosso al padre per svegliarlo dallo stupore alcolico. Poi lo affronta direttamente e senza mezzi termini, volendo sapere con certezza assoluta se il malore della sera precedente fosse reale o completamente inventato. Yusuf, ancora significativamente intontito, ma con le barriere abbassate dall’alcol, ammette, senza pensarci troppo, che era tutta una finzione elaborata dall’inizio alla fine. Arif lo incalza immediatamente, chiedendo se lo abbia fatto deliberatamente per farlo andare via definitivamente di casa. Yusuf conferma con un cenno del capo che tradisce vergogna residua. Confessa poi con voce rotta che lo avevano esplicitamente minacciato di morte se non lo avesse mandato via immediatamente. Così ha semplicemente accettato quella condizione terribile. Arif chiede con voce tesa chi gli avesse fatto quella minaccia specifica. Yusuf prova a descrivere vagamente l’individuo con dettagli confusi e poco utili, confermando anche di essere stato pagato profumatamente per quella collaborazione vergognosa. Poi si accascia completamente sul tavolo come un sacco vuoto, lasciando Arif visibilmente affranto e tradito, che poco dopo esce silenziosamente dal locale con il cuore spezzato.
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Sarp si trova alla finestra della casa, completamente perso in pensieri tormentati che gli attraversano la mente come una tempesta. Si volta lentamente e osserva Leila che interagisce dolcemente con i gemelli. Poi guarda ossessivamente l’orologio da polso. Bahar manca da troppo tempo, ormai, troppo per essere normale. Doruk abbraccia teneramente sua sorella Nisan mentre sono seduti insieme nel soggiorno. Con l’innocenza tipica della sua età, chiede al padre chi fosse quell’uomo che se n’è appena andato pochi minuti prima. Sarp risponde con voce calma, spiegando che si tratta di Munir, il suo fedele amico che lo assiste sempre nelle difficoltà. Doruk, ancora curioso, domanda chi sia quella donna che si occupa dei due bebè presenti nella stanza. Sarp gli spiega che il suo nome è Leila e che lei collabora prendendosi cura di Ali e Homer quando necessario. Il bambino commenta con semplicità che anche zia Yelis aiuta la mamma con loro qualche volta. Nisan interviene a quel punto, chiedendo con preoccupazione evidente dove si trovi la madre, dato che ormai è passato parecchio tempo dalla sua uscita. Sarp rassicura i figli dicendo che andrà personalmente a cercarla e che Leila resterà con loro a badare a tutti i bambini. Proprio in quell’istante, Bahar fa il suo ingresso in casa. Si scusa immediatamente per averli fatti preoccupare così tanto. Guarda i suoi figli con tenerezza e nota subito che si sono cambiati d’abito, chiedendo loro il motivo. Poi il suo sguardo si sposta verso l’altro lato della sala e rimane completamente pietrificata dalla sorpresa. I gemelli sono lì. Sarp le chiede con urgenza di parlare un momento in privato, ma prima che lei possa rispondere, Piril appare improvvisamente alle sue spalle, le tende la mano in segno di saluto formale e si presenta con educazione studiata. Bahar cerca di fingere normalità e ricambia il saluto con un sorriso che a malapena nasconde il turbamento. Le dice che è un piacere conoscerla finalmente. Si rivolge poi ai figli chiedendo se abbiano già ringraziato zia Piril per tutti i regali meravigliosi che ha inviato loro. I bambini annuiscono appena con la testa, visibilmente a disagio. Bahar mantiene il sorriso e dice di non aver ancora conosciuto Ali e Homer. Si avvicina ai piccoli gemelli, li saluta con dolcezza e commenta quanto siano belli come la loro madre. Aggiunge che Nisan e Doruk sono i loro fratelli e possono giocare insieme quanto vogliono. Poi Bahar si rialza improvvisamente, annuncia di aver lasciato cadere qualcosa lungo il percorso e si infila velocemente il cappotto. Esce quasi correndo dalla casa e Sarp la segue immediatamente. Una volta fuori, Sarp dichiara di non aver minimamente immaginato che loro sarebbero venuti in quella casa. Spiega che l’hanno fatto perché Nezir li ha scoperti e non avevano più un posto sicuro dove andare. Bahar risponde con voce controllata che comprende perfettamente le sue ragioni, ma che è uscita solo per cercare qualcosa che ha perso. Volta la testa cercando di trattenere le lacrime e fingendo di cercare l’oggetto smarrito. Sarp la prende tra le braccia tentando di spiegarle nuovamente la situazione, ma Bahar, completamente alterata, esplode dicendogli che l’unica cosa che capisce è che non avrebbero mai dovuto venire lì e che dovrebbe scusarsi con sua moglie, non con lei. Sarp insiste ripetutamente fino a quando Bahar non reagisce con violenza inaspettata: gli dà uno schiaffo in pieno viso. Sarp, sorpreso e scosso, la guarda per un lungo momento e poi la stringe in un abbraccio forte e disperato. Piril li sta osservando dalla finestra con il volto contratto dalla rabbia e dalla gelosia. Bahar spinge via Sarp ed entra precipitosamente in casa. Una volta dentro, si siede nel soggiorno accanto ai suoi figli. Sarp entra subito dopo con espressione profondamente triste. Piril, piena di risentimento, le chiede con tono provocatorio se sia riuscita a trovare ciò che stava cercando. Bahar risponde con calma apparente che crede di averlo perso per sempre, ma che si trattava di qualcosa con enorme valore sentimentale e dovrà trovare un’altra soluzione. Piril non aggiunge altro. Poi Bahar invita dolcemente i figli a giocare un po’.
La scena cambia completamente atmosfera. Jida torna finalmente a casa, dove vivono tutti. Sale lentamente le scale e vede che l’appartamento di Bahar è sigillato con un nastro che riporta la scritta “scena del crimine”. Resta immobile a fissare quella porta, mentre i ricordi traumatici la travolgono. Gli uomini che hanno assassinato Yelis urlavano minacciosi, esigendo che aprissero immediatamente. Jida rimuove con gesti bruschi i nastri e apre la porta. Si accorge che nella sala è disegnata con il gesso la posizione esatta in cui giaceva il corpo senza vita di Yelis. E sul pavimento c’è ancora una grande macchia di sangue rappreso. Tutti i ricordi di quel momento terribile ritornano con violenza nella sua mente. Con il dolore che le dilania l’anima, Jida prende diversi prodotti per la pulizia e comincia a strofinare via quel sangue con tutta la forza che ha. Pulisce anche il corridoio e le scale usando abbondante acqua. Finalmente, dopo aver terminato quella pulizia, che è anche un rituale catartico, apre la porta del suo appartamento, quello che condivideva con Yelis, e sorride attraverso le lacrime, ricordando tutti i momenti felici che hanno vissuto insieme in quel luogo.
Ci spostiamo alla caffetteria di Arif. È seduto insieme a uno dei suoi amici del quartiere che gli dice quanto gli sembri ingiusto che quella donna sia morta in modo così violento. Si sente profondamente dispiaciuto per i due figli di Yelis che non hanno alcuna colpa di nulla. Arif guarda pensieroso verso la finestra dell’appartamento di Bahar. Il suo amico gli chiede se Bahar si trovi con suo marito. Arif domanda sorpreso come faccia a saperlo, e l’uomo risponde che è stato Yusuf a dirlo a tutti nel quartiere: ha rivelato che si trovano in un luogo sicuro. Arif, profondamente deluso dal comportamento di suo padre, commenta amaramente che solo lui poteva mettere a rischio la vita di tutti in quel modo. L’amico gli fa notare che Arif si è sempre innamorato della donna sbagliata e che purtroppo non ha mai avuto fortuna in amore. Arif risponde con determinazione che sarebbe capace di rischiare qualsiasi cosa per la felicità di Bahar e che non bisogna mai arrendersi.

La scena si sposta alla caffetteria dove lavorava Bahar. Il suo capo Emre riceve la visita di una donna che gli dice di essere venuta perché ha una notizia importante. È stata licenziata dal suo lavoro. Emre le chiede se sia stato per problemi di alcolismo o per i continui ritardi. La donna ammette che probabilmente è per entrambe le ragioni. Ora non ha più denaro e voleva sapere se lui avesse qualche lavoro da offrirle. Emre risponde di no. Lei insiste, chiedendo se non voglia assumere una nuova cassiera, dato che quello è il ruolo che preferisce. Emre le spiega che ha già una cassiera e il suo nome è Bahar. La donna domanda perplessa perché la sua nuova dipendente non stia lavorando alla cassa in quel momento. Emre spiega che quella mattina è andato a casa sua e ha scoperto che la sua vicina è stata assassinata, per questo non ha potuto presentarsi. La donna chiede con tono provocatorio perché si preoccupi tanto per una dipendente appena assunta. Emre risponde che non è quello che lei pensa. In realtà, si è informato e ha saputo che Bahar è stata molto malata e si è ripresa solo di recente. Voleva semplicemente dirle che l’avrebbe sostenuta in tutto ciò di cui avesse bisogno. Il suo telefono risulta spento. È una donna per bene e sa bene che non mancherebbe senza un motivo serio, dato che ha due bambini da mantenere e ha bisogno dello stipendio. Lei commenta che se quella donna era così preoccupata per aver saltato un giorno, probabilmente non tornerà più e lui potrebbe assumere lei al suo posto. Emre ammette che ha ragione, ma dirà ai vicini che quando la vedranno le comunichino che può tornare a lavorare quando vuole. La donna si propone allora di aiutarlo quel giorno, visto che la sua dipendente non c’è, così potrà guadagnare almeno la paga di una giornata. Allora Emre accetta.
Torniamo con Jida. Esce dalla sua camera e la sua mente traumatizzata le gioca brutti scherzi. Vede Yelis uscire dalla cucina, rimproverandola per non averle tenuto da parte del cibo dopo essere tornata dal lavoro. Gli occhi di Jida si riempiono di lacrime devastanti ed entra nella camera che era di Yelis. Vede le due borse regalo che l’amica aveva preparato con tanto amore per Nisan e Doruk. Tira fuori dalla borsa il vestito destinato a Nisan, ma poi lo getta di nuovo sul letto ed esce correndo dalla stanza, sopraffatta dal dolore. Jida corre verso la caffetteria di Arif e si siede a uno dei tavoli. Arif le chiede preoccupato cosa le stia succedendo. Lei risponde che le risulta impossibile restare in quella casa. Ha pulito l’appartamento di Bahar e persino le scale, ma non serve a nulla. Arif dice che quello avrebbe potuto farlo qualcun altro, ma Jida ribatte con fermezza che non avrebbe mai permesso che qualcun altro pulisse quel sangue; doveva farlo lei. Racconta di essere tornata nel suo appartamento e di aver visto Yelis lì. Non sa se la stava solo immaginando o se in realtà voleva davvero dirle qualcosa. Per questo è scappata via correndo. Arif le dice con dolcezza che può restare lì quanto desidera e che lui le farà compagnia. Si siede accanto a lei e le comunica che una donna sconosciuta ha chiamato Enver, dicendogli che Bahar sta bene. Arif sta per chiederle di non dire nulla a Bahar riguardo a Yelis quando improvvisamente riceve una telefonata dal suo amico e proprietario del negozio di vestiti dove lavorava Yelis. Quest’uomo gli dice che sa che quella donna è sua vicina e che ha bisogno di contattarla perché è una ladra. Arif chiede sconvolto a cosa si riferisca. Cemal spiega che sua moglie le aveva pagato il lavoro in anticipo, ma Yelis non è mai tornata, quindi la sta cercando perché gli restituisca i soldi. Arif esplode furioso. Yelis è stata assassinata all’alba, non era affatto una ladra e se vuole venire a discutere, allora lui stesso lo starà aspettando. Chiude bruscamente la chiamata e racconta a Jida la conversazione con l’ex capo di Yelis. Jida si altera immediatamente e si alza di scatto. Dice che troverà quel negozio e che, non importa lo scandalo che provocherà, ripulirà il nome della sua amica. Arif le risponde che può fare ciò che vuole, dato che non è una bambina, perché lui debba starle dietro a proteggerla. Jida continua a gridare completamente esaltata quando improvvisamente sente la voce di un uomo che la chiama per nome. Si tratta di Emre. Emre si avvicina a Jida sorridendo e la saluta calorosamente. Lei è estremamente sorpresa e finge inizialmente di non riconoscerlo, ma poi ammette che si tratta del proprietario del caffè nelle vicinanze. Emre conferma e le dice che appena ha sentito la sua voce l’ha riconosciuta immediatamente, l’abbraccia con evidente felicità e le dice che sono passati moltissimi anni e pensava di non rivederla mai più. Le chiede dove sia stata tutto questo tempo. Ha persino chiesto informazioni a sua madre, ma lei rimane paralizzata. Lui le domanda preoccupato cosa stia succedendo. Jida si scusa, spiegando che proprio quel giorno hanno un funerale e per questo è così distratta. Gli dice che sarebbe meglio parlare in un’altra occasione perché deve andare via immediatamente. Rientra nell’edificio e Arif informa Emre che la migliore amica di Jida è stata assassinata poche ore prima e che lei è stata testimone di tutto. Emre dice di capire tutto. Rivela di essere andato a cercare la nuova dipendente che ha nella sua caffetteria e ha saputo che la sua vicina era morta. Chiede ad Arif se la conosca. Il suo nome è Bahar. Arif conferma che è sua vicina. Così Emre gli chiede se quando parlerà con lei possa dirle che può tornare a lavorare quando vuole. Poi si congeda e se ne va.
Cosa farà ora Jida? E la convivenza tra Piril e Bahar sarà possibile? Fatemi sapere nei commenti se volete sapere cosa accadrà scrivendo qui sotto: “Nuovi episodi”. Io sono Isabella e come sempre vi ringrazio per aver visto.