Un fulmine a ciel sereno scuote le fondamenta della fabbrica: la crisi di Damián e la clamorosa decisione di Joaquín ridisegnano il futuro di “Sueños de Libertad”.

Barcellona, Spagna – Il respiro di “Sueños de Libertad” si è fatto improvvisamente più affannoso. Un nuovo, devastante capitolo si è aperto nelle vite intrecciate dei protagonisti, segnato da un crollo emotivo che ha lasciato il temuto Damián inerme e da una dimissione che risuona come un grido di battaglia per la dignità. La fabbrica, teatro di ambizioni e sacrifici, è diventata il palcoscenico di un dramma personale e professionale che potrebbe riscrivere, per sempre, le sorti di Perfumerías de la Reina.

La puntata si apre in un’atmosfera carica di tensione latente, ma ancora ignara del ciclone imminente. Nella cantina della fabbrica, Gabriel sorseggia un caffè, l’ombra della preoccupazione nei suoi occhi. L’incontro con Andrés, che si avvicina con passo incerto, porta a galla interrogativi spinosi. La domanda su Chloe, assente perché uscita, apre la porta a un dialogo più profondo. Andrés, infatti, si sta dirigendo nell’ufficio di Tasio, e Gabriel, con un gesto di solidarietà che nasconde forse un’altra agenda, si offre di accompagnarlo.

Durante la camminata, Andrés, visibilmente turbato, rompe il silenzio con una richiesta che rivela la profondità della sua ferita: la ricerca dei ricordi frammentati che precedettero la misteriosa esplosione. “Sto cercando di ricordare i momenti precedenti all’esplosione e non ci riesco. Potresti aiutarmi?”, chiede con un filo di speranza. Gabriel, di fronte alla determinazione del fratello, solleva un dubbio carico di presagio: “Vuoi davvero rivivere quel momento?” La risposta di Andrés è un netto e deciso “Sì, è parte del processo. Devo provarci per recuperare la memoria.”


Con un sospiro che tradisce l’amarezza, Gabriel inizia a ricostruire i fatti, offrendo la sua prospettiva sull’incubo vissuto. “Quando siamo arrivati da Begoña, Tasio stava evacuando i lavoratori. Ci disse che tu eri nella sala caldaie, così sono entrato a cercarti.” La motivazione che Gabriel cita, “perché se non fossi entrato io, sarebbe entrata Begoña e avevo paura che le succedesse qualcosa,” svela una lealtà che rasenta il sacrificio. L’arrivo nella sala caldaie è descritto con un crescente senso di urgenza: “Vi ho trovati lì, tu e Beníz. Stavate molto alterati perché non riuscivi a riparare il guasto. La temperatura saliva, la pressione anche.” Il monito di Gabriel a evacuare, “Dovevamo uscire, non valeva la pena rischiare la vita per una caldaia,” viene però interrotto dalla fatalità.

Mentre le parole rievocano il terrore, i due fratelli passano davanti all’ingresso principale della fabbrica, dove un enorme cartello appena installato cattura immediatamente la loro attenzione. La scritta “Brosart de la Reina” è un pugno nello stomaco. L’incredulità dipinge il volto di Andrés: “Davvero possono farci questo?” Gabriel, con una finta rassegnazione, risponde con la fredda logica del potere: “Possono, sono i soci di maggioranza, ma posso provare a parlare con loro affinché cambino l’ordine dei nomi. Dopotutto, Perfumerías de la Reina è un marchio con prestigio in Spagna.” La risposta di Andrés è tagliente, rivelando la profondità del rancore e della consapevolezza che si tratta di un affronto deliberato: “Non credo servirà a qualcosa. È chiaro che questa è una dichiarazione d’intenti.” La separazione è rapida, con Andrés che si allontana lasciando Gabriel a contemplare il cartello con uno sguardo pensieroso e ominoso.

Pochi minuti dopo, l’arrivo di Damián alla fabbrica, accompagnato dal suo autista, segna l’epicentro della tempesta. L’uomo appare devastato, esausto e consumato dalla frustrazione. Fermandosi di fronte al nuovo mosaico che celebra “Brosart de la Reina”, il suo volto si trasforma in una maschera di furia incontrollata. “Chi ha dato il permesso di fare questa aberrazione?” urla, la voce rotta dall’ira. I tentativi di Gabriel di calmarlo si infrangono contro la tempesta emotiva di Damián. Improvvisamente, si porta una mano al petto, vacilla e crolla a terra, privo di sensi.


Al suo risveglio, il dispensario accoglie Damián, con Marta al suo fianco, il volto solcato dalla preoccupazione. “Cosa è successo?”, domanda confuso. La dottoressa Luz spiega con voce calma ma seria: “Si è svenuto. Per fortuna, Gabriel era accanto a lei e ha potuto sorreggerla prima che cadesse.” Andrés, anch’egli giunto sul posto, aggiunge un dettaglio temporale: “Io ero appena entrato in ufficio un minuto prima.” Gabriel, con pacatezza, tenta di sdrammatizzare: “L’importante è che non sia nulla di grave, vero, dottoressa?” La risposta di Luz è pragmatica: “All’inizio non sembrava. Credo sia stata una calata di tensione, ma non guasterebbe se andasse in ospedale per un controllo.” Damián, testardo e ferito, rifiuta categoricamente: “No, no, è stato solo un mancamento.”

Mentre Luz continua a monitorare i suoi parametri vitali, Marta, ancora angosciata, incalza sui dettagli dell’accaduto. Gabriel, con un’espressione di dispiacere, svela la causa scatenante: “Lo zio è arrivato proprio mentre stavano sostituendo il mosaico di Perfumerías de la Reina con quello di Brosar de la Reina.” Marta sgrana gli occhi, incredula, e Gabriel annuisce con amarezza, descrivendo l’impatto devastante sull’uomo: “Immagini cosa deve aver provato, aver passato tutta la vita a sacrificarsi per lasciare un’eredità che durasse generazione dopo generazione, e vedere il nome della sua famiglia scomparire dalla facciata.” Le lacrime rigano il volto di Damián mentre mormora con voce spezzata: “Tutto ciò per cui ho lottato, tutto ciò per cui ho lavorato, cosa ne sarà di noi ora?” Si accoccola sulla barella, un bambino sconsolato, mentre Andrés gli si avvicina con dolcezza: “Padre, qui continueremo a combattere.”

In netto contrasto con il dolore di Damián, il volto di Gabriel si dipinge di una fredda, quasi compiaciuta, espressione.


Con l’oscurità della sera, Joaquín prende una decisione che cambierà irrevocabilmente il corso della sua vita e di quella della sua famiglia. Si presenta nell’ufficio di Chloe, deciso e con un volto serio. Lei lo accoglie con un sorriso cortese: “Buonasera, signor Merino. Cosa la porta qui?” Joaquín, prendendo fiato, risponde con gravità: “Abbiamo tutti lavorato molte ore per molti anni per mantenere a galla questa azienda.” Chloe, senza comprendere appieno la direzione del discorso, annuisce: “È vero. Ma a cosa si riferisce esattamente?”

Joaquín abbassa lo sguardo per un istante, poi continua: “Recentemente sono diventato padre. Ho un figlio di 12 anni e qualche giorno fa stavamo parlando di come funziona il mondo. Mi sono reso conto che per lui sono diventato un punto di riferimento e ora più che mai devo essere all’altezza. Se voglio essere un esempio per mio figlio,” dice con voce spezzata, “devo essere coerente con le mie decisioni, anche se alcune sono difficili.” Chloe sorride con empatia: “Congratulazioni. Questo parla molto bene di lei. Mio padre è stato un punto di riferimento anche per me. Beh, lo è ancora.”

Joaquín annuisce con rispetto, ma le sue parole successive sono ferme e inequivocabili: “Allora capirà che sopportare l’umiliazione a cui ci stanno sottoponendo non è il miglior esempio per insegnare a mio figlio che tipo di persona deve essere.” Chloe si irrigidisce, la sua risposta è tesa e irritata: “Mi scusi, ma noi non abbiamo avuto l’intenzione di umiliare nessuno.” Joaquín mantiene la calma, sebbene i suoi occhi riflettano un profondo dolore: “Mi hanno degradato e hanno calpestato il sogno di mio padre. Permetta almeno che lo prenda come qualcosa di personale. Capisco che lei non ha intenzione di tornare indietro sulle decisioni che ha preso, non solo quelle che riguardano me, ma molti altri.” Chloe lo guarda con freddezza: “Noi non prendiamo decisioni alla leggera, signor Merino, e per questo, una volta prese, non si torna indietro.”


Joaquín fa un passo avanti, determinato: “Mi risulterebbe molto difficile spiegare a mio figlio cosa significano la dignità e il coraggio se io stesso non facessi sfoggio di queste virtù.” Poi, estrae una busta dalla tasca e gliela porge. Chloe, confusa, chiede: “Cos’è questo?” “La mia lettera di dimissioni,” risponde lui con serenità. “Lascio la fabbrica.” Chloe lo osserva incredula: “Vediamo. Lei è sicuro di quello che dice? Vuole dimettersi.”

Joaquín annuisce con fermezza: “Nemmeno io prendo decisioni alla leggera. Se vogliono distruggere il sogno di mio padre, lo facciano. Ma non mi includano come complice. Perdo il lavoro, sì, ma mio figlio guadagna un punto di riferimento per tutta la vita. Buonasera.” Detto questo, Joaquín si volta e si ritira dall’ufficio, lasciando Chloe immobile, sorpresa dalla sua determinazione.

Riuscirà Damián a riprendersi emotivamente dopo aver distrutto il lascito della sua famiglia? Gabriel tenterà di sfruttare la crisi per conquistare la fiducia di Andrés o manipolare la situazione? Come reagiranno la famiglia Reina e i Merino alle dimissioni di Joaquín? Sarà questo l’inizio della fine per Perfumerías de la Reina o c’è ancora speranza?


Lasciateci nei commenti cosa pensate accadrà. Siamo entusiasti di leggervi. Grazie per averci accompagnato in questa anteprima esclusiva di “Sueños de Libertad”. Vi aspettiamo in un nuovo, speciale aggiornamento. Alla prossima!