TRADIMENTO: FINALE DRAMMATICO! SULLA TOMBA DI TOLGA OLTAN CONFESSA CHI È LA MADRE…
Un segreto ancestrale emerge dalle ceneri del passato, rivelando un intrigo più oscuro di quanto si potesse immaginare. La pace effimera dopo il lutto per la scomparsa di Tolga viene frantumata da una rivelazione sconvolgente che riscrive la storia della famiglia Oltan e svela un tradimento che affonda le radici nella notte dei tempi.
La pioggia incessante continua a battere sui vetri della tenuta di Htan, riflettendo il grigiore opprimente che aleggia nell’animo di chi credeva di aver toccato il fondo della disperazione. Mentre l’eco degli addii a Tolga si attenua, un’ombra ancora più sinistra si prepara a invadere le vite di coloro che lo piangono. Un mattino umido e carico di presagi, una lettera anonima, sigillata con cera nera e ornata da un simbolo di fenice spezzata, viene infilata sotto la porta della villa, portando con sé un messaggio criptico che apre una voragine di dubbi e sospetti: “Non tutto è come sembra. Cerca la stanza proibita.”
Accompagnata da una mappa schematica disegnata con mano incerta, la missiva indica un corridoio secondario, un passaggio segreto all’interno della dimora che nemmeno Oltan, con la sua acuta intelligenza strategica, o i suoi più fidati collaboratori sembravano conoscere. Con il cuore ancora lacerato dal dolore per la perdita di Tolga, Oltan esita un istante, poi, spinto da un impulso oscuro, decide di seguire quella traccia enigmatica. Al suo fianco, Ipecc, la cui mente tormentata dal rimorso e dalla consapevolezza di aver contribuito alla fine di una vita innocente, è stranamente attratta da questa nuova pista, come una falena verso una fiamma irresistibile.

Insieme, varcano la soglia di una porta nascosta dietro un’imponente libreria, scoprendo un ambiente polveroso: un’antica stanza di famiglia, avvolta da un’aura di mistero e utilizzata, si dice, per gli incontri segreti degli antenati. Tra scaffali traboccanti di tomi in lingue dimenticate e manufatti orientali di dubbia provenienza, emerge un forziere di legno intarsiato con arabeschi. Nascosto sotto un cumulo di pergamene, giace un diario: il diario appartenuto a Sesai.
Le parole scritte con mano tremante su quelle pagine rivelano un complotto ordito da Oltan e dai suoi alleati più fidati per sopprimere chiunque minacciasse i loro affari. Tra i nomi annotati, alcuni in lettere tremolanti, campeggia quello di Tolga. La sua morte non è quindi un tragico caso di vendetta passionale, ma il tassello di un piano ben più grande, studiato meticolosamente per consolidare il potere della famiglia. Una pagina, tracciata con inchiostro rosso e corredata da simboli esoterici, recita: “Il sacrificio del giovane sarà la chiave per aprire il varco. Proteggete la memoria, ma cancellate la voce.”
Improvvisamente, ogni evento prende un significato sinistro. La morte di Tolga non è stata solo il risultato di un amore ossessionato, ma parte di un rituale occulto. Secondo un’antica leggenda, questo rituale avrebbe garantito un flusso di protezione e carisma soprannaturale a colui che ne fosse rimasto immune. Il cuore di Ipecc si contrae al pensiero di sua madre, anch’essa vittima silenziosa di questa faida, che fino all’ultimo aveva tentato di metterli in guardia, ignara forse di quanto fosse vicina la resa dei conti. Oltan, la fronte imperlata di sudore, osserva il diario come se vedesse per la prima volta il volto della moglie, rendendosi conto di quanto a lungo avesse ignorato i segnali, abbandonandosi alla strategia pura e derubricando i sentimenti a mera debolezza. Le rivelazioni di Sesai pesano ora come una condanna su tutte le sue azioni, e la tensione tra padre e figlia diventa palpabile, una bilancia precaria tra vendetta e redenzione.

Un gemito proveniente da uno scaffale più in alto rompe il silenzio. Scendendo con cautela, Anne e Ipecc scoprono un piccolo scrigno in metallo, chiuso da un lucchetto recante gli stessi simboli a forma di fenice. Con mani tremanti, lo aprono, rivelando sul fondo un medaglione di ottone raffigurante un’aquila ad ali spiegate, lo stesso che Tolga portava sempre al collo, nascosto sotto la camicia. All’interno, avvolto in una strisciolina di tessuto, un bigliettino con una scrittura infantile: “Papà, ti voglio bene, tornerò presto.” È l’ultima testimonianza tangibile della voce di Tolga, la sua calligrafia pura e spontanea, un ultimo volto sereno inciso nel tempo per ricordare ciò che è stato perduto.
L’emozione li travolge, ma è un attimo. Alle loro spalle, una figura avvolta in un mantello scuro emerge dall’ombra, come evocata dai frammenti del passato. Un uomo anziano, dallo sguardo glaciale, ma dalla voce sorprendentemente calma: “Volevate la verità? L’avete trovata,” dice con un accento straniero, “ma avete idea di quanto ancora vi manchi?” Ipecc indietreggia mentre Oltan si fa avanti, impugnando un bastone di ferro che teneva per difesa. L’uomo solleva il cappuccio, rivelando il volto scavato di un ex consigliere di Sesai, creduto morto da anni in un naufragio orchestrato proprio per far tacere ogni possibile minaccia.
La rivelazione è un colpo al cuore. Non solo la madre di Ipecc aveva amici fidati pronti a tutto per proteggerla, ma li ha traditi uno ad uno pur di conservare il potere. Con un gesto lento, il consigliere appoggia sul tavolo un rotolo di pergamena che reca un sigillo reale. “Il piano originale prevedeva il ritorno di un erede legittimo, un sangue puro non contaminato dalle macchie di sangue che tu, An, hai versato. Quel figlio eri tu, o meglio, sei. Ma l’innocenza di Tolga era l’unica ancora in grado di far revocare la maledizione. Le ali cadute devono rinascere, o l’impero sprofonderà nell’oblio.” Ogni parola è come un colpo di martello sul metallo incandescente, l’aria vibra di una tensione quasi mistica. Le mani di Ipecc si avvitano intorno al collo, sensazioni di protezione e perdita si mescolano in un groviglio inestricabile.

In questo momento cruciale della narrazione, una riflessione è doverosa: se anche voi siete rimasti sbalorditi da questa svolta, scriveteci nei commenti qui sotto e fateci sapere quale segreto vi ha colpito di più e quali alleanze credete verranno infrante nella prossima puntata.
Ripreso fiato, la storia prosegue. Il consigliere spiega che nella notte in cui Tolga è stato colpito, un secondo piano era già in atto. Oltre al sacrificio, era previsto il trasferimento di un cristallo antico, capace di concentrare l’energia delle vittime sacrificali e di potenziare chi lo possiede. Quel cristallo, tuttavia, non si trovava nella stanza d’albergo, bensì custodito nella cripta sotto la cappella di famiglia, un luogo che An aveva fatto isolare dopo averne cancellato ogni traccia dai registri storici. Solo Sesai ne conosceva l’ubicazione e solo lei avrebbe potuto disinnescarne il potere malefico. La sua morte, insomma, non è stata casuale, è stata inscenata per impedirle di neutralizzare l’artefatto.
Mentre padre e figlia assimilano queste informazioni, il consigliere apre un’altra mappa, questa volta di vie sotterranee segrete, e offre un’alleanza: “Se volete salvare ciò che resta dell’anima di Tolga e della vostra eredità, dovete recuperare il cristallo prima che cada nelle mani di chi ha già assaporato il suo potere. Ma attenti, il custode delle tenebre si muove ancora e conosce ogni vostro passo.” Con queste parole, svanisce in una nuvola di incenso avvelenato, lasciandoli soli nella penombra della stanza proibita.

Il giorno volge al tramonto quando padre e figlia, rinfrancati da un senso di urgenza mai provato prima, si avviano verso la cripta sotto la cappella. Lungo il cammino, An ricorda a Ipecc curiosità antiche, come la leggenda di un ultimo guardiano, un monaco guerriero che si era isolato per millenni, pronto a difendere il cristallo con la vita. E come ogni venerdì la Luna piena delineasse strani giochi di luce sulle volte a botte, riflettendo segni zodiacali incisi nelle pietre. Ogni particolarità, ogni eco del passato, ora assume un peso decisivo nel presente.
Scendendo gradino dopo gradino, il freddo penetra le ossa, ma il cuore di entrambi batte con forza rinnovata. E mentre la porta di pietra si apre, svelando una sala circolare, al centro, su un altare di marmo scuro, brilla un oggetto sospeso in una rete di raggi di luce lunare: il cristallo pulsante di un bagliore rosso sangue. È allora che, dietro la colonna di destra, intravedono un’ombra che si muove con passo felpato. Non è il consigliere. Ipecc non riesce a distinguerne il volto, ma la tensione sale a livelli esplosivi. Oltan afferra un’antica spada posta su un pilastro e si prepara ad affrontare l’avversario.
E qui, il buio cala, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso, in attesa di scoprire chi osserverà questa battaglia sotterranea, chi emergerà vittorioso e quale verità definitiva farà crollare ogni certezza rimasta in piedi. Sì.