TASIO IN SHOCK DOPO AVER APPRESO DELL’INCIDENTE IN CUI POTREBBE ESSERE SUA MADRE IN SUEÑOS DE LIBERTAD

Madrid, Spagna – Il dramma si intensifica nella tenuta dei De la Reina, dove le trame di inganno e manipolazione si dipanano con un’intensità quasi palpabile, lasciando i nostri protagonisti sull’orlo del baratro. In “Sueños de Libertad”, ogni decisione, per quanto guidata dall’orgoglio o dalla disperazione, sembra condurre a un vortice di conseguenze inaspettate e, in questo specifico e straziante capitolo, a un terrore inimmaginabile che incombe su uno dei nostri eroi.

La scena si apre con Digna, figura un tempo forte e resiliente, ora prigioniera nella sua stessa casa, un vero e proprio inferno domestico orchestrato dalle mani esperte di Don Pedro. Isolata dal mondo, ogni suo movimento è sorvegliato, ogni suo respiro è soffocato dalla presenza opprimente del suo aguzzino. Don Pedro, con una maschera di finta innocenza che nasconde l’abisso della sua crudeltà, si avvicina a lei, il suo tono suadente e manipolatore che stride con la realtà della sua detenzione. “Digna, sai quali sono le pillole per la notte?”, chiede con una falsità agghiacciante. La risposta di Digna, gelida e tagliente, rivela la profondità del loro rancore reciproco: “Prova a vedere”. Ma Don Pedro, aggrappandosi a qualsiasi barlume di speranza, insiste con una voce che oscilla tra il supplichevole e il disperato. “Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare. So che niente tornerà come prima, ma per favore, ti costa così tanto essere un po’ gentile con me, con quel poco che mi resta della vita?”

È in questo clima di alta tensione che un bussare alla porta rompe il silenzio carico di ostilità. Digna, con uno scatto di dignità residua, si alza per guardare e annuncia l’arrivo di Claudia. Don Pedro, colto alla sprovvista e in preda a un panico febbrile, le ordina con fermezza: “Vai in camera da letto, non voglio che ti veda.” Prima di obbedire, Digna rivolge a Pedro una verità tagliente come una pugnalata: “Quella ragazza è un’altra che hai molto ingannata.” Le sue parole, pur sussurrate, risuonano nell’aria pesante, prefigurando la tormenta di bugie che sta per travolgere Claudia.


Claudia entra, la sua preoccupazione per la salute di Don Pedro è genuina, ignara che la casa in cui mette piede sia diventata una prigione, un teatro di sofferenza per Digna. La sua innocenza contrasta dolorosamente con la realtà crudele che la circonda, una realtà che sta per essere sconvolta da eventi ben più gravi.

Nel frattempo, lontano dalle mura oppressanti della tenuta, Tacio si trova ad affrontare le sue stesse battaglie interiori. Conversando con Carmen, il giovane è visibilmente angosciato, schiacciato dal peso delle aspettative e dalla paura di deludere coloro che gli sono vicini. Carmen, con la sua proverbiale saggezza, cerca di infondergli coraggio, ricordandogli che è l’unico a lottare senza sosta. Ma Tacio, con il cuore gravato da un nuovo fardello, confessa un’offerta che lo lascia perplesso: Don Pedro intende cedergli una parte dell’aumento di capitale.

L’allarme di Carmen è immediato: “Ma sono tantissimi soldi!” Tacio spiega che Don Pedro lo considera il suo collaboratore più fedele, una mossa che gli garantirebbe voce e voto nell’azienda, persino dopo la sua scomparsa. Ma Carmen, acutamente diffidente, lo mette in guardia: “Vita, non sarà forse un regalo avvelenato?” La risposta di Tacio è carica di frustrazione: “Carmen, non capisco dove vedi il veleno. Quell’uomo sta morendo e preferisco che lui sia il mio garante piuttosto che mio padre.” La confessione sorprende Carmen, che gli ricorda come anche suo padre desideri aiutarlo. Tacio, confuso e indeciso, ammette di non sapere più quale strada intraprendere, dopo aver parlato con tutti: sua madre, Joaquín e ora Carmen.


È proprio in questo momento di incertezza che Gaspar irrompe nella stanza, il volto sconvolto, portando con sé una notizia devastante. Alla radio hanno annunciato che un autobus di linea è uscito di strada. Ci sono diversi feriti e, purtroppo, possibili vittime. Il volto di Tacio sbianca. “Quale autobus?”, chiede con un’ansia crescente che gli attanaglia la gola. Gaspar, con voce tremante, risponde: “Quello della CSA. Non era quello su cui viaggiava tua madre.”

Il cuore di Tacio si ferma. L’orrore gli gela il sangue. Senza un istante di esitazione, lui e Carmen corrono verso l’ospedale di Toledo, l’anima in pena e il terrore più grande della loro vita che li attanaglia. L’incertezza sul destino della madre di Tacio getta un’ombra cupa su tutti gli altri drammi in corso, aggiungendo un livello di disperazione a una narrazione già carica di sofferenza.

Tornando alla casa di Don Pedro, la tensione si riaffaccia con prepotenza. Claudia, con la sua innata dolcezza, entra con cautela. “Mi scusi se mi presento così tardi, Don Pedro. Volevo solo sapere se si sentiva un po’ meglio.” Don Pedro, con un gesto affranto, risponde con voce stanca: “Veramente non mi sento molto bene, ma sicuro che parlare con te mi conforta. Sai già che oggi ho provato a rientrare al lavoro.” Claudia manifesta la sua preoccupazione: “Sì, ho sentito qualcosa. Mi hanno anche detto una cosa, Don Pedro, che non so se è vera, che lei ha una malattia molto grave.”


Don Pedro abbassa lo sguardo, un profondo dolore che sfiora il patetico nei suoi occhi. Confessa: “Sto morendo, Claudia. Non credere che mi diverta a dare l’addio alla vita, ma non ce la faccio più. Questi dolori sono insopportabili. Mi resta il conforto di pensare che quando tutto finirà, forse Dio mi permetterà di vedere Mateo e Inés. Loro mi perdoneranno e saranno con me per sempre, perché qui mi sento così solo.”

Dalle alte scale, Digna ascolta ogni parola, il suo cuore che si riempie di rabbia e delusione nel vedere Don Pedro continuare a manipolare, a travestire le sue colpe da vittimismo, a mentire per intrappolare Claudia nella sua rete di compassione.

Claudia, con un candore quasi disarmante, cerca di consolarlo: “Non dica così, Don Pedro. Ha Doña Digna che non lo abbandonerà fino all’ultimo dei suoi giorni. Ha anche sua sorella, Doña Irene, sua nipote Cristina e ha me.” Don Pedro sospira con un’enfasi drammatica: “Non stiamo passando i migliori momenti.” Claudia insiste con una fede quasi ingenua: “Ho già saputo che avete avuto qualche discussione, Don Pedro, ma sono sicura che sua sorella metterà da parte tutto per stare al suo fianco.”


Don Pedro la guarda intensamente, un tono che mescola confessione e manipolazione: “In realtà, sei l’unica che non mi odia, Claudia. E il peggio è che mi merito tutto il male che mi sta succedendo. È la pura verità. Ora mi rendo conto del dolore che ho causato intorno a me. Vorrei tornare indietro, ma non posso. Non chiedo nemmeno più che mi perdonino. Voglio solo un po’ di compassione. Niente di più.” Fa una pausa, abbassa la voce e aggiunge con finta tenerezza: “Credimi, Claudia, io ho sempre cercato di fare il meglio per lei. Non ho mai voluto fare loro del male, anche se mi sbagliavo. Io le amo come amo te.”

Al sentire queste ultime parole, Digna sente l’aria mancarle. Il suo volto si indurisce. Non può più sopportare la menzogna, l’inganno e la manipolazione. Senza fare rumore, si ritira lentamente, la rabbia repressa che arde nel suo petto, sapendo che Don Pedro continua a giocare con tutti come pedine sul suo scacchiere.

Le domande che incombono su questa famiglia distrutta sono molteplici e angoscianti. Digna riuscirà mai a liberarsi dalle manipolazioni di Don Pedro? Claudia cadrà nella trappola di compassione che Don Pedro le sta tendendo? Tacio accetterà l’aiuto di Don Pedro per l’azienda, o sarà un errore fatale? E soprattutto, cosa succederà alla madre di Tacio dopo il terribile incidente dell’autobus?


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