“Sogni di Libertà”: Capitolo 19 Novembre – L’Incendio dei Nuovi Uniformi Scatena la Bufera tra Marta e Chloe!
Il profumo inebriante della colonia nasconde intrighi che scottano più del sole di mezzogiorno. L’episodio del 19 novembre di “Sogni di Libertà” non è stato un semplice passaggio temporale, ma un vero e proprio catalizzatore di conflitti, con tensioni che esplodono come una caldera sotto pressione e scelte che riscrivono il destino dei protagonisti.
Una Giornata Grigia che Riflette l’Anima della Colonia
L’alba del 19 novembre si è presentata cupa, con un cielo pesante che sembrava presagire le tempeste imminenti all’interno della colonia. Ogni raggio di sole, timido e incerto, illuminava un quadro di inquietudine crescente, dove le alleanze si crepavamo e le verità nascoste emergevano con una forza inesorabile.

Andrés e la Sfida a Chloe: La Verità Nascosta Dietro la Perfezione
Nel cuore pulsante della fabbrica, tra il fragore assordante delle macchine, Andrés avanza con passi determinati, ma il suo animo è un campo di battaglia. Il suo sguardo è costretto a posarsi su una scena che è diventata il suo supplizio quotidiano: Gabriel, suo cugino, che si china complice verso Begoña, sussurrandole qualcosa all’orecchio. La dolcezza ingenua di lei, riflessa in un sorriso, è una pugnalata diretta al cuore di Andrés. Ma la sua missione non è quella di un semplice spettatore del corteggiamento. È qui per svelare una verità che potrebbe liberare Begoña da un inganno mortale, e il suo primo obiettivo è Chloe, l’enigmatica direttrice francese.
Nella sua temporanea stanza, un santuario di bozzetti, cataloghi e progetti importati direttamente dalla Francia, Chloe appare impeccabile. Alza lo sguardo dai suoi documenti, accorgendosi della presenza di Andrés. “Mon cher Andrés,” esordisce con un sorriso studiato. “Che piacevole sorpresa! È venuto finalmente ad apporre la sua firma sui nuovi piani o semplicemente a supervisionare il mio lavoro?”

Andrés chiude la porta con un gesto che non ammette ambiguità. “Vengo a capire,” dichiara, soppesando ogni parola. “Da quando lei ha messo piede in questa casa, tutto sembra essersi complicato.” Chloe, con un’espressione di divertita superiorità, ribatte: “Complicato. Un termine così melodrammatico. Io preferirei dire moderno, efficiente. Ma mi illustri, prego. Cosa la disturba tanto?”
La sfida è lanciata. Andrés si appoggia alla scrivania, fissandola intensamente. “Voglio sapere la vera ragione per cui ha raccomandato Gabriel per la posizione di direttore della fabbrica. Aveva altre opzioni. Brosart avrebbe potuto portare qualcuno di sua fiducia dalla Francia. Eppure, si è decisa proprio per mio cugino. Perché lui?”
Negli occhi di Chloe, un impercettibile esitazione, un lampo che sfugge a chiunque tranne ad Andrés, che cerca crepe nella sua facciata di imperturbabilità. “Gabriel è un uomo competente, un lavoratore instancabile e molto ambizioso,” recita con studiata neutralità. “Conosce l’azienda dall’interno, la famiglia, il prodotto. È a tutti gli effetti il candidato ideale.”

Ma Andrés non cede. “E queste qualità sono sufficienti per affidargli le redini di tutto l’affare? Perché qui, in questa stessa fabbrica, ha rischiato la vita prima che la caldaia esplodesse. Mi ha fatto una confessione, una confessione molto importante. E da quel preciso istante, ho la strana sensazione che nulla di ciò che accade intorno a noi sia frutto del caso.”
Chloe intreccia le dita con calma glaciale. “Monsieur, questa è un’azienda, non la trama di un romanzo giallo. Io non muovo i fili, prendo semplicemente le decisioni necessarie per assicurare la sopravvivenza delle Profumerie della Regina in un mercato sempre più competitivo. Lei lo sa. Suo padre lo sa. Lei è l’unico che sembra resistere ad accettarlo.”
“Non ha risposto alla mia domanda,” insiste Andrés, lo sguardo fisso. Chloe impiega un istante prima di replicare: “Perché ho fede nelle persone che lottano per farsi avanti. E suo cugino, dopo aver guardato la morte in faccia, non ha fatto altro che dimostrare di essere disposto a tutto per guadagnarsi il posto che gli spetta. Lei, al contrario, sembra più impegnato ad affossarlo.”

L’ira sale a fior di pelle in Andrés. “Io non voglio affossare nessuno, voglio solo proteggere la mia famiglia. Proteggerla da cosa?” lo sfida lei con gli occhi penetranti. “Da un uomo che ama sua cugina e che ha l’ambizione di dirigere questa azienda. O la protegge dall’idea scomoda che forse si è sbagliato a giudicarlo.”
Il silenzio si fa denso, quasi palpabile. Andrés stringe la mascella. Non può rivelare i suoi sospetti, l’oscurità che intuisce dietro il sorriso perfetto di Gabriel, non senza prove concrete, e quelle mancano. “Suppongo che non otterremo altro da lei,” mormora, indietreggiando.
“Oh, si sbaglia,” ribatte Chloe con dolcezza. “Ha ottenuto qualcosa di molto prezioso: una conferma. Lei non si fida di nessuno: né di me, né di Gabriel, né del progresso. E così, mio caro Andrés, è completamente impossibile gestire un’azienda. Le darò un consiglio: decida se vuole far parte di tutto questo o se preferisce farsi da parte, ma smetta di guardarci tutti con questa sfiducia, perché amara persino il caffè.”

Andrés lascia lo studio, sentendo che i suoi dubbi, lungi dallo svanire, si sono amplificati. Chloe lo ha schivato con abilità sorprendente, ma nelle sue parole c’era una freddezza, una certezza che gli ha gelato il sangue. Se lei era dalla parte di Gabriel, la sua battaglia sarebbe stata molto più ardua di quanto avesse immaginato.
Lo Scontro dei Nuovi Uniformi: Marta vs. Chloe, Eleganza contro Seducente Modernità
In un altro angolo dell’edificio, Marta incrocia Chloe, che porta a tracolla una scatola. La francese le dedica un sorriso più affilato che amabile. “Ah, Marta, proprio chi stavo cercando. Mi accompagni, per favore, ho qualcosa da mostrarle.” Marta la segue con un presentimento che le stringe lo stomaco fino a un piccolo magazzino dove diverse stoffe pendono da una gruccia. Chloe apre la scatola ed estrae un capo, mostrandolo come fosse un gioiello. “Vola,” annuncia. “I nuovi uniformi che Brosart desidera implementare per le commesse sono identici a quelli che usano le nostre impiegate a Parigi. Moderni, sofisticati, all’ultima moda.”

Marta osserva l’uniforme: una gonna notevolmente più corta del solito, una vita strettissima e una blusa aderente. Un design chiaramente pensato per esaltare la figura femminile al di sopra della discrezione. “È uno scherzo?” chiede, incapace di nascondere il suo stupore. “Yamé,” risponde Chloe con fermezza. “È immagine di marca, marketing. La donna di oggi deve essere attraente, seducente e convincente. L’uniforme è uno strumento per raggiungere questo obiettivo.”
Marta respira profondamente, lottando per contenere la sua indignazione. “Nelle Profumerie della Regina abbiamo sempre valorizzato l’eleganza. Non trasformare le nostre impiegate in oggetti da esposizione.” “Oh, Marta,” Chloe emette una risata breve. “L’eleganza non è in contrasto con la seduzione. E questa non è una suggestione, è un ordine diretto del signor Brosart.”
“L’immagine che proietta questo uniforme nel nostro paese è molto diversa,” insiste Marta. “Questo non è Parigi. Qui le donne lottano già abbastanza per veder riconosciuti i loro posti di lavoro. Se le vestiamo così, la gente non vedrà professioniste. Vedrà…” si ferma, non volendo dare a Chloe la soddisfazione di sentire il resto. “Vedrà donne sicure di sé,” completa la francese. “Se non è in grado di capirlo, forse il problema non risiede nell’uniforme, ma nella sua stessa mentalità. In ogni caso, non siamo qui per dibattere. Deve presentare il nuovo uniforme alle ragazze del negozio oggi stesso.”

“Non ho intenzione…” comincia Marta. “Ci pensi due volte,” la interrompe Chloe, avvicinandosi e abbassando la voce. “Può essere la prima a sfoggiarlo con orgoglio e dimostrare di essere all’altezza dei nuovi tempi, o l’ultima ad aggrapparsi a un passato che non tornerà più. Ma se vuole mantenere il suo impiego, obbedirà.” Marta sente il calore della rabbia e dell’umiliazione sulle sue guance. “Capito,” risponde tra i denti. “Lo farò.”
“Très bien. Sapevo che sarebbe tornata in ragione.” Chloe le porge uno degli uniformi. “E non lo dimentichi. Un sorriso. La modernità è sempre più facile da accettare con un buon sorriso.”
Ma la modernità non viene accolta bene in negozio. Ore dopo, Marta stende il capo sul bancone di fronte allo sguardo attonito di Claudia e Gema. “Questo è serio?” chiede Claudia, scandalizzata. “Temo di sì,” conferma Marta. Gema, invece, si avvicina con curiosità. “Beh, non lo so,” dice. “È audace, certo, ma è anche bello. È moderno, come quelli che appaiono sulle riviste.”

“Audace non è la parola, Gema,” protesta Claudia. “È come se volessero che fossimo qualcosa che non siamo.” Marta le osserva, vedendo in loro il riflesso del suo stesso conflitto interiore. “Claudia ha ragione. Questo non rappresenta l’essenza delle Profumerie della Regina. Ma gli ordini di Brosart e Chloe sono chiari. Chi non lo accetta, sa già dove si trova l’uscita.” Gema si morde il labbro. “Non mi piace che ci impongano le cose,” ammette. “Ma se questo aiuta l’azienda a progredire, forse non è poi così male.”
Claudia sbuffa indignata. “Progredire mostrando più pelle? No, grazie, mi dispiace. Non si tratta solo della gonna, è l’intenzione dietro. Vogliono che noi commesse diventiamo parte dello spettacolo, e non lo siamo. Siamo lavoratrici, ma dovremo indossarlo, quindi lo faremo a testa alta, con dignità.”
La Partenza di Cristina e l’Arrivo di Maripaz: Nuove Incertezze all’Orizzonte

Nel frattempo, in un altro angolo della colonia, Cristina prepara la sua partenza. La piccola valigia sul letto contiene quel poco che ha portato con sé. “Non dovevi andare,” le dice Claudia dalla soglia. “Potevi aspettare che le acque si calmassero.” Cristina le dedica un sorriso malinconico. “No, Claudia, questo non è mai stato il mio posto. Sono venuta cercando una nuova vita, ma ho trascinato troppo della vecchia. Ma ho trovato te, e questo è un dono inaspettato.”
Le mostra il fermaglio che Claudia porta nei capelli, quel piccolo dettaglio diventato simbolo della loro amicizia. “Voglio che lo conservi,” dice Cristina, “perché ricordi che ci sono donne che, come me, non hanno avuto la tua stessa fortuna, ma che sognano di avere il tuo coraggio.” Claudia sente un nodo in gola. “Io non sono coraggiosa,” sussurra. “Certo che lo sei. Essere coraggiosi è proprio questo, andare avanti quando senti che stai per affondare.” Cristina l’abbraccia forte. “Non lasciare che nessuno ti faccia credere il contrario.”
Un bussare alla porta le interrompe. Era Maripaz, con un sorriso che non raggiungeva i suoi occhi. “Eno,” chiede entrando nella stanza. “Mi hanno detto che questa stanza rimaneva libera,” e nota la valigia di Cristina. “Oh, sembra che mi sia anticipata.” “No, tranquilla,” risponde Cristina. “Me ne stavo andando.” I loro sguardi si incrociano per un istante. Cristina sente un brivido, una strana premonizione che non sa interpretare. Si limita a sorriderle cortesemente ed esce dalla stanza. Maripaz la segue con lo sguardo, poi si rivolge a Claudia. “Allora tu sei Claudia,” dice con interesse palpabile. “Ho sentito parlare molto di te.” “Spero cose buone,” risponde Claudia, sforzandosi di sorridere. “Dipende dalla fonte,” ride Maripaz. “Ma io preferisco sempre formarmi una mia opinione.” Il suo sguardo si sofferma sul fermaglio di Claudia. “Che bello,” commenta. “Sì,” risponde Claudia, toccando istintivamente l’ornamento di un’amica. “Deve essere un’amica molto speciale,” aggiunge Maripaz senza distogliere lo sguardo dal fermaglio. “Ti sta molto bene.” C’era qualcosa nel suo tono, nel modo calcolatore del suo sguardo, che attivava un piccolo allarme interiore in Claudia. Ma, come tante altre volte, decise di ignorare quella prima impressione. “Benvenuta nella colonia,” dice semplicemente. “Grazie,” sorride Maripaz. “Presumo che qui accadranno cose molto interessanti.”

David e Claudia: Un Inizio di Amicizia nel Caos
Nella cantina, Carmen agisce da mezzana. Ha convinto David a scendere per un caffè e ora lo conduce verso il tavolo dove Claudia sta controllando delle fatture. “Claudia,” esclama Carmen. “Ti presento David. David, lei è Claudia, la ragazza di cui ti ho parlato, quella che ha sempre un’opinione per tutto.” Claudia protesta: “Carmen!” David sorride e le tende la mano. “Allora abbiamo già qualcosa in comune. Anche a me non piace stare zitto.” Claudia gli restituisce la stretta, notandone il calore. “Piacere,” risponde. Carmen esagera. “Io non esagero mai,” replica Carmen fingendo offesa. “Bene, vi lascio, devo lavorare.” E se ne va, lasciandoli soli, faccia a faccia. “Allora lavori in negozio,” commenta David. “A me hanno assegnato alla squadra di manutenzione. Se qualcosa si rompe, ci sarò io.” “Allora saremo buoni alleati,” scherza Claudia. “Perché in negozio c’è sempre qualcosa da sistemare, soprattutto quando l’ambiente si scalda.” David si mostra interessato. “Perché si scalda?” Claudia esita, ma la sincerità nel suo sguardo la incoraggia a aprirsi. “Diciamo che la famiglia della Regina non è così idilliaca come la dipingono. E da quando è arrivata Chloe, la nuova dirigente, tutto è più teso.” “Le famiglie perfette sono un mito,” replica lui. “L’importante è avere qualcuno con cui potersi sedere a prendere un caffè e sfogarsi.” Claudia è sorpresa dalla sua maturità. “E tu?” le chiede. “Hai qualcuno così?” David scrolla le spalle. “Non da molto tempo. Per questo, quando Carmen mi ha parlato di te, ho pensato che forse sarebbe stato bene conoscere qualcuno che non sente di adattarsi del tutto.” Lei sorride. “Benvenuta nel club. Qui tutti fingiamo di avere un posto, ma in fondo nessuno sa bene cosa sta facendo con la sua vita.” Entrambi ridono, e per un istante la pesantezza sembra alleggerirsi.
Manuela e il Suo Amore Proibito: Un Cuore Spezzato che Cerca Speranza

Non lontano, nella casa principale, Manuela non trova la calma. Ha chiamato Claudia con la scusa di aver bisogno di aiuto, ma in realtà cercava una confidente. “Tia, mi stai facendo venire il mal di testa,” le dice Claudia dal divano. “Smettila di girare,” Manuela si ferma. “Non so perché ti ho chiamata,” mormora. “Non lo capisco, ma provaci,” la incoraggia Claudia. Manuela si aggrappa al panno che ha tra le mani. “Sono molto preoccupata per Damián,” confessa. “Lo vedo senza vita, senza voglia di nulla. Esce appena dal suo studio, e ogni volta che provo a parlargli, sento che sono di troppo.” Claudia la osserva. “C’è qualcos’altro?” dice. “Non mi hai chiamata solo per questo.” Manuela chiude gli occhi, cercando coraggio. “C’è qualcos’altro? Qualcosa che non dovrei provare?” “Sono innamorata di lui, Claudia, completamente. Ed è assurdo, perché lui non mi vedrà mai…” I suoi occhi si riempiono di lacrime. “Mai allo stesso modo.” “Tia, non è assurdo. È umano. Damián è un uomo buono, nonostante tutto, ma in questo momento è rotto. E tu ti sei innamorata di un uomo rotto?” Manuela si siede accanto a lei. “Non voglio che lo sappia. Sarebbe un peso in più per lui. Se mi rifiutasse, dovrei continuare a vederlo ogni giorno, fingendo di non provare nulla.” “Tia, vivere fingendo è morire un po’ ogni giorno,” le dice Claudia con franchezza. “Quanto tempo pensi di sopportare questo silenzio prima che ti consumi dall’interno?” “Non lo so,” sussurra Manuela. “So solo che è un amore impossibile.” “Gli amori impossibili non esistono,” replica Claudia. “Esistono solo gli amori per cui nessuno osa lottare. Ti propongo una pazzia. Sfidando la tua paura, digli la verità,” sentenzia Claudia. “No, non ora, non mentre sta così. Ma appena vedrai un’opportunità, un piccolo segnale, diglielo. Non come un’esigenza, ma come un dono. Digli: ‘Ti amo’. Anche quando tu stessa hai dimenticato come amarti. Quello, tia, quello può salvare una persona.” “E se mi rifiutasse?” chiede Manuela con la voce spezzata. Claudia le stringe la mano. “Allora, almeno saprai dove sei, e potrai iniziare a guarire. Ma tacere non salva te, né salva lui.”
I Merino e il Futuro Incerto: Scommettere sul Proprio Destino
A casa dei Merino, il futuro è anch’esso incerto. Digna è appena tornata da un colloquio di lavoro desolata. “Ti hanno detto di no?” chiede Joaquín. “Sono stati molto educati,” risponde Digna con amarezza. “Mancanza di formazione, profilo inadeguato. Scuse per dire che non mi adatto. Non è giusto, mamma,” esclama Gema. “Hai più pazienza di chiunque altro.” “La pazienza non ti dà un titolo,” ribatte Digna. Joaquín si sporge sul tavolo. “Per questo voglio proporvi una cosa. Un piano.” “Oh, Dio,” mormora Digna. “I tuoi piani mi spaventano sempre.” “Non è una follia,” assicura. “Ho studiato le necessità della colonia. Potremmo avviare una specie di cooperativa, un piccolo business per fornire le famiglie di qui, ma per iniziare dobbiamo investire i soldi che ci rimangono.” “E se andasse male?” chiede Digna. “E se lo perdessimo tutto?” “Se non facciamo nulla, lo perderemo comunque, Digna,” risponde Joaquín. “Preferisco creare le nostre opportunità piuttosto che aspettare che qualcuno ce le dia.” Gema prende uno dei fogli. “Non mi piace rischiare così tanto,” ammette. “Ma non mi piace nemmeno vedere la mamma sconfitta. Almeno così saremmo padroni del nostro destino.” Digna li guarda. La paura che lotta contro la stanchezza di tanti anni. “Lasciatemi pensarci,” dice, “ma riconosco che mi spaventa di più continuare così, senza fare nulla, che fallire provandoci.”

Andrés e la Verità Scomoda: Un Confronto Mancato, Una Battaglia Iniziata
Quello stesso impulso, la paura dell’inazione, è ciò che muove Andrés per la fabbrica. Ogni volta che vede Gabriel vicino a Begoña, sente che il tempo sta scadendo. Ha bisogno di parlarle, di raccontarle la confessione di suo cugino prima dell’incidente. Alla fine del pomeriggio, va al dispensario. Luz e Begoña hanno appena terminato una riunione con il rappresentante di un’azienda farmaceutica. L’atmosfera è tesa. “Per riassumere,” diceva il commerciale, “la nostra azienda produrrà la vostra crema a patto che possiate dimostrare che la formula è vostra. Abbiamo bisogno di un brevetto.” “Certo che è nostra,” esclama Luz, offesa. “Ci lavoriamo da mesi.” “Non metto in dubbio la sua parola, signorina,” risponde l’uomo. “Ma non possiamo rischiare senza prove legali.”
Begoña interviene con calma. “Sappiamo il valore di ciò che abbiamo creato.” L’uomo si alza. “Allora aspetteremo che abbiate la documentazione.” Quando se ne va, Luz esplode. “Te ne rendi conto? Se fossimo uomini, avremmo già il contratto, ma siccome siamo due donne, sono tutti problemi.” “Lo so,” dice Begoña, esausta. “Ma non ci arrenderemo. Se necessario, cercheremo i laboratori noi stesse.” In quel momento, Andrés appare sulla porta. “Interrompo?” L’espressione di Begoña si addolcisce vedendolo. “Non passa. La riunione è stata un fallimento.” Andrés guarda Luz. “Ho bisogno di parlare con Begoña.” “Vado,” dice Luz, comprendendo la serietà del momento e salutando.

Quando rimangono soli, Begoña lo guarda con preoccupazione. “Cosa c’è, Andrés? Ti comporti in modo strano da giorni.” Lui respira profondamente. Era il momento o mai più. “C’è qualcosa che dovevo dirti tempo fa, qualcosa che Gabriel mi ha confessato poco prima dell’esplosione. Non l’ho fatto perché ho dubitato. Ho pensato che forse mi sbagliavo, ma non posso più tacere.” Gli occhi di Begoña si aprono con aspettativa. “Cosa ti ha detto, tesoro?”
Andrés si avvicina, pronto a rivelare la verità che lo consumava. “Mi ha parlato di te,” comincia, “e di cosa questo fidanzamento significa veramente per lui.” “Begoña, Gabriel…” La porta si spalanca di colpo. Gabriel appare sulla soglia con il suo sorriso perfetto e uno sguardo che sembra aver calcolato il momento esatto del suo ingresso. “Ah, siete qui voi due,” dice fingendo sorpresa. “Vi stavo cercando.” Il suo sguardo viaggia da Andrés a Begoña, misurando la tensione nell’aria. “Interrompo qualcosa di importante?”
Andrés sente le parole gelarsi in gola. Negli occhi di suo cugino c’era un chiaro avvertimento. “Andrés stava solo…” comincia a dire Begoña. “Stavo solo venendo a congratularmi per i progressi con la crema,” improvvisa Andrés, mandando giù la frustrazione. “Sono sicuro che troverete un buon laboratorio. Non vi disturbo più.” Gabriel inclina la testa, vittorioso. “Sempre così premuroso, cugino. Grazie.”

Andrés esce dal dispensario con il cuore che batte all’impazzata. Era stato a un passo dal smascherare Gabriel, ma ancora una volta suo cugino gli era stato superiore. Sapeva che non poteva continuare così. Per salvare Begoña, avrebbe dovuto rischiare tutto, persino la sua posizione in famiglia e il rapporto con lei.
Dietro di lui, la vita nella colonia continuava il suo corso, ignara della guerra silenziosa che si stava combattendo. Marta si preparava per la sua battaglia contro Chloe. Manuela sognava un amore che credeva impossibile, e Claudia, senza saperlo, aveva accolto un nuovo amico e forse una nuova nemica. E in mezzo a tutto questo, Andrés comprese che i sospetti non erano più sufficienti. Era giunto il momento di agire, senza badare alle conseguenze.
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