LA PROMESA… TENSIONE ESPLOSIVA: LEOCADIA PERDE IL CONTROLLO E CURRO IN SERIO PERICOLO!

Il palazzo della Promesa è sull’orlo del baratro! Dopo un’insperata scarcerazione, la contessa Leocadia Figueroa scatena un inferno psicologico che minaccia di distruggere ogni singolo membro della famiglia Luján. Curro, l’erede tormentato, si ritrova nel mirino di una vendetta agghiacciante, tessuta con fili di paranoia e terrore. Preparatevi a un vortice di emozioni in cui la giustizia vacilla e la pazzia bussa alla porta.

Pensavate che la giustizia avesse finalmente chiuso il cerchio? Illusi! Leocadia è libera, e il suo primo respiro da donna non più prigioniera è un giuramento di vendetta che farà tremare le fondamenta del palazzo della Promesa, scatenando un incubo psicologico da cui nessuno uscirà illeso. Preparatevi, perché ciò che state per vedere supererà la vostra più oscura immaginazione.

L’apparente calma di una mattinata come tante alla Promesa viene squarciata da un’inquietudine palpabile. Curro, immerso nelle carte delle sue nuove proprietà, viene allertato da un trambusto nel vestibolo. La scena che gli si presenta è agghiacciante. Pía, con il volto pallido come la carta, parla con un messaggero del tribunale il cui sguardo tradisce una notizia terribile. “Don Curro”, sussurra Pía con voce rotta. “Quest’uomo porta notizie da Madrid. Notizie che deve ascoltare.” Il messaggero, con una formalità che stride con il tremore delle sue mani, consegna una busta sigillata. “Don Curro de Luján,” annuncia, “ho il terribile dovere di informarla che la signora Leocadia Figueroa, contessa di Grazalema, è stata messa in libertà provvisoria questa stessa mattina.”


Il mondo di Curro si ferma. Il suolo sembra svanire sotto i suoi piedi. Libera. L’assassina di sua madre Dolores, la donna che ha distrutto innumerevoli vite, è di nuovo libera. È un assurdo, un incubo a occhi aperti. E noi vi chiediamo: come avreste reagito voi? Vedere l’assassina di vostra madre libera per un cavillo legale, una semplice irregolarità processuale. Scrivetecelo nei commenti, perché la rabbia che divampa in Manuel, accorso alle grida, è la nostra stessa rabbia. E se non volete perdervi nemmeno un secondo di questa incredibile arena di vendetta e redenzione, iscrivetevi subito al canale!

Il documento è chiaro: irregolarità processuali e mancanza di testimonianze dirette per gli omicidi. L’avvocato della famiglia, don Ernesto, non può che confermare la terribile verità legale. “È una misura provvisoria,” tenta di spiegare, ma le sue parole sono vuote di fronte all’orrore. Le condizioni? Una inutile restrizione di 100 metri dal palazzo e dai Luján. Cento metri! Ride amaramente Manuel, come se ciò potesse fermare un demone come Leocadia. Il terrore diventa realtà quando un mozzo di stalla conferma di averla vista nella locanda del paese, a meno di 2 chilometri. È vicina, ha un piano e la sua vendetta avrà un solo obiettivo: Curro.

La paura si insinua in ogni angolo del palazzo. Simona e Candela, terrorizzate, la definiscono come il male in persona. María Fernández si stringe il ventre, proteggendo la vita che porta dentro da quell’ombra malvagia. Alonso ordina di blindare la tenuta, ma tutti sanno che nessuna guardia potrà fermare l’astuzia di Leocadia.


E infatti, non passa molto tempo prima che una busta nera senza mittente venga consegnata a Curro, il veleno della sua calligrafia che lo inonda. “Caro Curro,” recita la lettera, “mi sono goduta la prigione. Mi ha dato tempo per pensare, per pianificare, per immaginare come ti distruggerò. Mi hai tolto tutto. Ora io ti toglierò persino la pace mentale. Ci vedremo molto, molto presto.” Non è una minaccia, è una dichiarazione di guerra psicologica. Don Ernesto spegne ogni speranza. La lettera è troppo ambigua per farla tornare in prigione.

Iniziano così i giorni del terrore. Liridi, i fiori dei funerali, appaiono ogni mattina alla finestra di Curro. Il suo ritratto di famiglia viene vandalizzato con inchiostro rosso sangue. Passi furtivi risuonano nei corridoi di notte, svanendo nel nulla. Leocadia non ha bisogno di armi. Sta distruggendo Curro dall’interno, trasformando la sua casa in una prigione di paranoia. Lóe conferma di aver visto una figura incappucciata nel bosco, una figura che svanisce lasciando dietro di sé solo un fazzoletto con le iniziali “LF”. Leocadia Figueroa.

Il climax dell’orrore giunge una notte, quando Curro si sveglia di soprassalto. Sul suo cuscino, dove un secondo prima riposava la sua testa, c’è un’altra nota. Più crudele, più personale. “Ricordi le ultime parole di tua madre Dolores? Io sì. Mi implorò di non farti del male. Vuoi sapere come suonava la sua voce mentre la vita la abbandonava? Te lo racconterò, prima che tu la raggiunga.” Curro è sull’orlo del collasso, ma fermiamoci un istante. Sentite la pressione, l’angoscia che sta vivendo Curro? Leocadia sta giocando una partita diabolica, una tortura mentale calcolata. Voi, come reagireste a una persecuzione simile? Cedereste alla paura o trovereste la forza di contrattaccare? Ditemi cosa avreste fatto al posto di Curro. Raccontatemelo qui sotto.


È in questo momento di disperazione totale che accade l’imprevedibile. Ángela, la figlia di Leocadia, pallida ma determinata, si presenta a Curro. “So dove si trova mia madre,” dice senza preamboli. Ha ricevuto i suoi messaggi, tentativi di manipolazione per averla dalla sua parte. Ma è una trappola. “Vuole te, Curro. E la rivelazione scioccante si nasconde nella vecchia casa dei Montero, e Cristóbal, il nostro maggiordomo, è la sua spia. Me lo ha confessato tutto, pensando che io fossi sua alleata.” Ángela, divisa tra il sangue e l’amore, prende la sua decisione. “Ti amo, Curro,” confessa. “E nostro figlio merita di crescere senza l’ombra di mia madre. Dobbiamo fermarla una volta per tutte.” Propone un piano folle, quasi suicida: affrontarla insieme. “Se mi vedrà, abbasserà la guardia. Sarà la nostra unica opportunità.” Curro è terrorizzato all’idea di metterla in pericolo, lei e il bambino, ma Ángela è inflessibile. “Il rischio esiste finché lei è libera.”

Sotto il manto della notte, i due si dirigono verso la casa abbandonata, una tana oscura che odora di umidità e morte. All’interno, alla luce delle candele, Leocadia li attende, seduta su una sedia come su un trono infernale. “Sapevo che saresti venuto,” dice con un sorriso gelido, rivelando che sapeva sempre del loro piano grazie a Cristóbal. Leocadia si alza e nella sua mano brilla la lama di un pugnale, lo stesso tipo di arma che uccise Dolores. “Mi hai tradito per questo donnone,” sussurra ad Ángela. “Questo bastardo che porti in grembo è un’onta. Sarebbe meglio che scomparisse insieme a suo padre.” Si lancia contro Curro, che riesce a schivare il primo colpo, ma cade. Leocadia è su di lui, il coltello in alto, pronta a sferrare il colpo di grazia. “Questo è per tutto ciò che mi hai tolto.” Ma un grido squarcia l’aria. “Madre, no!” Ángela si è gettata tra loro, uno scudo umano tra la lama e l’uomo che ama. Leocadia si ferma. La daga trema a pochi centimetri dal petto di sua figlia. “Ogni volta che fai del male a chi amo, distruggi anche me,” grida Ángela tra le lacrime, con una forza che disarma la furia omicida di sua madre. “Tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per te, per la tua sete.”

In quell’istante di tensione assoluta, la porta si apre di colpo. La Guardia Civil. Il capitano Rodríguez, allertato da Manuel che ha trovato una nota lasciata da Curro, irrompe con i suoi uomini. È la fine. Leocadia viene ammanettata, i suoi occhi pieni di veleno fissi su Ángela. “Mi hai tradito. Hai scelto un bastardo sopra il tuo stesso sangue.” “No, madre,” risponde Ángela con fermezza. “Ho scelto l’amore sull’odio. Ho scelto la vita.” Le grida di Leocadia si perdono nella notte mentre viene portata via.


Il processo è rapido. La testimonianza di Ángela è devastante. Un racconto di anni di abusi psicologici che sigilla il destino di sua madre. La sentenza è implacabile: 30 anni di prigione senza possibilità di libertà condizionale. Una condanna a morire in cella.

Nei mesi successivi, il palazzo guarisce lentamente. Curro lotta contro i suoi demoni con l’aiuto della sua famiglia e di padre Samuel. Ángela, ripudiata dalla società, viene accolta a braccia aperte alla Promesa, diventando una Luján a pieno titolo. Leocadia tenta un’ultima, patetica manipolazione, inviando lettere piene di menzogne per seminare discordia. Ma la famiglia unita decide di non leggerle più, negandole ogni potere. Le sue parole non hanno più peso.

Sei mesi dopo, la Promesa celebra il giorno della liberazione. La nascita del piccolo Juan, figlio di Curro e Ángela, è il simbolo di un nuovo inizio. La luce ha vinto sull’oscurità.


Quella notte, Curro e Ángela, con il loro bambino tra le braccia, contemplano le stelle. Hanno conquistato la loro libertà, il loro futuro. Leocadia è sconfitta. La sua ombra si è dissolta, ma le sue ultime lettere hanno seminato semi di dubbio. Quali segreti su Lorenzo de la Mata e Cruz attendono ancora di essere scoperti? Leocadia è in prigione, ma il suo veleno potrebbe ancora scorrere. Cosa credete che nascondano queste ultime, velenose insinuazioni? E soprattutto, credete che la pace per Curro e Ángela sarà davvero duratura, o una nuova tempesta si profila all’orizzonte? Scatenate le vostre teorie più audaci nei commenti. Voglio leggerle tutte. Non dimenticate di lasciare un like se questo racconto epico vi ha tenuto con il fiato sospeso e iscrivetevi per non perdervi i prossimi capitoli, perché la storia alla Promesa è ben lontana dall’essere finita. La calma qui è solo la quiete prima della prossima intriga. M.