LA FORZA DI UNA DONNA DAL 13 AL 18 OTTOBRE: BAHAR SCOPRE IL SEGRETO PIÙ CRUDELDE DI SARP!
Un vortice di dolore, inganni e verità sconvolgenti scuote le vite dei protagonisti: ecco cosa bolle in pentola nella prossima settimana di “La Forza di una Donna”.
Il cuore a volte, in un crudele scherzo del destino, smette di credere ai ricordi, trasformando le dolci melodie del passato in assordanti silenzi. Bahar, la nostra indomita protagonista, sta per affrontare questo abisso nella maniera più devastante possibile. Nelle puntate che andranno in onda dal 13 al 18 ottobre, il suo mondo, già precario, verrà letteralmente stravolto quando scoprirà una verità che potrebbe annientarla.
La settimana si apre con una malinconia palpabile. Nella piccola casa di Ceida, il profumo del caffè tenta invano di scacciare l’ombra del dolore. La piccola Asley, aggrappata alle sue bambole, cerca di riempire il vuoto lasciato da Elit, un’eco di un passato spezzato. Ma la fragile pace viene infranta da una telefonata. Sullo schermo, il nome della dottoressa Jale. Ceida lo fissa, un’esitazione che pesa come un macigno, prima di lasciarlo vibrare fino al silenzio. La forza di parlare, oggi, le manca. “Non è la mia Jale,” mormora ad Asley, con un sorriso che non raggiunge gli occhi, una fragile bugia per proteggere l’innocenza della bambina.
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Il giorno dopo, il ritorno a casa di Enver è segnato da una stanchezza che parla di sforzi e speranze quasi infrante. Ma questa volta, Atice lo accoglie con un sorriso che non si vedeva da tempo. Una buona notizia, finalmente: il vecchio datore di lavoro ha riconosciuto gli anni di dedizione e pagherà la liquidazione. Un abbraccio commosso, occhi lucidi di gratitudine, un fugace momento in cui la vita sembra restituire ciò che aveva tolto. Ma la quiete, come un soffio di vento, è destinata a svanire. Dalla stanza, emerge Sirin, il suo sorriso affilato come un rasoio. “Che succede? Perché tutta questa allegria di prima mattina?” chiede con tono pungente. Enver, preferendo il silenzio, esce. Atice, invece, le racconta del denaro ricevuto. Sirin ascolta a malapena, poi, con freddezza glaciale, commenta: “Davvero fortunata, arrivano sempre quando servono.” Dietro quelle parole, si cela un segreto che la madre non immagina minimamente. Sirin sa che quei soldi non provengono dal datore di lavoro, ma da Sarp. Con una finta innocenza, chiede una parte della somma. Atice si irrigidisce, incalzandola su dove siano finiti i soldi precedentemente ricevuti da Sarp. Sirin, con una risata soffocata, dichiara di averli già spesi, che “oggi tutto costa troppo”. Poi si chiude in bagno, lasciando dietro di sé un silenzio carico di presagi. Atice resta immobile, il terrore che le legge negli occhi troppo familiare per non temere il peggio.
Nel frattempo, Bahar accompagna Nissan e Doruk a scuola. L’aria del mattino è frizzante, ma sul suo viso si legge una tenue speranza. Tenere le mani dei suoi figli le restituisce un barlume di normalità. Davanti all’aula, incontra la dottoressa Jale, il cui sguardo è attento, quasi inquisitore. Le chiede se non stia forzando troppo la ripresa, ma Bahar la rassicura con dolcezza: si sente forte, portare i bambini a scuola è il suo modo di dire alla vita che è pronta a ricominciare. Jale insiste, chiedendole un colloquio. Bahar accetta, sentendo nel profondo che la guarigione del corpo è solo una battaglia, quella dell’anima è un’altra guerra.
Nello stesso istante, in un’altra casa, Ceida si muove come un’ombra. La tavola apparecchiata in cucina la sorprende: un tentativo di ricordarle che la vita va avanti. Ringrazia Yelit con un filo di voce, ma quando le viene chiesto a che ora inizi il lavoro, Ceida distoglie lo sguardo. Non riesce a confessare di essere stata licenziata. Le domande di Yelit la irritano, la ferita è ancora troppo fresca. “Basta, per favore,” mormora infine, gli occhi lucidi.

A scuola, Jale consiglia a Bahar ancora un paio di settimane di riposo, ma Bahar scuote la testa: non può fermarsi, deve essere forte per Nissan e Doruk. Confessa però che i bambini continuano a chiedere del padre e lei non sa più cosa dire. Non vuole mentire, ma neanche spezzare la loro innocenza. Jale le promette di fissare un appuntamento con una pedagogista. Mentre le due parlano, il telefono di Jale squilla: è Atice, preoccupata per Sirin che ha interrotto la terapia.
Più tardi, Bahar cerca un momento di respiro in una caffetteria, ma la calma dura poco. Si trova faccia a faccia con Yusuf. Il suo sguardo è gelido, carico di rabbia repressa. Alla domanda su Arif, Yusuf esplode: le dice che Arif è a casa con il naso rotto, che tutto è colpa sua. Le urla di lasciarlo in pace, di smetterla di portare sofferenza a chi le vuole bene. Bahar resta impietrita, ferita e umiliata, fugge in lacrime. Poco dopo, Arif le apre la porta del suo appartamento, lo sguardo preoccupato. Bahar, con la voce spezzata, gli chiede se è vero che si è fatto male. Lui annuisce e la invita a entrare. Lei si siede, le mani tremanti, il dolore esplode. Dice che è colpa sua se tutto va a rotoli, se anche lui e Sarp sono ai ferri corti. Arif la ascolta, poi pronuncia parole che la disarmano: “Ci si perdona sempre chi si ama davvero, ma dentro di me c’è una ferita che non si rimargina.” Ricorda l’immagine di Bahar tra le braccia di Sarp e le confessa di aver visto tutto. Non la accusa, non la giudica, ma le dice che quell’uomo porterà solo dolore. Eppure, aggiunge: “Lui ci sarà sempre, perché l’amore vero resta anche quando smette di essere ricambiato.” Bahar lo guarda, le lacrime le rigano il viso. “Ti ho amato davvero,” mormora. Arif si volta, cercando di nascondere la propria commozione.
Quando Bahar torna a casa, trova Yeliz ad attenderla. Chiede di Ceida, ma scopre che l’amica non è più in ospedale. Jale le aveva detto di averla licenziata. Le due donne si scambiano uno sguardo preoccupato. C’è qualcosa che non torna. Bahar prova a chiamarla, ma il telefono resta muto. Intanto, Ceida è sola su una panchina del parco. Il vento le spettina i capelli, gli occhi fissi nel vuoto. Nessuna parola, nessuna lacrima, solo il silenzio pesante di chi ha perso tutto e non sa più da dove ricominciare.

Yelit, visibilmente nervosa, accenna a Sirin e le dice che forse lei ha ancora il numero di Sarp. Bahar la fissa negli occhi e la mette in guardia: se le sta nascondendo qualcosa, non la perdonerà mai. Yelit cede e le rivela che la notte del trapianto, Sarp ha accompagnato Sirin in ospedale. Bahar resta sconvolta e un attacco di panico la coglie. Yelit prova a calmarla, spiegandole che non è nulla di quello che immagina, che Sarp non è interessato a Sirin, l’ha solo aiutata. Ma Bahar, in preda all’agitazione, corre via, urlando di lasciarla in pace. Esce dall’edificio e vaga confusa per le strade, sopraffatta dalla gelosia, dal dolore e da una verità che non riesce più a controllare.
Poco dopo, Yelit cerca di raggiungere Bahar per calmarla, vuole spiegarle che Sarp aveva contattato Sirin solo per salvarle la vita. Ma Bahar, sconvolta e fuori di sé, le grida che non vuole sentire altro e si allontana in lacrime. Yelit, agitata, corre fino alla caffetteria di Yusuf e gli chiede dove si trovi Arif. Yusuf, infastidito, le risponde di lasciar stare suo figlio, non vuole che nessuno lo coinvolga ancora in quella storia. Yelit si reca allora direttamente a casa di Arif, bussa alla porta e, con voce tremante, gli confessa di aver commesso un terribile errore. Ha detto a Bahar che Sarp ha accompagnato Sirin in ospedale per il trapianto e ora Bahar è convinta che tra i due ci sia una relazione. Arif le risponde con calma che la reazione di Bahar è comprensibile, anche lui e Ceida avevano sospettato la stessa cosa tempo prima. Le consiglia di non parlare più dell’argomento con Bahar e, se proprio deve chiarire, di farlo con Sarp, l’unico che può spiegare la verità.
Nel frattempo, in casa, Atice prende una somma di denaro nascosta in un vaso sopra i mobili della cucina. Quando sente le voci di Enver e Sirin, rimette tutto a posto e si affretta a riporre il vaso. Poco prima che la figlia entri, Sirin le dice che vuole prepararsi un caffè. Atice, tesa, risponde di no. Sirin le chiede cosa stesse cercando sulla sedia, ma Atice finge tranquillità. Sirin la osserva sospettosa e getta uno sguardo verso i mobili. Poco dopo, Atice esce dalla cucina e, senza che Enver se ne accorga, nasconde nella borsa la busta con il denaro. Enver le chiede se stia per uscire, e lei gli risponde di sì, deve andare in banca a ritirare la liquidazione. Enver si offre di accompagnarla, ma Atice, agitata, rifiuta. Dopo poco, Atice esce di casa. Sirin, curiosa, chiede al padre dove sia andata la madre. Enver dice che è in banca, ma la ragazza scoppia a ridere. Le sembra assurdo che il capo della madre si sia improvvisamente pentito. Enver le chiede cosa intenda dire, ma Sirin scrolla le spalle e sorride. “Sono solo pensieri,” dice. Appena resta sola, Sirin torna in cucina, cerca tra i mobili, apre il vaso e trova la busta. Un sorriso di trionfo le illumina il volto. Prende il denaro, lo nasconde tra i vestiti e si chiude in camera. Seduta allo specchio, controlla la somma, la nasconde sotto il tavolo e si trucca, soddisfatta del proprio inganno.
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Nel frattempo, Ceida è ancora nel parco. Riceve una chiamata da Yelit e risponde infastidita, dicendo di essere impegnata al lavoro. Yelit, preoccupata, le dice che deve tornare subito a casa. Ceida replica che ha troppo da fare, ma Yelit insiste, implorandola di non mentire. Sa già che è stata licenziata. Yelit lo ha raccontato a Bahar. A quelle parole, Ceida si infuria, la rimprovera di aver parlato di lei alle spalle. Yelit cerca di spiegare che non è il momento di discutere, ma Ceida, fuori di sé, riattacca. Yelit prova a richiamarla, ma la donna non risponde più.
Intanto, Atice cammina lungo il mare stringendo la borsa. Dentro c’è il denaro di Sarp. È tesa, preoccupata. Si siede su una panchina e fissa l’acqua. Poi, decisa, si alza e torna a casa. Enver le chiede se davvero l’azienda le ha consegnato quei soldi. Atice annuisce. Enver le racconta che Sirin gli ha fatto delle osservazioni che lo hanno fatto riflettere: non è logico che dopo tanto tempo il capo si sia ricordato di lei. Atice lo guarda negli occhi e gli chiede di non credere a tutto ciò che dice Sirin. Va in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, ma qualcosa la colpisce. Il caffè che la figlia aveva preparato è ancora lì, intatto. Alza lo sguardo verso il vaso dove aveva nascosto il denaro. Il suo cuore accelera. In quell’istante, Sirin entra in cucina. Atice le dice di controllare nella sua stanza e le chiede perché non abbia bevuto il caffè. Sirin, fredda, risponde che non le è piaciuto e se ne va. Appena resta sola, Atice prende una sedia per controllare il vaso, ma il campanello suona improvvisamente. Enver va ad aprire e trova Bahar. Anche Atice si avvicina, sorpresa ma felice di vederla. Bahar, con un’espressione seria, risponde che è lì per parlare con Sirin. Atice ed Enver, confusi, le chiedono perché. Bahar spiega che deve farle una domanda importante. Sa che Sarp ha portato Sirin in ospedale per donarle il midollo. Non vuole giudicare i suoi genitori per non averglielo detto, ma ha bisogno di parlare con Sirin. Enver, preoccupato, le dice che la figlia è nella sua stanza, ma la mette in guardia: “Sirin non sempre dice la verità.” Bahar vorrebbe affrontare la situazione con calma, ma non riesce a trattenersi. Non sa più dove cercare Sarp e non ha tempo da perdere. Dal salotto, chiama Sirin, ordinandole di uscire subito. Atice, inquieta, sussurra a Enver che la figlia userà sicuramente Piril come scudo e che la discussione finirà male. Sirin compare sulla soglia della sua stanza con aria provocatoria. Bahar, trattenendo la rabbia, le chiede di raccontarle ogni dettaglio di quella sera, a cominciare da come è arrivata in ospedale. Le dice che sa bene che Sarp l’ha trovata e l’ha portata lì. Sirin avanza lentamente, guarda i genitori e, con tono freddo, afferma che le dirà tutto. Spiega di essere scappata di casa dopo un litigio con il padre e di aver trascorso alcuni giorni dal suo fidanzato. I genitori, aggiunge, non sapevano della relazione. Bahar, sospettosa, le chiede come mai nessuno sapesse dove si trovasse, mentre Sarp è riuscito a trovarla senza difficoltà. Sirin, con un sorriso beffardo, risponde che anche lei si è chiesta la stessa cosa. Bahar non le crede, le dice che probabilmente mente. Sirin, offesa, le ribatte con disprezzo: “Non capisco perché la sorella pallida e insignificante possa avere una vita sentimentale e lei no.” Bahar la guarda fisso negli occhi e le ripete che vuole solo sapere come Sarp l’ha trovata. “Forse non ha dovuto cercarla affatto perché si erano già visti prima,” aggiunge. Sirin si volta infastidita e le dice che non ha tempo per le sue accuse. Bahar perde la calma, le ordina di parlare subito perché deve ritrovare Sarp a ogni costo. Ma Sirin, visibilmente irritata, corre nella sua stanza e chiude la porta a chiave. Bahar bussa, urla, ma Atice la ferma e la conduce in cucina, cercando di calmarla con un bicchiere d’acqua. La tensione esplode. Bahar afferra un oggetto dal tavolo, torna in salotto e lo scaglia contro la porta della stanza di Sirin, infrangendo il vetro. Urla furiosa chiedendole di uscire immediatamente. Sirin, spaventata, grida aiuto, dicendo che la sorella è impazzita. Atice interviene, cercando di riportare la calma. Bahar, con le lacrime agli occhi, le dice che vuole solo sapere dove si trova Sarp. Sirin, con tono gelido, risponde che non sa come Sarp l’abbia trovata e che dovrà capirlo da sola. Poi prende la borsa e annuncia che andrà via per raggiungere il suo fidanzato. Bahar la segue, decisa a non lasciarla andare. “Ti accompagnerò perché voglio conoscere questo fidanzato,” dice. Sirin la avverte che non è il caso, anche i genitori tentano di fermarla. Bahar chiede loro di occuparsi dei bambini, poi esce di corsa dietro la sorella. Enver agitato commenta che la situazione non può finire bene. Temono che Sirin possa portare Bahar dritta da Piril. Atice, più calma, risponde che se la figlia avesse voluto farle del male, l’avrebbe già fatto. Ma Enver teme che Sirin stia preparando qualcosa di peggiore.
Intanto, per le strade del quartiere, Bahar segue Sirin. Sirin, infastidita, le chiede se intende pedinarla per tutto il giorno. Attraversano la via principale e Sirin nota un vicino. Con tono velenoso gli dice che la donna che la segue è sua sorella, anche se non sembrerebbe, visto quanto è trascurata. Poi aggiunge con crudeltà che è ridotta così perché la loro madre l’ha abbandonata da bambina. L’uomo resta imbarazzato e si allontana. Sirin sale su un taxi, ma Bahar si siede accanto a lei in silenzio. L’atmosfera è tesa, il motore parte e le due sorelle restano fianco a fianco.

Nel frattempo, Ceida entra furiosa nell’ospedale. Si dirige allo studio della dottoressa Jale, lo trova vuoto e si lascia travolgere dalla rabbia. Afferra un barattolo di inchiostro e lo rovescia sul cappotto bianco della dottoressa. Mormora tra sé che se lo merita per averla umiliata e licenziata. Appena raggiunge l’uscita, si trova davanti proprio Jale. La donna la ferma e le dice che la stava cercando da ieri. Ceida, sorpresa ma fredda, finge calma e risponde che era solo passata a trovare un paziente. Jale, con tono gentile, si scusa per tutto ciò che è accaduto e le propone di parlare in privato. Ceida esita, poi accetta. Jale le spiega che a volte anche le persone più attente possono commettere errori. Ceida, amareggiata, le dice che non capisce ancora di cosa sia stata accusata. Le spiega di essere stata trattata come una ladra solo perché è povera. Jale ascolta e le racconta la verità: tutto è nato da un malinteso. Il pupazzo di Doruk, Tulumba, era finito per sbaglio nella borsa di Ceida. Jale aveva creduto che Ceida l’avesse rubato. La dottoressa si rende conto del grave errore e, con sincero rammarico, chiede perdono a Ceida, invitandola a tornare a lavorare. Ma Ceida, ancora ferita, risponde che quella falsa accusa l’ha distrutta e che ha bisogno di tempo per riflettere. Mentre Jale la osserva, nota delle macchie di inchiostro sul pavimento e il barattolo vuoto sulla scrivania. Quando Ceida si volta per uscire, Jale nota le mani sporche di inchiostro. In un istante capisce la verità. Delusa e indignata, le ordina di non tornare mai più e le chiude la porta in faccia.
Nel frattempo, il taxi di Bahar e Sirin si ferma davanti alla villa di Suat. Sirin chiede a Bahar di pagare la corsa e si dirige verso il cancello. Dice che lì vive il suo fidanzato, ma Bahar capisce subito che sta mentendo. Riconosce il luogo, è lo stesso dove Sarp l’aveva trovata tempo prima. Appena varca l’ingresso, Sirin ordina alla guardia di non far passare la sorella. La porta si chiude con un tonfo, lasciando Bahar fuori a gridare disperata il nome di Sirin.
All’interno della villa, Suat accoglie Sirin con un sorriso compiaciuto. Lei si mostra affettuosa e dice di avere notizie importanti. Suat, incuriosito, la invita a sedersi. Sirin racconta che Sarp ha promesso a Bahar di risolvere tutti i suoi problemi per tornare da lei. Aggiunge che Sarp è pieno di debiti e che tra lui e Piril la situazione sta crollando, anche se lei finge che tutto vada bene. Suat ascolta in silenzio. Proprio in quel momento, riceve una telefonata da Piril, agitata e in lacrime, che insiste di dovergli parlare con urgenza. Suat le propone di incontrarsi in un luogo neutro e ordina a Monir di accompagnarla. Poi dice a Sirin che dovrà andare con lui. Lei accetta senza esitazione.

Fuori, Bahar continua ad aspettare la sorella davanti ai cancelli chiusi. Riceve una chiamata da Jale che le comunica di aver fissato per lei un appuntamento con una pedagogista. Bahar chiede di spostarlo, ma la dottoressa le spiega che partirà per una conferenza e non tornerà prima di due settimane. Bahar allora accetta e si allontana.
Proprio mentre Sirin esce dalla villa con Suat, a casa di Atice ed Enver, un operaio finisce di riparare la finestra rotta. Enver lo ringrazia e paga il lavoro. Atice appare nervosa e tesa. Enver l’abbraccia e le suggerisce di uscire insieme. Lei annuisce e accetta con un sorriso stanco.
In un ristorante elegante, Piril è seduta con Munir, è agitata. Gli confida che la notte precedente Sarp si è svegliato furioso. L’ha accusata di essere andata dai genitori di Bahar, di aver nascosto delle fotografie e persino di sapere che Bahar e i bambini erano vivi. Lei, tra le lacrime, gli ha giurato di no, ma lui non le ha creduto ed è uscito di casa. Mentre Munir le porge un fazzoletto, Piril si irrigidisce: vede suo padre entrare nel ristorante insieme a Sirin. Scioccata, lo affronta. Suat la invita a calmarsi e le rivela che Sarp ha parlato con Bahar, promettendole di sistemare ogni cosa per poter tornare da lei. Piril resta impietrita. Suat aggiunge che deve ringraziare Sirin per avergli riferito tutto. La ragazza, soddisfatta, spiega che le foto servivano solo a tenere lontano Sarp da Bahar. “Non sopporto di vederla distruggere la mia famiglia e giuro che farò di tutto per impedire che i due si riavvicinino.” Munir invita Piril a unirsi al loro piano. Piril, rassegnata, chiede quale sia la prossima mossa. Sirin le risponde che possiedono un’arma molto più potente: “Bahar ancora non sa che Sarp è sposato e ha dei figli.” Piril, amareggiata, confessa che Sarp ha usato un documento falso per sposarla, quindi il matrimonio non è nemmeno valido. Sirin sorride con malizia: “Per Bahar non farà alcuna differenza perché quando scoprirà la verità, il suo mondo crollerà.” Il piano è crudele ma perfetto. Bahar deve venire a sapere tutto nel modo più devastante possibile prima che Sarp abbia il coraggio di dirglielo. Piril, con il cuore spezzato, accetta. Sirin alza il bicchiere e brinda. Da quel momento, le due donne diventano alleate in una guerra che promette di distruggere ogni equilibrio.
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Intanto, ignara di tutto, Bahar è a casa con Ceida e Yelit. Bahar racconta alle sue amiche l’incontro avuto con la pedagogista. Le ha consigliato di cercare Sarp e scoprire finalmente la verità sul loro passato per poter aiutare anche i bambini a trovare pace. Ma Bahar, sconfortata, ammette che nessuno sa dove si trovi l’uomo e che rintracciarlo è quasi impossibile. Confessa di essere convinta che Sirin conosca la verità ma non voglia rivelarla. Ceida e Yelit si scambiano uno sguardo preoccupato. Sanno che Bahar ha ragione, ma non trovano le parole per dirlo.
Nel frattempo, nella casa dove vive Sarp, l’uomo è al lavoro nel suo studio. Piril entra in silenzio, si siede accanto a lui e, con voce incerta, gli dice che si dispiace per tutto. Afferma di non aver mai voluto nascondergli nulla. Ammette che recarsi in quella casa è stato un errore, ma non sapeva come agire. Lui la guarda negli occhi e le chiede se davvero ha visto quelle foto e si è taciuta solo per evitare problemi. Piril annuisce. Sarp sospira, le dice che non è colpa sua. Piril insiste, desiderando sapere se lui è ancora arrabbiato. Sarp scuote la testa e torna al lavoro. Appena sola in bagno, Piril chiama suo padre. Suat le consiglia di usare i bambini a suo favore: “Sarp non riuscirebbe mai a dire di no ai propri figli.”
Il giorno seguente, Piril è seduta accanto a Sarp, con i bambini in braccio. Gli dice che si preoccupa per loro. Teme che questo li renda tristi e propone di portarli fuori, magari in una fattoria. Sarp sorride, apprezza l’idea e accetta la proposta. Piril chiama la domestica e le chiede di preparare la colazione per i piccoli, ma la donna risponde che si sono già svegliati e hanno mangiato. Piril si infastidisce, ricordandole che vuole essere presente durante la colazione dei bambini. Poco dopo, manda un messaggio a suo padre per informarlo che ha sistemato le cose con Sarp e che ora tocca lui agire.

Nello stesso momento, Sarp chiama Munir per chiedergli un favore, ma prima si assicura che l’uomo abbia trovato una nuova casa sicura per Bahar e i suoi figli.
Intanto, Bahar cammina per le vie del quartiere assorta nei pensieri. Quando passa davanti alla caffetteria di Arif, lo vede e decide di entrare. L’uomo la accoglie con un sorriso, ma nota subito la stanchezza sul suo volto. Bahar gli racconta di essere passata da un negozio di abiti da sposa che sta cercando personale. Le ha suggerito di parlare con lui. Bahar allora gli chiede se può intercedere per lei. Arif le consiglia di chiedere prima il parere della dottoressa Jale. Poi, con tono sincero, le domanda se ha avuto notizie di Sarp. Bahar abbassa lo sguardo e risponde di no. Arif chiarisce che non lo chiede per gelosia, ma solo perché non vuole che lei o i bambini soffrano ancora. Bahar lo ringrazia con un sorriso triste e lascia la caffetteria. Appena fuori, il suo telefono vibra. Riceve un messaggio e, nel leggerlo, il viso le si spegne, le mani cominciano a tremare. Siede lentamente sul marciapiede, mentre la paura e la confusione le invadono il cuore.
Bahar è ancora seduta davanti al palazzo, il viso pallido, le mani che tremano. Sul telefono, un messaggio di Sarp lampeggia sullo schermo: “Devo vederti subito.” Le gambe le cedono e le chiavi le scivolano dalle dita. In quel momento arriva Arif, la raggiunge e le chiede se sta bene. Lei gli mostra il telefono, incapace di parlare, e sussurra che non riesce a capire perché lui la voglia vedere. È sconvolta, troppo debole per reggersi in piedi. Poi, con voce spezzata, gli dice di non aiutarla più. Gli spiega che non vuole continuare a dipendere da lui, che lui è sempre stato presente, mentre lei non ha saputo dargli nulla. In cambio, si scusa per avergli chiesto aiuto con il lavoro e confessa di non riconoscersi più. Si sente inutile, egoista e persa. Ammette di non meritare la sua gentilezza e di essere dispiaciuta per averlo ferito. Arif la guarda con dolcezza e le risponde che non deve preoccuparsi, che tutto andrà per il meglio. Poi si allontana, lasciandola sola. Bahar resta in silenzio, le lacrime le rigano il viso.

La notte passa lenta, piena di pensieri e di rimorsi. La mattina successiva, Yelit la osserva mentre si prepara. Le chiede se ha intenzione di truccarsi o sistemarsi un po’. Bahar risponde che non è un appuntamento, ma Yelit sorride. Anche se non lo ammette, rivedere Sarp è un’emozione forte. Ceida interviene contrariata: “Non c’è nulla di romantico nel rivedere un uomo che ti ha causato solo dolore.” Le ricorda che Sarp è stato fermato da uomini armati, mentre lei, con due bambini, ha sacrificato tutto per sopravvivere. Secondo Ceida, l’unica cosa buona nella vita di Bahar è Arif. Le consiglia di ascoltare Sarp non con il cuore, ma con la ragione, e di chiedersi se un uomo del genere meriti davvero il suo amore. Yelit la ferma bruscamente, temendo che le sue parole facciano ancora più male.
Poche ore dopo, Bahar arriva in un lussuoso hotel, il luogo scelto da Sarp per incontrarla. Un impiegato la accoglie e le chiede di attendere nella hall. Bahar si guarda intorno, nervosa, senza sapere se essere felice o spaventata.
Ed è qui che tutto cambia. Davanti alla scuola di Nissan e Doruk, un furgone si ferma. Un uomo scende, controlla il telefono e osserva due fotografie: sono proprio quelle dei bambini. Li attende con calma fino a quando li vede uscire nel cortile. Si avvicina a Nisan e, con voce gentile, le dice di essere un amico di suo padre, ma che non può dirlo a nessuno. Nisan, ingenua e piena di speranza, corre a chiamare Doruk. Gli racconta che un amico del loro papà è venuto a prenderli e che devono seguirlo di nascosto. I due piccoli, emozionati, lo seguono senza esitazione.
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Mentre tutto questo accade, Bahar continua ad aspettare nella hall, ignara del pericolo, poi vede avvicinarsi Munir. L’uomo, con il volto teso, le si accosta e le dice che deve parlarle subito. Le rivela con voce grave che i suoi figli sono stati rapiti. Bahar resta impietrita, il sangue le si gela. Chiede spiegazioni, ma Munir non si ferma: deve dirle un’altra verità, ancora più devastante. Sarp ha un’altra famiglia. Bahar lo fissa, incapace di reagire. Munir le chiede di voltarsi e guardare verso l’atrio. Lei obbedisce e ciò che vede le spezza il cuore. Poco distante, Piril la osserva con un sorriso soddisfatto, come se sapesse esattamente cosa stava per accadere. Munir le indica la donna e le dice che quella, la donna con il cappotto nero, è la moglie di Sarp. Bahar non riesce a credere a quelle parole. Il mondo intorno a lei sembra fermarsi. Poi, pochi istanti dopo, Sarp arriva. Uno dei gemelli corre verso di lui e lo chiama “papà”. Sarp lo prende in braccio senza esitazione, accarezza Piril e si allontana con lei e i bambini davanti agli occhi increduli di Bahar. In quel momento, ogni dubbio scompare. Tutto ciò che aveva creduto, ogni speranza si infrange. L’uomo che ama, il padre dei suoi figli, ha un’altra famiglia. Bahar resta immobile con le lacrime che le scendono copiose mentre osserva la scena che le distrugge l’anima. È la fine di un sogno ed è solo l’inizio di una nuova, dolorosa verità.
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