LA FORZA DI UNA DONNA: ANTICIPAZIONI – UNA MORTE CRUDELE SCONVOLGE TUTTO, RIBALTANDO DESTINI E RIVELANDO OSCURI SEGRETI

La notte è squarciata da sirene laceranti, una scia di luci blu e urla disperate illumina la strada. Ceida corre, il cuore in gola, insegue un’ambulanza, ma è troppo tardi. All’interno del sacco nero che viene caricato con fretta, giace il corpo senza vita di Yelitz. Una tragedia improvvisa, un destino crudele che ha spento per sempre la sua voce, lasciando un vuoto incolmabile e un’onda di shock che si propaga rapidamente.

Poche ore dopo, lontano dal caos che avvolge la scena del crimine, troviamo Munir in un bar affollato. Nonostante il brusio circostante, appare isolato, lo sguardo fisso sul suo cellulare. Sullo schermo, una foto di Bahar con i suoi figli, un’immagine che lo tormenta, simbolo del tradimento che porta dentro. Ogni sorso del bicchiere che stringe sembra ricordargli di aver venduto la fiducia di Sarpa Suat, un patto oscuro che ora grava sulla sua coscienza.

All’alba, nella sontuosa villa di Nezir, la tensione è palpabile. Assim entra con un vassoio per la colazione, offrendolo a Nezir, che lo accoglie con una calma apparente. Tuttavia, tra i suoi gesti, traspare un’inquietudine sottile. Controlla meticolosamente che la stanza degli ospiti sia pronta e annuncia con voce glaciale che quella sera la casa dovrà tornare a risplendere come un tempo. Dietro le sue parole si nasconde un ordine perentorio: nessun errore sarà tollerato. Nezir esige obbedienza assoluta e, per ottenerla, affida ad Assim la scelta dei suoi uomini migliori. Assim annuisce in silenzio, consapevole del peso della missione che gli è stata affidata, ed esce. Nezir rimane solo, continua la colazione con gesti meccanici, poi il suo sguardo si posa su una fotografia. Il volto di suo figlio lo riporta a un passato ormai perduto, alimentando in lui una determinazione ancora più ferrea nel pianificare il presente.


Nel frattempo, altrove, Bahar affida i bambini ad Arif, che li accompagna a scuola. La mattina sembra scorrere nella più assoluta normalità. Ceida promette di prendersi cura dei piccoli al loro ritorno, mentre Yelitz affronta la giornata con un’energia rinnovata. Nessuno immagina che, di lì a poche ore, la sua vita verrà spezzata per sempre. Arif accompagna i bambini fuori dall’edificio scolastico, mentre Bahar rimane con Ceida. Tra le due amiche aleggia un’ombra di preoccupazione. Bahar teme che il suo nuovo lavoro alla caffetteria di Emre possa infastidire Ceida. Non vuole vederla ferita o amareggiata e, per questo, è pronta a rinunciare, nonostante sia il suo primo giorno. Ma Ceida la rassicura, la spinge a non pensarci, a correre perché non può permettersi di arrivare in ritardo proprio all’inizio. Bahar si lascia convincere e la saluta, ma Ceida le lancia un pensiero che la tormenta: vorrebbe soltanto sapere se quell’uomo, il suo nuovo capo, ha già una moglie o dei figli. Bahar promette che farà il possibile e si allontana con passo veloce.

Intanto, nella sua nuova stanza, Sirin si sta ancora riaddormentando quando il telefono squilla. È Suat, che con tono mellifluo la invita a cena in un elegante ristorante. Lei, ancora assonnata ma subito incuriosita, chiede se non sia rischioso farsi vedere insieme. Suat, tuttavia, le garantisce di aver scelto un luogo discreto, lontano da occhi indiscreti. Sirin accetta l’invito con entusiasmo e, appena chiude la chiamata, esplode in un sorriso euforico. Adesso non resta che scegliere cosa indossare.

Nel frattempo, Bahar entra nella caffetteria dove inizierà a lavorare come cassiera. Saluta Emre, il nuovo capo, che nota subito la sua puntualità quasi eccessiva. Lei gli spiega che abita poco lontano e per questo è arrivata presto. Emre, con un gesto gentile, la invita a prendersi un tè nell’attesa. Bahar si avvicina al bancone, prende la tazza e, quasi senza volerlo, nota un dettaglio che la colpisce: l’anello nuziale all’anulare del suo capo. Un dettaglio che si imprime nella sua mente come un indizio cruciale.


Altrove, Yelitz è nel negozio di abiti, immersa nel suo nuovo ruolo. Con precisione sorprendente, aiuta una cliente a trovare il vestito perfetto, indovinando taglia, colore e prezzo. Ma una collega, infastidita da tanta sicurezza, la interrompe bruscamente per prendere in mano la situazione. La padrona del negozio osserva la scena e si avvicina incuriosita. Come ha fatto Yelitz a imparare così velocemente ogni dettaglio? Lei, con umiltà, ma anche con un pizzico di orgoglio, ammette di aver passato la notte a studiare fotografie e appunti, perché non voleva fallire. Ricorda perfettamente le parole di Bahar: per ottenere ciò che si desidera, bisogna lottare e impegnarsi. Quelle parole sono diventate la sua guida. La proprietaria la guarda con occhi nuovi, riconoscendo in lei determinazione e fragilità. Allo stesso tempo, le chiede se abbia problemi economici, perché nel caso sarebbe disposta persino ad anticiparle lo stipendio. Un’offerta che lascia Yelitz sorpresa, ma anche profondamente commossa. Con la voce incrinata dall’emozione, Yelitz accetta l’offerta della padrona del negozio e, non appena la donna esce, scoppia in lacrime di felicità. Per lei, quel lavoro non è solo un impiego, ma una possibilità di riscatto.

Intanto, Enver è seduto nella sua officina vuota, le mani intrecciate sulle ginocchia e lo sguardo perso. Nessun cliente, nessun rumore di ferraglia, solo silenzio e preoccupazione. Atice rientra in casa, si toglie il cappotto e lo saluta. Gli chiede come stia. Enver sospira e dice che si sente bene, anche se è stanco di aspettare che arrivi un lavoro qualsiasi. Atice, cercando di spostare il discorso, gli chiede se Sirin sia in casa. Enver scuote la testa e risponde che la figlia è uscita. Ha detto che avrebbe incontrato un amico per parlare di lavoro e poi delle amiche. Atice lo prega di non arrabbiarsi. Dopotutto, Sirin non esce mai, e per una ragazza della sua età è normale voler vivere un po’. Ma Enver non è convinto. Le chiede come sia possibile che una che si lamentava di non avere soldi esca con un vestito elegante e il trucco, come se stesse andando a un matrimonio. Dove ha trovato i soldi? Atice abbassa lo sguardo e dice soltanto che ormai non ne ha più. Enver prova a distogliere il pensiero e la invita a togliersi il cappotto, a sedersi con lui per un caffè, ma Atice scuote la testa. Deve correre da Bahar, che l’ha chiamata dicendo di avere la febbre e di non voler contagiare i bambini. Enver si preoccupa: primo giorno di lavoro e già malata. Lei lo rassicura, promette che passerà la notte con i nipoti per aiutarla e spiega che era passata a casa solo per cambiarsi. Enver accetta, anche se resta turbato.

Poco dopo, Bahar esce dalla caffetteria a fine turno, tossendo e con il volto acceso dalla febbre, mentre Yelitz cammina per strada con un sorriso ancora stampato sulle labbra. Quando nota la vetrina di un negozio di abiti per bambine, non resiste: entra, immaginando Jan con un vestito nuovo. Intanto, Atice telefona alla dottoressa Yil, le racconta che Bahar ha la febbre e non sa se portarla all’ospedale. La dottoressa la tranquillizza, pensa sia solo un virus e promette di richiamarla più tardi per informarsi meglio sui sintomi. Atice la ringrazia e chiede come stia lei. Yil risponde che tutto va bene, anche se ancora senza babysitter. Atice ci pensa un momento e le suggerisce con cautela di prendere in considerazione Ceida. Ma Yil le risponde seccamente di no. Se non avesse fatto quello che ha fatto nel suo ufficio, ora lavorerebbe ancora con Bora. Non vuole più sentirne parlare, chiude la chiamata lasciando Atice pensierosa.


La sera, Atice gioca con Doruk e Nissan. I bambini chiedono se la febbre della mamma sia alta e lei li rassicura: non troppo, presto starà meglio. Per distrarli, propone un gioco, ma da dietro la porta Bahar, con voce stanca, dice che oggi non può ballare con loro come sempre. Allora Atice li stringe a sé e improvvisa un piccolo ballo nel soggiorno, tra le risate dei nipoti. Ceida apparecchia la tavola e chiama Yelitz per la cena. Non ottenendo risposta, entra nella sua stanza e la trova addormentata. Accanto al letto, due sacchetti colorati. Dentro ci sono un vestito per Nissan e un completo per Doruk. Promessa mantenuta. Ceida sorride, li sistema con cura e spegne la luce, lasciandola riposare.

Intanto, in tutt’altra atmosfera, Sirin e Suat sono seduti in un ristorante elegante. Tavoli illuminati da luci calde, piatti raffinati serviti uno dopo l’altro. Suat la guarda negli occhi e le chiede come stia davvero. Sirin smette di sorridere e gli risponde che è stanca. Suo padre vuole che inizi a lavorare, e la cosa peggiore è che ha trovato per lei un impiego in fabbrica, a spostare tessuti tutto il giorno. Lo definisce una punizione. Suat scuote il capo, le dice che non durerà molto. Se non le permetteranno di lasciare quel posto, sarà lui ad aiutarla. Sirin allora sorride di nuovo e accetta quella promessa. Con un filo di voce, gli chiede perché l’abbia portata proprio in quel locale elegante. Suat evita la domanda, le dice solo di godersi la cena e lascia intendere che la sua compagnia è l’unico vero lusso che desidera. Sirin si lascia andare a un sorriso complice e il tempo vola. Quando finalmente si accorgono, è quasi mattina. Il ristorante è vuoto, solo loro due restano con un bicchiere di vino in mano. Suat, un po’ brillo, la ringrazia per la serata e insiste per accompagnarla a casa. Uscendo insieme nel buio della notte, ridono piano, ma altrove l’atmosfera è ben diversa.

Assim si trova nella casa di Nezir, circondato da uomini armati. Il tono della sua voce è grave, ogni parola pesa come un ordine. Spiega che quella sera non possono commettere errori, perché la missione che li attende è una delle più delicate di sempre. Assim consegna agli uomini un mazzo di chiavi. Il metallo brilla sotto la luce fioca della sala. Con voce dura, ricorda loro che Bahar e i bambini devono arrivare sani e salvi alla fine della notte. In caso contrario, pagheranno conseguenze terribili. Chiede loro se hanno capito. Gli uomini annuiscono, salgono sul furgone e lasciano la villa, diretti verso la casa di Bahar. Dalla finestra, Nezir osserva in silenzio. I suoi occhi si perdono nei ricordi. Rivede suo figlio bambino che corre felice nel giardino, poi ragazzo, poi uomo, con un sorriso che non tornerà mai più. L’immagine si spegne, sostituita dal ricordo straziante del giorno in cui vide il suo cadavere. Un sospiro lungo e cupo gli scuote il petto. Alle sue spalle, Assim rientra nella villa.


Intanto, Sirin è in auto con Suat, diretti verso casa. Gli chiede: “Perché sembri così felice da quella mattina? È soltanto per la cena che abbiamo condiviso.” Suat sorride con quell’aria misteriosa che la mette sempre in allerta. Le confessa che no, non è solo per la cena, è perché crede sia arrivato il momento che lei sappia la verità. Con voce bassa e ferma, le rivela che quella notte Bahar e i suoi figli saranno rapiti da Nezir. Potrebbero portarli via da un momento all’altro. Sirin sbianca, la voce le trema mentre chiede perché quell’uomo dovrebbe fare una cosa simile. Suat le spiega che è tutto un piano. Nezir vuole attirare Sarp, sa che lui correrà a salvare la sua famiglia e in quel momento potrà vendicarsi. Li assicura che Bahar e i bambini non verranno feriti, ma Sarp soffrirà terribilmente, e aggiunge con un sorriso che gela il sangue che per lui sarà anche un sollievo. Non dovrà più competere con Bahar. Sirin sconvolta finge un sorriso incerto e mormora che è un piano geniale. Dentro di sé, però, il cuore le martella. Suat le prende le mani mentre lei resta immobile, persa nei suoi pensieri. Quando arrivano a casa, Sirin lo saluta sottovoce, cercando di non attirare attenzione. Si chiude subito nella sua stanza, il volto teso come una maschera.

Nell’altra casa, Atice dorme accanto ai nipotini. Un lamento rompe la quiete, Nisa si agita nel sonno. Atice le sfiora la fronte e sente subito il calore della febbre. Preoccupata, corre a svegliare Bahar e le dice che la piccola sta male e hanno bisogno di medicine. Bahar, ancora assonnata, prende Nisa tra le braccia e si accorge che la febbre è alta. Atice fruga tra gli armadietti, ma i barattoli sono vuoti. Con conto deciso dice che andrà da Yelitz a chiedere aiuto. Bahar stringe la figlia che continua a lamentarsi: “Ho freddo, mamma, tanto freddo.” Lei la tiene stretta, sussurrandole che si prenderà cura di lei per sempre. Poco dopo, Yelitz e Ceida entrano nell’appartamento portando dello sciroppo. Atice prepara una bacinella con acqua e aceto, immerge un panno e lo posa sulla fronte della bambina. Nissa piange. Bahar cerca di calmarla: “Abbi pazienza, amore mio. Ti sto curando proprio come faceva mia nonna con me.” Quelle parole accendono un sorriso sulle labbra di Atice, un piccolo raggio di dolcezza in una notte carica di ombre.

Yusuf è seduto sul letto, il corpo rigido e gli occhi che si muovono inquieti nell’oscurità. All’improvviso, il telefono vibra. È uno degli uomini di Assim. Yusuf, colui che ha consegnato loro le chiavi e l’accesso all’edificio, riconosce subito la voce. L’uomo gli dice di uscire immediatamente perché stanno arrivando. Yusuf, agitato, mormora un “va bene” e chiude la chiamata. Resta a fissare il vuoto, pensando a come fuggire con Arif a quell’ora senza destare sospetti. Decide allora di fingersi malato, si sdraia e comincia a urlare. Arif corre nella stanza del padre e lo trova contorto nei finti dolori. Yusuf, con voce spezzata, gli chiede di portarlo in ospedale. Arif annuisce e corre a prendere la macchina, mentre Yusuf lo segue con lo sguardo carico di tensione. Nel frattempo, nel furgone degli uomini, l’aria è pesante. Uno di loro tira fuori una pistola, ma il compagno lo ferma e gli chiede di riporla, ricordandogli che la missione è rapire una donna e due bambini, non spargere sangue. Poco dopo, Arif e due suoi amici sollevano Yusuf e lo aiutano a salire in macchina, diretti verso l’ospedale.


Altrove, Sirin si sveglia con un forte mal di testa, si trascina in cucina a cercare una medicina, ma non trova nulla. Disperata, bussa alla porta dei genitori e domanda della madre. Enver apre con lo sguardo stanco e le dice che Atice sta dormendo a casa di Bahar, ma che lui l’aiuterà a cercare il medicinale. Quelle parole fanno gelare Sirin. Ricorda ciò che Suat le ha confidato sul destino che attende Bahar quella notte. In preda al panico, gli chiede perché sua madre sia proprio lì. Enver risponde che Bahar è malata e Atice si è fermata per assisterla. Sirin, disperata, lascia la stanza e cade preda del panico, convinta che sua madre finirà coinvolta nel rapimento. Enver la raggiunge, ma Sirin in lacrime esplode, urlandogli addosso che sua madre non doveva trovarsi lì oggi.

Nel frattempo, a casa di Bahar, la situazione peggiora. Tutte si stringono attorno a Nissa, che continua a stare molto male. Ceida, preoccupata, insiste che bisogna chiamare Arif e portarla in ospedale. Lo chiama subito e gli dice che la bambina ha urgente bisogno di lui. Arif, con voce tesa, risponde che è già in viaggio verso l’ospedale con suo padre, ma promette che appena torna le aiuterà. In quel preciso momento, un colpo secco scuote la casa. Qualcuno bussa con forza alla porta di Bahar. Yelitz si affretta ad aprire e davanti a lei compare Sarp, il volto segnato dall’angoscia. Con urgenza, dice a Bahar di prendere le sue cose e di scappare immediatamente. Arif, ancora con il telefono in mano, ascolta ogni parola e resta pietrificato, travolto dalla sorpresa. Arif guarda suo padre e capisce immediatamente tutto. Con voce ferma, ordina all’autista di tornare a casa il più in fretta possibile.

Intanto, nell’appartamento, Bahar dice a Sarp che non andrà da nessuna parte. Lui si avvicina, le sussurra all’orecchio che degli uomini stanno arrivando proprio ora per prenderli. Bahar rimane scioccata, ma gli dice che lì ci sono sua madre e le sue amiche e non ha alcuna intenzione di abbandonarle. Ceida, Atice ed Yelitz, però, la stringono con decisione. “Non siamo noi quelli che vogliono. Devi pensare ai bambini e andartene.” Velocemente infilano un cappotto a Nissa, mentre Bahar e Sarp aiutano Doruk a vestirsi. I quattro scendono le scale, ma quando sono pronti a uscire, vedono il furgone dei malviventi fermarsi davanti alla casa. Si rifugiano sotto le scale al primo piano, nascosti nell’ombra, mentre gli uomini sfondano l’ingresso e bussano con violenza alla porta dell’appartamento. Da dietro la parete, sentono Atice e Ceida chiedere cosa vogliano. Gli uomini rispondono freddi: “Siamo qui soltanto per i bambini e la loro madre.” Sarp stringe la pistola in mano, punta l’arma contro i malviventi che sorvegliano l’entrata, minaccia anche l’autista del furgone, poi ordina a Bahar di portare i figli e salire subito nella sua auto. In quel momento, Arif arriva e assiste a tutta la scena, paralizzato dall’impotenza. Bahar corre verso la macchina di Sarp, sale con i bambini e l’uomo parte a tutta velocità. Pochi istanti dopo, dall’appartamento di Bahar esplodono degli spari. Gli uomini scendono di corsa. Uno dei complici chiede chi sia stato colpito. La risposta è glaciale: “Hanno ucciso una donna.” Poi spariscono nella notte. Arif resta sconvolto, con lo sguardo fisso verso la finestra della casa.


Altrove, Enver è seduto accanto a Sirin e le porge una medicina con tono severo. Le dice di smetterla di comportarsi come una bambina e di essere gelosa perché Atice correrà sempre da Bahar se lei ha bisogno. Si alza, le dice che è meglio che torni a letto ed esce dalla stanza. Poco dopo, Enver riceve una chiamata da Arif che gli racconta tutto ciò che è accaduto. Sirin, terrorizzata, entra piangendo e chiede cosa sia successo. Enver le spiega che hanno tentato di rapire Bahar e i bambini, ma Sarp è arrivato prima e li ha portati via. Aggiunge che deve correre subito lì. Sirin insiste per accompagnarlo, ma Enver, furioso, la ferma. Le urla che lei è l’ultima persona che qualcuno di loro vorrebbe vedere. Andrà a prendere sua madre e la riporterà a casa. Sirin lo rincorre supplicandolo, ma lui le urla di no ed esce di casa. Sirin è nel panico. Enver prova a chiamare Arif, ma non riceve risposta, così prende un taxi e parte. Sirin chiama Suat, implorando che non succeda nulla a sua madre. Lui la richiama poco dopo e, quando Sirin lo accusa di tutto, le risponde con freddezza che nulla è andato come previsto. Sarp, in qualche modo, ha scoperto tutto ed è riuscito a portare via Bahar e i bambini. Qualcuno lo ha avvertito. Sirin sbianca e gli chiede se sta insinuando che sia stata lei. Suat risponde di sì, perché nessun altro avrebbe potuto farlo. Aggiunge che dopo quella fuga gli uomini di Nezir hanno ucciso una donna. Sirin terrorizzata, gli chiede chi sia stata la vittima, perché anche sua madre era lì e ha bisogno di saperlo. Ma Suat, furioso, le dice che non ha alcuna intenzione di dirglielo e le chiude il telefono in faccia.

Sirin, sull’orlo della follia, prova a chiamare sua madre che non risponde. La voce le si spezza, poi esplode in un urlo isterico, maledicendo Sarp e gridando che spera che muoia perché è tutta colpa sua. Intanto, Enver arriva in taxi nel quartiere di Arif. Trova ambulanze, polizia e una folla di persone radunate attorno all’edificio, immerse in un caos di sirene e paura. Enver corre e supera la barriera della scena del crimine. Trova Arif che, con voce tesa, gli racconta l’accaduto e gli dice che una di loro è morta. Enver rimane impietrito mentre vede gli uomini della polizia portare via un cadavere chiuso in un sacco nero. Le lacrime gli rigano il volto, pensa che sia Atice. Disperato, entra nell’edificio, ma subito la sua angoscia si spegne quando scorge Atice e Ceida scendere le scale, i vestiti macchiati di sangue. Atice lo abbraccia forte e soltanto allora Enver scopre che la vittima non è sua moglie, la donna morta è Yelitz. Ceida corre verso l’ambulanza urlando che la lascino salire insieme alla sua amica. Si rifiuta di credere a ciò che è successo. Grida che deve accompagnare Yelitz perché altrimenti lei si arrabbierà. Continua a urlare senza tregua finché Arif la stringe tra le braccia e cerca di calmarla, sussurrandole che ormai non c’è più nulla da fare, che Yelitz è morta e non tornerà mai più. Poco dopo, i due tornano da Atice ed Enver, e tutti insieme si stringono in un abbraccio disperato, uniti dallo stesso dolore.

Intanto, Bahar è seduta sul sedile posteriore dell’auto di Sarp insieme ai figli. Nissa piange senza sosta e la madre, cercando di calmarla, le dice che era soltanto un gioco. Doruk, arrabbiato, esplode: “Non voglio più giocare a quel modo.” “Nemmeno io,” aggiunge Nissa con la voce tremante. “Perché dovremmo giocare con le pistole?” Bahar e Sarp si scambiano uno sguardo e provano a rassicurarli, spiegando che era solo una messa in scena, che avevano chiesto ad alcuni amici di fingere per far capire loro quanto le armi siano pericolose. Doruk non si lascia convincere. Se quegli uomini erano davvero amici di suo padre, allora Sarp dovrebbe dire loro di smetterla con scherzi così, perché spaventano i suoi figli. Poi Doruk guarda il padre e gli chiede se lui abbia un migliore amico e come si chiama. Sarp, fissando lo specchietto retrovisore, risponde che la sua unica e più grande amica è la loro madre Bahar, la migliore che abbia mai avuto nella vita. Doruk allora lo incalza: “E perché l’hai abbandonata?” Sarp resta in silenzio per un attimo, poi dice soltanto che era stato costretto a farlo. Il bambino continua a tempestarlo di domande, ma Bahar lo ferma, gli dice che ne parleranno un’altra volta. Poi Bahar, preoccupata per la figlia, chiede a Sarp di farla vedere subito da un medico. Non ha potuto prendere il cellulare e non sa come abbassare la febbre di Nissa. Sarp le risponde che appena arrivati chiamerà un dottore e li condurrà in un posto pieno di sorprese dove potranno essere felici. Aggiunge che ci sono anche bellissimi vestiti per Nissa. La bambina, asciugandosi le lacrime, sorride, dice che ama i vestiti e ricorda che il vestito azzurro che lui aveva regalato a Bahar era stato trasformato in un vestito per lei. Sarp resta in silenzio, poi rievoca quel giorno lontano, quando lo aveva regalato a Bahar per il suo compleanno. Nissa racconta che sua madre aveva sacrificato il suo abito più bello per farne uno per lei, perché non c’erano soldi per comprarne uno nuovo. Sarp abbassa lo sguardo, la tristezza gli segna il volto. Nissa continua dicendo che sua zia le aveva promesso un vestito nuovo con il suo primo stipendio. Sarp allora dice che Yelitz doveva voler loro davvero molto bene.


Altrove, Sirin vaga disperata perché non sa ancora cosa sia accaduto a sua madre. In preda alla follia, prende le sue cose ed esce di casa. All’improvviso, vede arrivare l’auto di Arif. Lui sta aiutando Ceida, sconvolta, mentre Enver sostiene Atice, stremata. Sirin corre incontro alla madre piangendo, le dice che era terrorizzata e che stava per uscire a cercarla. Nota subito che il pigiama di Atice è macchiato di sangue e le chiede se è ferita. Enver interviene e le spiega che il sangue non è suo. Mentre si avviano verso casa, Sirin insiste: “Allora, di chi è quel sangue?” La risposta di Enver cade come un macigno. È di Yelitz. Sirin resta senza fiato, incredula, e chiede se Yelitz sia soltanto ferita o in ospedale. Ceida, fuori di sé dal dolore, non smette di piangere. Arif, con voce spezzata, dà a Sirin la notizia che la sorella è morta. Ceida, ancora in fase di negazione, urla che non è vero, mentre Atice le si avvicina con dolcezza e le dice di trovare la forza per andare avanti, perché Yelitz non avrebbe mai voluto vederla così.

Ceida, sconvolta, non vuole rientrare in casa. Dice che non riuscirà mai a dormire da sola, non con il peso di quello che è appena successo. Atice allora le parla con voce calma ma ferma: “Staremo tutti insieme, ci sosterremo a vicenda perché tu devi farti forza. Hai un figlio di cui occuparti e anche se il dolore sembra insopportabile, solo uniti riusciremo a trovare la forza necessaria per andare avanti.” Ma proprio in quel momento, Atice vacilla, cade tra le braccia di Enver e tutti accorrono in suo aiuto.

Nel frattempo, Sarp è ancora in auto con Bahar e i bambini. Con il telefono in mano, chiama Munir e gli dice che è già in viaggio verso l’indirizzo che gli ha dato. Gli confida di avere bisogno di due cose: un medico per Nissa, la cui febbre continua a salire, e soprattutto vuole sapere cosa è accaduto dopo la loro fuga. Munir risponde dal divano, seduto accanto a Suat, che ascolta ogni parola della telefonata. Munir spiega che il medico dovrà aspettare. In questo momento nessuno può muoversi. Nezir è furioso e bisogna mantenere la calma. Poi, con voce pesante, aggiunge che una vicina di Bahar è stata colpita da un proiettile ed è morta. Sarp rimane sconvolto, stringe la cornetta e riattacca senza aggiungere altro. Bahar, turbata, gli chiede cosa gli abbiano detto. Sarp rimane sconvolto, trattenendo il dolore, mentre risponde che tutti stanno bene. Bahar sospira sollevata. Poco dopo, Munir si volta verso Suat e gli chiede cosa diranno a Piril. Suat, freddo, risponde che racconteranno che Sarp è andato via con i bambini per proteggerli. Munir annuisce e si alza, ma Suat lo ferma e gli chiede se sia stato lui a informare Sarp di ciò che stava per accadere. Munir scuote il capo e giura che non lo farebbe mai, spiegando che Sarp l’ha chiamato non appena ha saputo del rapimento e gli ha chiesto l’indirizzo della casa. Munir aggiunge che, a suo parere, è stata Sirin a far trapelare la notizia. Suat lo fissa con sospetto, gli chiede di andarsene e rimane solo, immerso nei suoi pensieri cupi.


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