“Il Vento della Tragedia: Un Turbinio di Dolore, Segreti e Speranza Sfiducia nel Nuovo Capitolo di ‘La Forza di una Donna'”

Il destino ha un modo crudele di intrecciare le vite, specialmente quando il velo della tragedia cala senza preavviso. Nelle prossime, elettrizzanti puntate di “La Forza di una Donna”, in onda da lunedì 3 a venerdì 7 novembre, le fondamenta di un mondo già precario verranno scosse fino alle radici, rivelando verità inconfessabili e mettendo a nudo anime tormentate. Preparatevi a un turbine di emozioni che vi terrà con il fiato sospeso, perché gli eventi che si dipaneranno sono destinati a lasciare cicatrici indelebili. Io sono Isabella, e vi invito a rimanere con me fino alla fine, perché i colpi di scena che vi attendono sono di un’intensità sconvolgente. Iscrivetevi al canale e lasciate un like per non perdere nemmeno un istante di questo dramma che si consuma sullo schermo.

Un Lutto Devastante e il Peso Insopportabile del Senso di Colpa

Il cuore di Jida è un pugno di dolore serrato, le mani che stringono un bicchiere d’acqua offerto con premura da Atige, ma il liquido rimasto intatto, specchio della sua anima inaridita dalla sofferenza. L’unica, lacerante ossessione che martella nella sua mente è quella di raggiungere l’obitorio. Non per rivedere, non per un ultimo saluto concesso, ma per sentire una vicinanza fisica, una tangibile presenza che le permetta di credere che Yelis non sia stata abbandonata nell’ombra gelida di quel luogo impersonale. Atige, con una compassione profonda e silenziosa, non cerca di dissuaderla. Cosa potrebbe offrire, di fronte a una perdita così devastante? Se la prossimità fisica a quel luogo di dolore può lenire anche solo un frammento della sofferenza straziante di Jida, allora non esiterà ad accompagnarla.


Ma il ricordo della sera precedente esplode nella mente di Jida con una violenza accecante, trasformando il dolore in un tormento letteralmente insopportabile. Le immagini si ripresentano con una crudezza brutale: loro tre, immobilizzate sul pavimento freddo, terrorizzate oltre ogni limite umano, mentre uomini armati dominavano la scena con una violenza disumana. La furia di uno di loro, completamente fuori controllo, urlava domande minacciose su Bahar, domande a cui nessuna delle tre osava rispondere per timore delle conseguenze. Di fronte a quel silenzio ostinato, l’uomo aveva afferrato Jida con una brutalità animalesca, premendole la canna gelida di una pistola contro il corpo tremante. Yelis, con un gesto di istinto puro, senza pensare alle conseguenze, si era sollevata dal pavimento in un estremo tentativo di salvare l’amica. Quel gesto, però, era stato l’ultimo atto consapevole della sua giovane esistenza. Lo sparo aveva lacerato l’aria, le braccia di Jida l’avevano stretta con tutta la forza rimasta, mentre la vita le sfuggiva via, inesorabilmente. Quel momento maledetto, Jida ne è certa, la perseguiterà per l’eternità. Il senso di colpa la divora dall’interno con una ferocia incessante. Se solo avesse compreso in tempo la gravità irreversibile di quel momento, se solo avesse potuto stringerla più forte, sussurrarle quanto la amasse profondamente e incondizionatamente. Invece, per anni, ha riservato a Yelis parole aspre e dure, un trattamento così terribilmente diverso dall’affetto profondo che ha sempre dimostrato verso Bahar. Atige, con una saggezza commovente, le sussurra che Yelis sapeva benissimo di essere amata, anche senza la necessità di sentirselo pronunciare ogni giorno. Jida confessa poi l’ultima, fragile speranza che l’ha tenuta sveglia durante quell’infinita notte: che Yelis le apparisse in sogno, anche solo per un istante fugace. Ma l’oscurità del sonno è rimasta vuota, desolata come un deserto senza fine. Cede infine, abbandonandosi tra le braccia di Atige, completamente sopraffatta.

La Dirompente Ignoranza dei Bambini e la Cruda Realizzazione di Sarp

Mentre a chilometri di distanza il lutto divampa, la vita scorre con una spensieratezza quasi offensiva in contrasto. La colazione si consuma in un’atmosfera che sembra appartenere a una dimensione parallela. Bahar e Sarp siedono ai bambini attorno al tavolo, le risate infantili riempiono la stanza di un calore apparentemente sereno. Nisan, con un sorriso radioso, racconta di aver sognato Yelis durante la notte, un sogno così vivido da sembrare reale. Bahar alza lo sguardo, sorpresa da questa straordinaria coincidenza, rivelando che anche lei ha avuto lo stesso identico sogno. La bambina descrive con dovizia di particolari un parco giochi baciato dal sole, un’altalena che volava alta verso il cielo azzurro, Yelis che la spingeva ridendo con quella sua risata contagiosa. Poi, giochi condivisi, risate spontanee e momenti di pura felicità infantile. Bahar ascolta con dolcezza, dicendole che racconteranno tutto a Yelis quando la rivedranno.


Nissan si volta poi verso Sarp, con una positività genuina e disarmante, chiedendogli se conosca personalmente Yelis. Il padre risponde, cercando di nascondere la crescente tensione che gli attanaglia lo stomaco, spiegando che si tratta della madre dei compagni di gioco dei suoi figli. La bambina insiste con innocenza devastante, domandando come faccia a saperlo. Sarp lancia un’occhiata complice a Doruk, rivelando che glielo aveva raccontato lui durante il tragitto sul furgone. Doruk interviene, con una domanda che trafigge il cuore di chiunque conosca la verità: chiede alla madre quando Yelis verrà a trovarli in quella casa isolata. Bahar risponde con naturalezza che, se dovessero rimanere lì ancora per qualche giorno, verrà sicuramente anche lei, portando con sé i suoi bambini per farli giocare tutti insieme.

Il sangue di Sarp si ghiaccia improvvisamente nelle vene mentre realizza l’abisso di inconsapevolezza in cui navigano i suoi figli. Cerca di mascherare l’angoscia, chiedendo se questi bambini li vedano esclusivamente nell’ambiente scolastico. Nisan risponde con semplicità che abitano proprio di fronte alla loro casa, nella dimora di Jida. In quell’istante preciso, tutto si incastra nella mente di Sarp, in un quadro terrificante e inevitabile. Le parole di Munir risuonano come un’eco sinistra e minacciosa: “Una vicina di Bahar uccisa brutalmente con colpi d’arma da fuoco.” Calcola rapidamente le coincidenze impossibili da ignorare, i dettagli che combaciano perfettamente, l’ubicazione geografica che corrisponde. Realizza con orrore crescente e paralizzante che si tratta proprio di Yelis, la donna che i suoi figli adorano con tutto il cuore, quella che hanno appena sognato con tanta gioia, quella che aspettano di rivedere presto con impazienza. L’espressione di Sarp si pietrifica progressivamente mentre assorbe la verità devastante che non può, non può condividere con nessuno in quella stanza.

Un Incontro di Poteri e una Minaccia Latente


In un’altra zona della città, l’atmosfera è carica di una tensione completamente diversa, ma ugualmente opprimente. Shirin varca la soglia dell’imponente residenza di Suat, accompagnata da Enver, visibilmente preoccupato, e Ariff, che a malapena riesce a contenere la rabbia che gli ribolle dentro. La domestica li introduce con formalità rigida e impersonale. Attraversano corridoi opulenti, che trasudano ricchezza e potere, fino a raggiungere il salone principale dove Suat li attende, seduto con una postura regale che comunica inequivocabilmente autorità e distacco emotivo.

Shirin rompe il silenzio pesante con ringraziamenti formali per l’udienza concessa. Suat, senza indugiare in convenevoli, va dritto al punto, invitandoli a esporre il motivo della loro visita con chiarezza. Enver si fa coraggiosamente avanti, la voce tesa ma controllata, raccontando con dovizia di dettagli inquietanti che Sarp ha portato via Bahar e i bambini, avvertendoli dell’arrivo imminente di uomini pericolosi. Quegli individui minacciosi si sono presentati esattamente come previsto, hanno sparato senza esitazione, uccidendo una donna che viveva nel loro stabile: Yelis, una madre, un’amica, una presenza fondamentale nelle loro vite.

Suat inclina leggermente il capo, con un’espressione che sembra manifestare dispiacere, anche se gli occhi rimangono freddi e calcolatori. Offre condoglianze formali che suonano vuote. Poi, con una pausa studiata, pone la domanda che cambia completamente il tono della conversazione: “Perché vi trovate qui da me?” Ariff esplode improvvisamente con violenza verbale incontrollata, urlando la domanda che gli brucia dentro: “Dove diavolo si trova Bahar in questo momento?” Il silenzio di Suat è eloquente. Enver tenta disperatamente di riportare un minimo di calma, spiegando che sono semplicemente preoccupati per l’incolumità di Bahar e dei bambini, desiderando solo sapere che stanno bene e al sicuro. Suat si appoggia allo schienale della poltrona, le dita intrecciate, comunicando controllo assoluto. Spiega con tono distaccato che la situazione è complessa e sfuggita al suo controllo. Rivela di aver sempre protetto Sarp perché è il padre dei suoi nipoti, ma che ora le circostanze sono sfuggite anche al suo potere. Conclude affermando, con tono definitivo, di non sapere dove si trovi Bahar. Enver lo accusa apertamente di mentire. Ariff perde ogni freno inibitorio, si scaglia avanti, afferra Suat per il bavero, la voce che diventa un urlo straziante: “Dove sono?” Le guardie irrompono, creando una situazione di minaccia letale. Ariff si blocca, sopraffatto dall’istinto di sopravvivenza. Enver lo afferra per il braccio, sibilando: “Non ne vale la pena, guarda le armi puntate, dobbiamo uscire vivi.” Ariff si libera con violenza contenuta e si dirige verso l’uscita, Enver lo segue. Shirin resta un istante, lo sguardo fisso su Suat, ma l’uomo non le rivolge un’occhiata. Il congedo è gelido, definitivo.


Un Abbraccio di Dolore e la Tensione di un Incontro Inaspettato

L’abitazione di Atige riceve poco dopo una nuova visitatrice che porta con sé un’ondata di empatia. Jale attraversa la soglia con il volto segnato dalla tragedia. Appena scorge Atige, la stringe in un abbraccio prolungato. Sussurra che Enver le ha raccontato ogni dettaglio della sera precedente. Atige, tremante, ammette di essere ancora sotto shock. Jale chiede immediatamente dove si trovi Jida. Atige indica la sala, spiegando che non poteva lasciarla sola ad affrontare un dolore di tale portata. Jale trova Jida seduta, immobile, lo sguardo perso nel vuoto. La chiama dolcemente. Jida si volta lentamente, senza pronunciare parola. Jale si siede accanto a lei, le prende la mano e le porge le sue condoglianze più sentite. Jida riesce a sussurrare un ringraziamento. Jale nota il freddo pungente nella casa. Atige sussurra che è stata Jida stessa a volerlo, perché Yelis è al freddo nell’obitorio, e Jida vuole sentire la stessa sensazione fisica. Jida si alza con una determinazione sorprendente, annunciando che è ora di andare. Atige e Jale non chiedono spiegazioni e la seguono verso l’obitorio.

Piril irrompe senza preavviso nella dimora di Suat, trascinandosi dietro Munir, visibilmente preoccupato. Suat la rimprovera severamente per essersi presentata contro il suo ordine. Piril ribatte che inizialmente era d’accordo, ma Munir ha insistito per questo incontro, temendo che Piril compia un gesto folle e potenzialmente suicida. Piril dichiara con voce cristallina la sua intenzione: vuole recarsi immediatamente da Sarp, nonostante tutti i rischi. Suat le ricorda che avevano concordato di evitare ogni contatto. Ma Piril non arretra. Rivela di aver fatto un’intera sessione di shopping compulsivo, acquistando tutto ciò che potrebbe servire a Bahar e ai bambini. Suat esplode verbalmente, facendole notare con sarcasmo tagliente che nessuno le ha richiesto quel gesto pericoloso. Munir tenta l’ultima carta della ragione, ricordandole che la sera prima hanno assassinato brutalmente una donna innocente e che gli uomini di Nezir non scherzano. Piril lo fissa con occhi di ghiaccio e dichiara che nemmeno lei scherza, e nessuno al mondo la fermerà. Non cerca permessi, ma solo perché Munir ha insistito per questo confronto. Si dirige verso l’uscita, ordinando a Munir di seguirla. Suat resta solo, il volto segnato da una preoccupazione paterna.


La Verità Spezzata e la Lotta per la Sopravvivenza

Nella casa isolata, Bahar sta riordinando i piatti della colazione. Sarp insiste per aiutarla, ma lei rifiuta educatamente. Ha qualcosa di importante da dirle. Bahar lo anticipa, dicendo di sapere cosa vuole dirle e quanto sia dispiaciuto. Ammette anche lei che avrebbe preferito che nulla di tutto ciò fosse accaduto. Comprende che non è colpa sua, che lui credeva fossero tutti morti, mentre loro erano convinti della sua morte. Capisce che i suoi problemi insormontabili gli hanno impedito di tornare. Gli dice di perdonarlo per il passato, ma gli ricorda che ora ha un’altra moglie e altri due figli che dipendono da lui. Sarp cerca di intervenire, ma Bahar lo blocca. Non vuole ascoltare altro sul passato. L’unica cosa che le importa è la sincerità: vuole sapere quali pericoli stanno affrontando concretamente. Propone di parlarne la sera, quando i bambini dormiranno. Sarp implora di ascoltarlo, ma Bahar lo interrompe: “Devo forse sentire anche come ti sei innamorato progressivamente di un’altra donna mentre noi soffrivamo credendoti morto?” Sarp resta in silenzio. Doruk irrompe, correndo verso di loro con un giocattolo nuovo. Sarp, con gesti pratici, bacia il figlio. Bahar riprende, annunciando la necessità di uscire per trovare un caricabatterie o un luogo pubblico per chiamare la famiglia. Sarp risponde con veemenza: è troppo pericoloso uscire, conoscono la sua automobile. Bahar lo fissa con occhi ardenti di frustrazione: “Sai veramente cosa significa essere profondamente preoccupati per qualcuno che ami?” Comunica che ha bisogno impellente di contattare la sua famiglia e lo farà con o senza il suo permesso. Lui resterà con i bambini. Si dirige verso i figli. Sarp tenta un’ultima disperata opposizione, proponendo di andare tutti insieme. Bahar ribatte che non possiede nemmeno i soldi per un caricabatterie. Sarp le porge delle banconote. Bahar le prende con freddezza e esce nella mattina gelida, lasciando Sarp paralizzato dalla preoccupazione.

Ariff avanza lungo un sentiero desolato, avvolta da un silenzio opprimente. Emre raggiunge il vecchio quartiere, ansioso, e chiede a un passante quale appartamento appartenga a Bahar. Yusuf, seduto al bar, nota la conversazione. Il passante indica l’appartamento e rivela con voce grave che la sera precedente hanno assassinato una giovane donna proprio in quel palazzo. Il sangue si gela nelle vene di Emre. Chiede l’identità della vittima. L’uomo scuote la testa e si allontana. Yusuf si avvicina e chiede chi stia cercando. Quando Emre rivela di cercare Bahar e chiede con terrore se sia lei la vittima, Yusuf lo rassicura: non si tratta di Bahar. Emre tira un sospiro di sollievo, ma Yusuf aggiunge che Bahar non è più lì, è andata via senza lasciare tracce.


Sedute su una panchina fuori dall’obitorio, Jale propone un tè caldo. Atige rifiuta. Jida sussurra che Yelis sa che sono lì per lei. La pioggia cade. Sarp gioca con i figli quando bussano energicamente alla porta. Nisan corre ad aprire, convinta sia sua madre, ma trova Piril, accompagnata dai gemelli, Munir e Leila, con valigie. Nissan resta impietrita. Sarp arriva, spiazzato. Piril entra con studiata disinvoltura. Nissan ringrazia Piril per i vestiti ricevuti. Piril chiede se le siano piaciuti. Nissan si rivolge a Doruk: “Zia Piril, la persona misteriosa che ha mandato tutti quei vestiti.” Sarp non è felice. Si rivolge a Munir: “Siete completamente impazziti?” Munir spiega che Nezir ha scoperto la loro ubicazione. Sarp ribatte che Nisan e Doruk sono sconvolti. Piril interviene: “Non sono qui per rovinare la tua bella famigliola riunita.” Sarp le dice che non è il momento per scenate. Piril ribatte che si aspettava almeno che chiedesse come stesse. Sarp le dice che è preoccupato per la loro incolumità. Piril ribadisce che Ali e Homer hanno gli stessi diritti. Sarp lo riconosce. Lei chiarisce di volerli proteggere da una minaccia reale. Rivela che è stata lei ad avvertirlo dell’arrivo di Nezir. Sarp conferma e la ringrazia eternamente. Si rivolge a Munir: “Trova un’altra sistemazione per Piril e i figli, non possiamo restare tutti insieme.” Piril resta senza parole. Sarp chiede a Munir se ha scoperto l’identità della donna uccisa. Munir conferma: “Yelis.” Sarp è scioccato. Si allontana, portandosi una mano tremante alla bocca, ripensando alla colazione, alla leggerezza con cui avevano parlato di lei. Piril chiede se la conoscesse. Sarp nega, spiegando che era la madre degli amici dei suoi figli. Avverte entrambi: Bahar non dovrà scoprire nulla della morte di Yelis, altrimenti vorrà tornare subito.

In automobile, Ariff dice a Enver che è ora di chiamare la polizia. Enver concorda, Bahar non sparirebbe. Shirin li avverte: sarebbe un errore fatale. Quella gente ha vietato di coinvolgere le forze dell’ordine. Ariff si irrita: “Yelis è morta in circostanze atroci, non possiamo aspettare che succeda lo stesso a Bahar.” Il telefono di Enver squilla. È Leila. Comunica che Bahar e i bambini stanno bene, sono al sicuro. Chiede di non rivelare nulla sulla morte di Yelis quando Bahar li chiamerà, altrimenti vorrà andarsene. Ariff chiede chi fosse. Enver, spiazzato, ammette che una donna ha detto che Bahar chiamerà presto e che stanno bene, ma non devono rivelarle nulla su Yelis. Shirin prende la notizia come un sollievo: se Bahar chiama, sta bene. Enver resta indeciso. Ariff non accetta di nascondere la verità. Enver dice che quelle persone sono pericolose e non possono compromettere la sicurezza dei bambini. Avviserà Atige. Shirin ascolta attentamente.

Yusuf è al bar, in stato di ubriachezza. Ariff cerca suo padre. Lo trova in un locale vicino, ubriaco fradicio. Ariff versa una bottiglia d’acqua fredda su di lui. Chiede se il malore fosse reale. Yusuf ammette che era una finzione. Lo ha fatto perché lo avevano minacciato di morte. Confessa di essere stato pagato. Ariff esce dal locale con il cuore spezzato.


Sarp è alla finestra, perso nei pensieri. Guarda Leila interagire con i gemelli. Guarda l’orologio. Bahar manca da troppo tempo. Doruk chiede chi fosse l’uomo che se n’è andato. Sarp spiega che è Munir. Doruk chiede chi sia la donna che si occupa dei bebè. Leila, collabora. Doruk commenta che anche zia Yelis aiuta la mamma. Nisan chiede dove sia la madre. Sarp rassicura i figli, andrà a cercarla. Bahar fa il suo ingresso. Si scusa per averli fatti preoccupare. Guarda i figli, nota che si sono cambiati. Il suo sguardo si sposta, resta pietrificata. I gemelli sono lì. Sarp le chiede di parlare in privato, ma Piril appare alle sue spalle, le tende la mano e si presenta. Bahar finge normalità, ricambia il saluto. Dice che è un piacere conoscerla. Si rivolge ai figli: “Avete ringraziato zia Piril per i regali?” I bambini annuiscono timidamente. Bahar dice di non aver conosciuto Ali e Homer. Si avvicina a loro, li saluta, commenta quanto siano belli come la loro madre. Aggiunge che Nisan e Doruk sono i loro fratelli. Bahar si alza improvvisamente, annuncia di aver lasciato cadere qualcosa e si infila il cappotto. Esce correndo. Sarp la segue. Fuori, Sarp le dice che non immaginava che sarebbero venuti. Piril spiega che Nezir li ha scoperti. Bahar risponde che comprende le sue ragioni, ma è uscita solo per cercare qualcosa che ha perso. Cerca di trattenere le lacrime. Sarp la abbraccia, tentando di spiegarle. Bahar, alterata, esplode: “L’unica cosa che capisco è che non avreste mai dovuto venire qui e dovresti scusarti con tua moglie, non con me.” Sarp insiste. Bahar gli dà uno schiaffo. Sarp la guarda e la abbraccia forte. Piril li osserva dalla finestra, il volto contratto dalla rabbia. Bahar spinge via Sarp ed entra in casa. Si siede con i figli. Sarp entra subito dopo. Piril, piena di risentimento, chiede se abbia trovato ciò che cercava. Bahar risponde che crede di averlo perso per sempre, ma aveva un enorme valore sentimentale. Piril non aggiunge altro. Bahar invita i figli a giocare.

Jida torna a casa, sale le scale e vede l’appartamento di Bahar sigillato con il nastro “scena del crimine”. Resta immobile, i ricordi traumatici la travolgono. Gli uomini che hanno assassinato Yelis urlavano minacciosi. Jida rimuove i nastri e apre la porta. Nella sala è disegnata la posizione del corpo di Yelis. Sul pavimento c’è una macchia di sangue rappreso. I ricordi ritornano con violenza. Con il dolore che le dilania l’anima, Jida prende prodotti per la pulizia e strofina via il sangue. Pulisce anche il corridoio e le scale. Finalmente, apre la porta del suo appartamento e sorride tra le lacrime, ricordando i momenti felici.

Nella caffetteria di Ariff, un amico gli dice quanto sia ingiusto che Yelis sia morta così. Si sente dispiaciuto per i suoi figli. Ariff guarda verso la finestra dell’appartamento di Bahar. L’amico gli chiede se Bahar sia con suo marito. Ariff chiede come faccia a saperlo. L’uomo risponde che Yusuf lo ha detto a tutti: si trovano in un luogo sicuro. Ariff, deluso dal comportamento del padre, commenta amaramente. L’amico gli fa notare che Ariff si è sempre innamorato della donna sbagliata. Ariff risponde che rischia tutto per la felicità di Bahar e che non bisogna mai arrendersi.


Nella caffetteria dove lavorava Bahar, Emre riceve la visita di una donna licenziata. Emre risponde di no, ha già una cassiera: Bahar. La donna chiede perché non stia lavorando. Emre spiega che è andato a casa sua e ha scoperto che la vicina è stata assassinata. La donna chiede perché si preoccupi tanto per una dipendente appena assunta. Emre spiega che si è informato e Bahar si è ripresa da una malattia. Le avrebbe detto che l’avrebbe sostenuta. Il suo telefono è spento. La donna commenta che probabilmente non tornerà e lui potrebbe assumere lei. Emre accetta che lei lo aiuti quel giorno.

Jida esce dalla sua camera. La sua mente traumatizzata le gioca brutti scherzi. Vede Yelis uscire dalla cucina, rimproverandola per non averle tenuto del cibo. Gli occhi di Jida si riempiono di lacrime. Entra nella camera di Yelis, vede le borse regalo. Tira fuori un vestito per Nisan, lo getta sul letto e corre fuori dalla stanza, sopraffatta dal dolore. Jida corre alla caffetteria di Ariff. Lui le chiede preoccupato cosa le stia succedendo. Lei risponde che le risulta impossibile restare in quella casa. Ha pulito l’appartamento di Bahar, ma non serve a nulla. Ariff dice che avrebbe potuto farlo qualcun altro. Jida ribatte che non avrebbe permesso che qualcun altro pulisse quel sangue. Racconta di aver visto Yelis nel suo appartamento. Non sa se la stava solo immaginando. Ariff le dice che può restare lì quanto desidera e le farà compagnia. Le comunica che una donna sconosciuta ha chiamato Enver dicendogli che Bahar sta bene. Ariff sta per chiederle di non dire nulla a Bahar riguardo a Yelis quando riceve una telefonata dall’ex capo di Yelis. Quest’uomo gli dice che Yelis è una ladra. Ariff chiede sconvolto. Cemal spiega che sua moglie le aveva pagato il lavoro in anticipo, ma Yelis non è tornata. Ariff esplode furioso: “Yelis è stata assassinata, non era una ladra!” Chiude bruscamente la chiamata e racconta a Jida la conversazione. Jida si altera e si alza di scatto. Dice che troverà quel negozio e ripulirà il nome della sua amica. Ariff le risponde che può fare ciò che vuole. Jida grida esaltata quando sente la voce di Emre che la chiama. Emre si avvicina, sorridendo e salutandola calorosamente. Jida ammette che è il proprietario del caffè. Emre conferma, l’ha riconosciuta subito. L’abbraccia con evidente felicità. Le chiede dove sia stata tutto questo tempo. Jida si scusa, spiegando che quel giorno hanno un funerale. Emre capisce. Rivela di essere andato a cercare la sua dipendente e ha saputo che la sua vicina era morta. Chiede ad Ariff se la conosca. Il suo nome è Bahar. Ariff conferma che è sua vicina. Emre chiede ad Ariff di dirle che può tornare a lavorare quando vuole. Poi si congeda.

Che cosa farà ora Jida? E la convivenza tra Piril e Bahar sarà possibile? Fatemi sapere nei commenti se volete sapere cosa accadrà scrivendo qui sotto: “Nuovi episodi”. Io sono Isabella e come sempre vi ringrazio per aver visto il video!