Il silenzio della notte è squarciato da un urlo. Un grido che porta con sé tutta la frustrazione, il tradimento e la furia accumulata.

Bahar, finalmente in possesso della verità agghiacciante sui piani di Piril, non riesce più a contenere l’esplosione emotiva. Le parole si trasformano in accuse urlate, gli spintoni diventano una lotta disperata per far emergere la scomoda realtà. Piril, colta di sorpresa e sopraffatta dalla reazione veemente di Bahar, tenta una fuga disperata, un ultimo, vano tentativo di nascondere le proprie malefatte. Ma il destino, o forse la necessità di riportare ordine in un caos ormai fuori controllo, interviene con la figura imponente di Sarp. Con un gesto deciso, blocca Piril, separando le due donne in preda a una furia incontrollabile. Il dado è tratto. La verità è uscita allo scoperto, e le conseguenze, inarrestabili come una valanga, si abbatteranno su tutti.

Mentre la casa piomba in un silenzio carico di tensione, Piril giace a letto, la testa sul cuscino, la luce del comodino a illuminare una scena immobile. Ma l’apparente calma è ingannevole. Doruk, il figlio, apre piano la porta, attirato dall’inquietudine che sembra aleggiare nell’aria. Confessa di non riuscire a dormire, e senza attendere risposta, si infila accanto a lei. Piril si irrigidisce per un istante, il suo corpo tradisce una tensione sottile, ma riesce a mascherarla, fingendo una serenità che non prova. Sistema la coperta, riprende in mano il libro. La storia dei sonnambuli, una metafora inquietante che Doruk, con la sua innocenza disarmante, accoglie con curiosità. Desidera provare quel vagare notturno, ignaro del profondo significato nascosto nelle parole di sua madre. Poco dopo, Sarp entra nella stanza. Osserva il figlio e la moglie, un sorriso enigmatico sulle labbra. Il bambino corre verso di lui, un rifugio tra le sue braccia. Sarp lo solleva, lo porta con sé nel loro letto. Doruk, stretto al padre, si abbandona al sonno. Piril, invece, rimane immobile, lo sguardo fisso sul soffitto, un’ombra di inquietudine che si posa sul suo volto. La pace apparente fuori dalla porta cela una tempesta che si sta preparando al suo interno.

Lontano, in un luogo ignoto, Bahar non dorme. La menzogna, il tradimento, il gioco sporco: tutto è ora chiaro nella sua mente. Presto, quando il silenzio della notte cederà il passo all’alba, la sua rabbia esploderà, una tempesta inarrestabile che travolgerà ogni ostacolo. Nel salotto, Enver, Hatic e Sirin si preparano all’oscurità. Le conversazioni sono brevi, spezzate da silenzi carichi di un’ansia non confessata. Nessuno nomina la parola che pesa su tutti, ma tutti la percepiscono. Credono che sia una notte come tante altre, ignari che Bahar ha già preso la sua decisione, una decisione irrevocabile.


Nel frattempo, la notte avanza. Atice e suo marito, prima di coricarsi, decidono di chiamare Ceida. Un gesto di preoccupazione o forse un tentativo di riconnettersi in un momento di incertezza. Hatic, pur infastidita, passa il telefono. La voce di Ceida, dall’altra parte, è calma, apparentemente serena. Parla di pulizie completate, di una casa in ordine, pronta ad accogliere chiunque. Ma appena la chiamata si interrompe, la realtà si rivela cruda e disordinata. La casa è un disastro, piatti ovunque, bottiglie vuote. Ceida è sdraiata sul divano, svuotata, lo sguardo perso nel vuoto. Sirin rompe il silenzio, chiedendo notizie di Bahar. Enver, con un sarcasmo amaro, ipotizza che sia felicemente con Sarp. Sirin, però, non ci crede, allude alla presenza di Piril e dei gemelli. Enver e Atice si scambiano uno sguardo sorpreso, una nuova incognita che si aggiunge al già complesso quadro.

All’alba, Piril si sveglia. Sarp e Doruk dormono ancora accanto a lei. Si alza con cautela, il ricordo di aver nascosto il cellulare nell’armadio la spinge a un’azione furtiva. Lo prende senza fare rumore. Doruk, fingendo un sonno profondo, la osserva con gli occhi socchiusi, la storia dei sonnambuli ancora impressa nella sua mente. Convinto che sua madre stia camminando nel sonno, si alza per seguirla. Piril si dirige in salotto, chiama Munir. Le parole sono sussurrate, urgenti. Ammette di avere poco tempo. Sarp è venuto a conoscenza del rapimento e lei ha risposto che era stato Munir a informarla. Munir nega, ma Piril lo avverte: se Sarp le chiederà qualcosa, dovrà dire ciò che lei vuole. Nascosto dietro un tavolo, Doruk ascolta, sempre più convinto della sonnambulia materna. Munir le fa notare che Sarp scoprirà tutto. Piril, imperturbabile, risponde che non le importa. Doruk torna di corsa in camera.

Nello stesso istante, Bahar scende le scale. Il suo passo si arresta bruscamente. Trova Piril seduta in salotto, che nasconde frettolosamente il telefono. Piril tenta di giustificarsi, dice di non aver dormito e chiede di parlare. Si avvicina, dichiara di non averla invitata in quell’hotel né di aver ordinato il rapimento dei bambini. Afferma che una madre non potrebbe mai fare una cosa del genere. Bahar la osserva, senza rispondere. Piril insiste, le chiede un favore: Sarp deve credere che si conoscessero già a scuola. Bahar chiede il perché, Piril risponde di volerglielo raccontare personalmente. Bahar, stanca e disillusa, chiude la conversazione, afferma di non essere interessata a quell’uomo e se ne va. Piril resta sorpresa, la osserva salire le scale in silenzio.


Il giorno seguente, Ceida si sveglia sul divano, la casa in disordine. Le parole di Arif e Camille risuonano nella sua mente, il ricordo di essere stata chiamata ladra. Si alza di scatto, la rabbia la pervade, ma riesce a ricomporsi ed esce. Raggiunge il negozio di abiti da sposa, dove si trovano Camille, sua moglie e un’impiegata. Chiede chi sia il proprietario, e una volta scopertolo, perde ogni controllo. Manichini rovesciati, abiti distrutti, urla contro chiunque osi insultare la sua amica. Mentre il negozio piomba nel caos, Ceida apre la borsa, estrae una bottiglia di candeggina e la versa su tutti gli abiti da sposa. L’odore acre si diffonde nell’aria, mentre afferra gli ornamenti e li scaglia contro la vetrata, mandandola in frantumi. I presenti restano immobili, terrorizzati. Ceida li guarda e li sfida: possono chiamare la polizia, chiunque vogliano.

A casa, Atice è in cucina con Sirin. Enver entra, chiede se abbiano chiamato Ceida. Atice risponde che è ancora presto, forse sta dormendo. Enver insiste, chiede di farlo subito. Atice compone il numero, ma Ceida non risponde. Enver prende il telefono, chiama Arif. Si rassicura, pensando che Ceida stia dormendo o facendo la doccia. Arif risponde e ascolta la richiesta di Enver. Conferma che Ceida sta bene, ma aggiunge che è diretta al negozio dove lavorava Yelit. C’è stata una lite e vuole evitare che chiamino la polizia. Enver, sorpreso, racconta tutto a sua moglie. Arif arriva al negozio e si ferma davanti alla vetrina distrutta. All’interno, gli agenti parlano con Camille. Vede Ceida seduta nella volante, il volto afflitto.

Nella casa sicura, tutti fanno colazione. Doruk rompe il silenzio, chiede a Piril perché non va mai a vedere i suoi figli, ipotizzando che siano brutti. Piril e Nissan sorridono, ma Bahar interviene, ammonendo Doruk. Sono suoi fratelli e sono bellissimi. Piril offre di occuparsi dei gemelli quando Bahar non c’è. Nissan aggiunge che è lo stesso quando Ceida si prende cura di Bora. Doruk chiede se Piril sia dottoressa come Bahar. Lei risponde di essere un’insegnante di inglese, ma non lavora perché i gemelli sono piccoli. Doruk, incuriosito, chiede se Piril gli insegnerà l’inglese, e lei accetta. Nissan aggiunge che anche Arif sa l’inglese, avendo studiato all’università. Bahar conferma, Arif ha studiato ingegneria. Sarp resta in silenzio, pensieroso. Nissan dice che Arif avrebbe potuto finire gli studi, ma ha lasciato per altre ragioni. Piril chiede chi sia Arif. Nissan risponde che è suo zio, che li ama molto e vorrebbe chiamarlo. Sarp dice che non c’è campo, ma Doruk lo smentisce: la notte prima ha sentito Piril parlare al telefono mentre dormiva. Piril si irrigidisce, cerca di cambiare argomento. Sarp resta a riflettere.


Nel frattempo, Sirin riceve una chiamata da Suat. Le dice che un’auto la verrà a prendere tra trenta minuti. Sirin risponde che non può, sua madre è malata. Suat le ordina di smetterla con le scuse. Lei chiude la chiamata nervosa. Ceida e Arif tornano verso il quartiere. Ceida guarda Arif e dice che forse sarebbe stato meglio restare in prigione invece di scusarsi con quell’uomo e pagare i danni. Arif le chiede di calmarsi, di non peggiorare la situazione. Tutti sono stanchi. Enver e Atice incontrano le due donne alla caffetteria. Enver chiede a Ceida cosa le sia passato per la testa. Atice cerca di fermarlo, ma Ceida lo guarda e dice che dopotutto è suo padre, e ha il diritto di rimproverarla, ma ciò che l’aspetta dopo questa colazione cambierà ogni equilibrio. Ceida abbraccia Enver. Lui le dice di andare a riposare e chiede ad Atice di accompagnarla, perché deve parlare con Arif. Le due donne si allontanano, mentre Enver e Arif si dirigono altrove.

In un ristorante elegante, Suat aspetta Sirin. Lei arriva, indossa un abito aderente, elegante, lo sguardo freddo. Si comporta come se fosse arrabbiata. Suat pensa che lo stia punendo per come l’ha trattata ultimamente. Uno dei suoi uomini appoggia un cofanetto sul tavolo. Suat lo apre, dice di volerle chiedere scusa perché ora sa che non è stata lei a informare Sarp. Apre il cofanetto: un bracciale di diamanti. Suat glielo mette al polso, definendolo uno splendido gioiello. Sirin lo osserva quasi incredula. Suat le chiede perché non sembri felice. Sirin risponde che si aspettava un anello, non un bracciale, e non gli lascia il tempo di replicare, dicendo che è meglio ordinare da mangiare perché ha fame.

Arif ed Enver arrivano alla caffetteria di Emre. Esun li serve al tavolo. Arif chiede di parlare con il proprietario. Esun risponde che non è un buon momento, Emre è arrabbiato con alcuni dipendenti. Enver insiste e Esun va a chiamare Emre. Emre si avvicina al tavolo, Arif lo presenta come il padre di Bahar, e i tre si siedono. Enver ringrazia Emre per essersi preoccupato di Bahar, per averla cercata e per averle offerto di tornare al lavoro. Emre risponde che gli piacerebbe molto rivederla, è una donna buona e gentile. Emre ringrazia a sua volta, poi spiega che non sono lì per Bahar, ma per Ceida. Sanno che sono amici e che oggi ha distrutto un negozio. Emre scoppia a ridere, dice che la pazza Ceida non è cambiata. Chiede quale negozio. Arif risponde che è quello dove lavorava la sua amica assassinata. Il sorriso di Emre scompare, poi dice che ora capisce tutto.


Nel frattempo, Suat entra nel suo ufficio. Munir lo aspetta, teso. Gli dice di aver ricevuto una chiamata da Piril la notte precedente. Gli ha raccontato che Sarp l’ha costretta a dire come avesse saputo del rapimento e che lei ha dovuto rispondere che era stato Munir a informarla. Gli ha ordinato di confermarlo se Sarp dovesse chiederglielo. Suat si alza di scatto, furioso. Non capisce perché sua figlia abbia voluto coinvolgere Munir. Dice che è una pugnalata alle spalle. Munir conferma, aggiungendo che Piril sta facendo sembrare Suat inaffidabile, ma ammette che è stata astuta, calcolando ogni dettaglio. Suat annuisce, contrariato ma colpito.

Munir prova a uscire, ma il telefono squilla. È Sarp, la sua voce gelida. Ordina a Munir di andare subito alla casa, ma avverte che quando varcò quella porta, niente sarà più come prima. Munir dice che non è una buona idea, che se qualcuno lo seguisse, potrebbe metterli in pericolo. Ma Sarp non vuole sentire scuse. Ordina di trovare un modo per arrivare comunque. Ha troppi dubbi e vuole chiarirli di persona. Munir chiude la chiamata. Suat lo guarda e gli dice di fare come chiede Sarp, di andare e scoprire tutto ciò che può. Munir annuisce ed esce dall’ufficio.

Sirin torna a casa dopo l’incontro con Suat. Entra nella sua stanza, sorride guardando il bracciale di diamanti. Lo osserva brillare sotto la luce, poi si chiede dove nasconderlo per non farlo scoprire ai suoi genitori. Lo infila dentro una scatola di colore accanto al letto, chiude il coperchio e sorride soddisfatta. Ancora una volta, ha ottenuto ciò che voleva.


Ceida è in cucina con Atice, le chiede di non tornare più sull’argomento del disastro che ha combinato. Dice che dopo aver distrutto tutto si sente meglio. Versare la candeggina sui vestiti e rompere tutto è stato liberatorio. Qualcuno bussa alla porta. Atice apre e vede Emre. Lui si presenta e dice che cerca Ceida. Lei, sentendolo, prova a nascondersi, ma Emre entra e la saluta. Ceida lo guarda in silenzio, senza muoversi.

Nella casa sicura, Bahar e i bambini dipingono nella sala da pranzo. Doruk si lamenta, vuole guardare la televisione. Nissan risponde che è rotta. Doruk si rivolge a Piril, la chiama maestra e chiede di poter usare il tablet per giocare. Nissan lo ferma, dice che non c’è internet e che non deve chiamarla così. La porta squilla. Bahar va ad aprire. Davanti a lei, Munir le chiede di non spaventarsi, dice che è lì perché Sarp lo ha fatto chiamare. Bahar annuisce e lo fa entrare. Sarp è in cucina, prepara il pranzo. Quando vede Munir, lo saluta. Munir indossa una sciarpa e dice che ha un po’ di raffreddore, per questo la voce roca. Sarp lo osserva sospettoso, dice che è strano, poco prima la sua voce era normale. Munir risponde che nel frattempo è peggiorato e lo segue in cucina. Bahar e i bambini escono in giardino a giocare. Munir informa Sarp che Suat non lo sostiene più. Pensa che voglia abbandonare Piril perché non l’ha mai amata davvero. Sarp lo ringrazia per essere lì, per averlo aiutato, per aver salvato Bahar e i bambini. Dice che non si aspettava tanta lealtà da lui. Munir risponde che hanno vissuto molto insieme e che sa quanto Sarp sia una brava persona, solo sfortunata. Confessa di sentirsi in colpa per non aver indagato abbastanza quando Sirin disse che Bahar era morta. Se lo avesse fatto, nulla di questo sarebbe accaduto. Sarp lo prende per le spalle e dice che ora quel debito è saldato. Munir esce di casa.

Bahar lo insegue, lo raggiunge, lo afferra per le braccia e inizia a gridargli. Sarp corre dietro di lei per fermarla. Bahar urla che sa chi è davvero quell’uomo. Lo prende per il collo e dice che è lui l’uomo che ha rapito i suoi figli, che l’ha convocata all’hotel e poi l’ha minacciata. Sarp cerca di calmarla, dice che non è possibile, che Munir lavora per lui, non può aver fatto una cosa simile. Bahar lo sfida a chiederglielo in faccia. Aggiunge che non è nemmeno malato, perché ora la sua voce è tornata normale. Sarp fissa Munir confuso. Bahar continua ad accusarlo. Dice che è stato lui a scriverle dal numero di Sarp per andare in quell’hotel e che, anche se non l’ha visto, riconoscerebbe quella voce ovunque. Piril l’osserva dalla porta, spaventata. Munir tenta di difendersi, nega tutto, ma Bahar gli chiede se anche Sarp è complice. Dice che quella voce la sente ogni notte negli incubi, ma stavolta la verità non potrà più nascondersi. L’uomo le mostrò Nisan e Doruk sullo schermo di un telefono. Li vedeva accanto a Piril e ai suoi figli. Poi un’auto la riportò vicino a casa. Sarp afferra Munir per il collo, la rabbia negli occhi, pronto a spezzargli l’osso. Gli chiede se tutto questo è vero. Munir risponde di no. Bahar allora si volta verso Piril e le chiede se è stata lei a pianificare tutto. Le corre dietro. Piril cerca di chiudere la porta, ma Bahar la spinge con forza, la prende per il collo e le urla di dire la verità. Piril trema, le chiede di calmarsi. Nissan e Doruk osservano terrorizzati. Sarp si avvicina e chiede a Bahar di fermarsi. Lei si gira verso i figli, li guarda e lentamente lascia Piril.


Un’ora prima, Bahar camminava nel giardino con i bambini e Leila. I piccoli videro alcune auto parcheggiate davanti alla casa e chiesero di salirci solo un minuto. Bahar acconsentì e una guardia li accompagnò. Dentro, i bambini ridevano curiosi. Dietro un sedile, uno schermo. La guardia lo accese, apparvero le notizie. Improvvisamente sullo schermo comparve la foto di Elif. Nissan e Doruk si preoccuparono e chiesero di alzare il volume, ma in quell’istante due auto si avvicinarono a tutta velocità. Le guardie estrassero le armi. Bahar gridò i nomi dei suoi figli. Una delle auto colpì quella dove erano seduti. Sarp e Munir corsero all’ingresso. Munir li coprì mentre Sarp tirava fuori i bambini e li portava al sicuro. Munir urla di proteggere tutti. Bahar, stringendo Doruk, riconosce la sua voce. È la stessa dell’hotel. Tutto le torna in mente.

Dentro casa, Sarp ordina di chiudere porte e finestre. Prende un’arma ed esce. Si avvicina all’auto distrutta, apre la portiera e punta la pistola all’autista, pretendendo di sapere chi lo ha mandato. Il ragazzo, terrorizzato, dice che stavano solo correndo, che è stato un incidente. Sarp ordina a Munir di verificare. Gli uomini portano i conducenti dentro casa. Poi Sarp torna nella stanza dove tutti si sono rifugiati. Dice che è stato un malinteso. Solo due ragazzi, nessun attacco. Chiede a tutti di calmarsi. Tornano in salotto. Doruk chiede a suo padre perché abbia un’arma, dicendo che è pericolosa e che i figli potrebbero trovarla. Sarp si scusa e dice che ha ragione. Doruk chiede a Bahar se anche Arif ne ha una. Lei risponde di no e dice che il padre si è scusato e che non la vedranno più. Doruk chiede solo che Ali e Omer non la trovino. Sarp promette. I bambini si stringono a Bahar. Nissan racconta che nell’auto avevano visto al telegiornale la foto di Yelit. Non hanno sentito l’audio, ma vogliono scoprire perché fosse lì. Bahar si alza, indossa il cappotto e dice che andrà a controllare lei stessa. Sarp la guarda. Doruk si avvicina a Piril e le dice di non avere paura. La abbraccia. Piril sorride, ma Nissan la osserva seria, in silenzio.

Ciò che Bahar sta per scoprire cambierà ogni cosa.


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