Damián, a Pezzi, Chiede a Luz una Diagnosi su Andrés – “Sogni di Libertà”

Il dramma alla “Colonia”: il futuro di Andrés è incerto, Damián è schiacciato dal senso di colpa e dalla disperazione.

La tenuta di “La Colonia” è avvolta da un’ombra di angoscia e incertezza. Il destino di Andrés, figura centrale e tormentata di “Sogni di Libertà”, pende da un filo sottilissimo, lasciando i suoi cari in uno stato di profonda sofferenza. In un momento di straziante vulnerabilità, Damián, consumato dal dolore e dal rimorso, si rivolge a Luz, l’unica speranza di comprensione e di possibile salvezza, cercando una verità che teme possa essere devastante quanto l’attesa stessa.

Le parole del medico, pronunciate con la fredda obiettività che solo la medicina sa conferire, sono un macigno sulla già fragile psiche di Damián. “Andrés è qui con noi e può sentirci. L’unica cosa è che il suo cervello mantiene solo le funzioni vitali, non quelle cognitive.” Questa dichiarazione, brutale nella sua semplicità, apre uno squarcio sul futuro incerto del giovane. La prospettiva che Andrés possa svegliarsi, ma non essere più lo stesso, è un colpo che Damián fatica a metabolizzare.


Le complicazioni non si fermano qui. Oltre ai danni subiti dall’esplosione – un evento che ha sconvolto l’ordine prestabilito della tenuta – è emersa un’emorragia interna cerebrale. Le ore critiche trascorse durante l’operazione, con il cervello di Andrés sottoposto a un periodo di privazione di ossigeno, gettano un’ulteriore ombra di terrore. “È un brutto segno, vero?” chiede Damián, la voce rotta dall’emozione, una supplica muta di negazione.

Luz, nonostante la sua professionalità, non può offrire illusioni. “Tutto dipende dai danni che il cervello ha subito per la mancanza di ossigeno, ma questo non potremo saperlo finché non si sveglierà,” spiega con pragmatismo, mentre il peso delle parole ricade sulle spalle già curve di Damián. La diagnosi è appesa a un filo invisibile, una bomba a orologeria che potrebbe esplodere in qualsiasi momento.

La possibilità di sequele permanenti è reale e concreta. Damián, divorato dalla paura, insiste per una risposta chiara, rifiutando le mezze misure. “Per favore, non venirmi con le mezze misure. Luz, Andrés potrebbe avere delle sequele?” La risposta di Luz, per quanto diplomatica, è implacabile nella sua onestà: “Sì.”


Le implicazioni sono sconvolgenti. Dagli amnesie profonde a alterazioni sensoriali del sistema nervoso, fino a disfunzioni motorie che potrebbero segnare per sempre il corso della vita di Andrés. Ogni parola pronunciata da Luz è un nuovo colpo inferto al cuore già ferito di Damián.

Ma la disperazione di Damián non è solo legata alla condizione fisica di Andrés. È intrisa di un senso di colpa divorante, un fardello insopportabile che lo schiaccia. “Non mi interessa come rimarrà. Io voglio solo che sopravviva,” sussurra, le lacrime che solcano il suo volto segnato dalla sofferenza. “Due mesi fa ho perso mio figlio. Non voglio perderne un altro. Non posso perderne un altro.” Il riferimento alla perdita del suo primogenito è un’eco straziante del dolore che lo attanaglia, un dolore che si ripresenta con la furia di un ciclone.

La mente di Damián vaga in un abisso di autocolpevolizzazione. “Dovevo cambiare la caldaia, dovevo mettere una caldaia nuova e nulla di tutto questo sarebbe successo.” Le sue parole sono un torrente di rimpianti, un tentativo disperato di trovare un colpevole, un modo per dare un senso a un evento insensato.


Luz cerca di offrirgli conforto, di razionalizzare l’irrazionale. “Gli incidenti succedono. Non serve a niente colpevolizzarsi.” Ma Damián è intrappolato in un vortice di pensieri oscuri, convinto che questo sia un castigo divino. “Questo non è un incidente, questo è un castigo,” afferma con fervore mistico, il suo sguardo perso nel vuoto. “Credi che mi stia punendo per i miei peccati? È la legge divina. Lo dice la Bibbia. Lo dice il Codice di Hammurabi.” La sua interpretazione apocalittica degli eventi lo allontana dalla realtà, immergendolo in una spirale di fanatismo religioso.

“Occhio per occhio, dente per dente,” recita Damián, la sua voce che si fa più roca e disperata, quasi a invocare una giustizia severa e implacabile. Luz, preoccupata dalla sua condizione, cerca di riportarlo alla realtà. “No, Damián, cerca di riposare. Quanto tempo è che non mangi e non bevi acqua?”

Nel suo tormento, Damián si aggrappa a Luz come a un’ancora di salvezza. “Andrò alla caffetteria,” annuncia Luz, un tentativo di trovare respiro in mezzo a tanta angoscia. Ma la sua dipartita è un ulteriore colpo per Damián. “No, per favore, non lasciarmi solo. Per favore, resta con me. Per favore, per favore,” implora, la sua voce spezzata da singhiozzi incontrollabili.


La scena si chiude con la musica che amplifica il senso di dramma e disperazione, lasciando il pubblico con il fiato sospeso. Il futuro di Andrés è avvolto nel mistero, mentre Damián si confronta con i suoi demoni interiori, schiacciato dal peso di una responsabilità che forse non gli appartiene del tutto. La tenuta di “La Colonia”, un tempo simbolo di speranza e ambizione, è diventata teatro di una tragedia che minaccia di consumare tutti coloro che vi abitano. Il legame tra Damián e Luz, messo a dura prova dagli eventi, è l’unica fragile luce in questo tunnel di oscurità, una luce che dovrà brillare intensamente per superare le prove che “Sogni di Libertà” ha ancora in serbo.