AVVISO “SOGNI DI LIBERTÀ”: MERCOLEDÌ 6 AGOSTO SU ANTENA 3, EPISODIO 368, “UN INNOCENTE TRA LE SBARRE”

Le ombre si addensano sulla fabbrica: una chiave, un viaggio, un’accusa che gela il sangue.

La tensione è palpabile negli studi di “Sogni di Libertà”, la serie che sta catalizzando l’attenzione del pubblico con i suoi intrighi sempre più oscuri e le sue svolte inaspettate. Mercoledì 6 agosto, Antena 3 trasmetterà l’episodio 368, intitolato “Un innocente tra le sbarre”, e le anticipazioni promettono una puntata destinata a rimanere impressa nella memoria degli spettatori. Al centro di un vortice di sospetti e accuse, si trova Remedios, una figura apparentemente mite, il cui destino pende ora da un filo sottilissimo.

L’episodio si apre nel cuore pulsante della fabbrica, nell’ufficio dove il peso della responsabilità grava come un macigno. Tasio e Andrés attendono l’arrivo di Remedios, pronti a iniziare un interrogatorio che si preannuncia estenuante e carico di implicazioni. L’aria si fa ancora più densa quando Remedios varca la soglia, la sua voce, inizialmente calma, domanda con un velo di perplessità: “Voi direte di cosa avete bisogno di me.” È Tasio a rompere il silenzio, con una mossa studiata che non ammette repliche. Posa una chiave di metallo davanti a lei, il suo luccichio freddo che sembra riflettere il gelo imminente. “Vediamo un po’, sapete cos’è questo?”, domanda. La sua risposta è immediata, seppur disarmata: “Una chiave.”


Ma Tasio non è disposto a fermarsi alle apparenze. “Una chiave del laboratorio,” incalza, con uno sguardo penetrante. “E sapete dove l’ho trovata?” Il silenzio si protrae, carico di attesa, prima che la verità venga svelata: “Nella vostra cabina, nel taschino della vostra veste da lavoro.” L’incredulità dipinta sul volto di Remedios è sconcertante. “Come? È impossibile,” esclama, la sua voce ora tremante. “Non ho mai visto questa chiave in vita mia. Non capisco perché fosse nella mia veste.” Tasio non cede, la sua insistenza è quasi crudele. “Sapete se qualcun altro potrebbe avere una copia della chiave della vostra cabina?” “No, ogni operaio ha la sua,” risponde lei, la sua innocenza quasi palpabile.

La logica di Tasio, tuttavia, procede implacabile. “Allora, secondo quello che dite, sarebbe impossibile che qualcuno l’abbia aperta per mettere la chiave nella vostra veste?” Remedios esita, la sua mente cerca disperatamente una falla nella sua stessa affermazione. “No, in linea di principio direi di no. Beh, non so. Siamo solo nel laboratorio quando i profumieri lavorano e sono gli unici che possono aprire la porta con quella chiave.” Poi, un sussulto di indignazione e confusione: “Ma scusate, cosa pensate? Che abbia preso io quella chiave con un qualche scopo?”

Tasio, con una freddezza che stride con la disperazione di Remedios, la interrompe. “Permettete che siamo noi a fare le domande qui.” Il suo sguardo si fa più duro, mentre tira fuori un altro asso dalla manica: “Avete fatto un viaggio in Francia poco tempo fa, vero?” La sorpresa di Remedios è evidente. “Sì, come lo sapete?” La sua risposta viene accolta da una raffica di domande che mirano a demolire ogni sua difesa. “Avete chiesto qualche giorno di permesso per motivi personali e avete pagato un biglietto del treno per Parigi.” Il tono di Tasio diventa accusatorio: “Non credete che sia un viaggio un po’ costoso?”


“Mia figlia mi ha aiutato a pagare il biglietto. Vive lì, in un quartiere alla periferia di Parigi. È la prima volta che esco dalla Spagna.” La sua spiegazione, apparentemente innocua, viene subito smontata. “E avete visto qualcun altro in Francia?” “Sì, una vicina del mio paese emigrata anni fa, ma non capisco cosa ci sia di male in tutto questo.” La rete si stringe attorno a lei. “Vi suona l’azienda Brosartar?” Remedios scuote la testa, disorientata. “È un’azienda di profumi come la nostra,” aggiunge Tasio, la sua voce ora carica di un’accusa strisciante. “Sicuro che non li avete contattati.” “Io no. Io, cosa dovrei contattare?”

Tasio, la sua espressione sempre più gelida, lancia l’accusa definitiva: “Quell’azienda è la nostra concorrenza diretta e ci hanno rubato la formula di un nuovo profumo che non è ancora uscito in vendita.” Il mondo di Remedios sembra crollare. “Ma io non ho rubato niente. Davvero, non so cos’altro dirvi.” Andrés, percependo la crescente disperazione della donna, interviene con un tentativo di ammorbidire il confronto. “Remedios. Vogliamo solo sapere come è arrivata questa chiave nella vostra tasca.” La sua risposta è un grido di aiuto soffocato: “Ma non lo so. Nemmeno io lo capisco. Davvero, ci deve essere qualcosa di più. Pensate.”

“Cosa volete che pensi?” la sua voce è spezzata dalle lacrime. “Vi ho già detto tutto. Giuro sulla cosa più sacra. Per l’amor di Dio, dovete credermi. Lavoro qui da molti anni e non ho mai avuto un problema.” Tasio, però, non è disposto a lasciar correre. “Beh, che coincidenza, non credete che proprio io trovi la chiave del laboratorio nella vostra veste pochi giorni dopo che l’azienda ha subito questo guaio? E dopo il vostro viaggio in Francia. Certo.”


Remedios implora, le lacrime che le rigano il volto. “No, vi prego, no. Per favore, dovete credermi. Non sono una ladra, sono una persona onesta.” È Andrés a offrirle un barlume di speranza, con una calma che contrasta con l’agitazione circostante. “Remedios, io ti credo. Troveremo una spiegazione. Non preoccuparti.” La sua disperazione si tramuta in un giuramento straziante: “Sono innocente, don Andrés. Ve lo giuro sui miei figli, che è ciò che più amo in questo mondo.”

Minuti dopo, la riunione si fa più ampia, coinvolgendo la dirigenza. Tasio espone i fatti con una freddezza quasi chirurgica. “Ci sono due fatti che puntano a Remedios. Uno, la chiave che ho trovato nella sua veste da lavoro e due, il viaggio che ha fatto recentemente in Francia.” Andrés cerca di trovare un varco nella logica accusatoria. “Anche Gabriel ha viaggiato in Francia poco tempo fa.” Luis aggiunge un altro pezzo al puzzle: “Sì, ma Gabriel non aveva la chiave.” “Remedios è andata a Parigi perché sua figlia vive lì. È andata a trovarla,” insiste Andrés. “E proprio adesso va a farle visita,” ribatte Tasio, il suo tono sarcastico. “Quando sua figlia ha potuto pagare il biglietto,” giustifica Andrés, “supponendo che l’abbia pagato sua figlia,” aggiunge Tasio, “Lei non avrebbe potuto permetterselo,” dice Andrés. “Ma Brosart sì,” insinua Luis.

Damián prende la parola, il suo sguardo deciso. “Bisognerà chiamare la Guardia Civil perché se ne occupi.” Andrés si oppone con fermezza: “Quella donna non ha mai ammesso di essere dietro al furto.” “Nessun colpevole lo fa alla prima occasione,” replica Damián. “Tutti gli indizi puntano a lei,” ribatte Damián. Luis aggiunge un dubbio fondamentale: “Non so in che altro modo possa essersi impossessata della chiave.” “Ciò va indagato,” risponde Andrés, la sua mente che lavora febbrilmente. “L’unica cosa che mi viene in mente è che qualcuno gliel’abbia messa.” “E perché non è andata subito a consegnarla in segreteria?” chiede Damián. “Forse non se ne era ancora accorta,” suppone Andrés.


Marta, con uno sguardo scettico, interpella Andrés: “Andrés, non ti rendi conto che quello che prospetti è piuttosto rocambolesco?” “Sono troppe coincidenze, cugino,” aggiunge Joaquín, condividendo il suo scetticismo. “Esatto. Sono così tante che fanno pensare,” dice Andrés, ma il suo sostegno a Remedios sembra vacillare di fronte alla pressione. “Remedios è semplice, ma non stupida. Se fosse colpevole, si sarebbe sbarazzata della chiave.” Tasio, imperterrito nel suo ruolo di investigatore, ribatte: “A meno che non volesse continuare ad entrare in laboratorio per rubare.” “Già, ma in quel caso non avrebbe lasciato la chiave nella sua veste,” risponde Andrés, ancora aggrappato a un filo di logica. “Avreste dovuto vedere la sua faccia quando abbiamo parlato del furto di Brosar. Non aveva mai sentito quel nome.” “O forse è una grande attrice,” dice Damián, la sua ipotesi che alimenta i dubbi.

“Padre, lavora con noi da molti anni. Merita il beneficio del dubbio,” interviene Andrés, il suo appello alla lealtà. “Ci sono molti capi sciolti,” insiste Andrés. “Quali?” chiede Joaquín. “La chiave. Come ha potuto ottenere l’originale per farne una copia?” “Forse hai pensato che sia stato Gabriel, approfittando di una disattenzione,” risponde Luis. “Davvero, una donna così non avrebbe potuto farlo da sola,” afferma Andrés. “Ovvio. Ha avuto aiuto da Brosart,” conclude Joaquín. “Che se ne occupi la Guardia Civil,” sentenzia Joaquín.

Marta, con un’intuizione che potrebbe cambiare il corso degli eventi, chiede: “Avete parlato con sua figlia? Quella che vive in Francia.” Tasio non perde tempo a lanciare un’altra ombra: “Io sono arrivato a pensare che sia complice di sua madre. Che sia stata lei a metterla in questo.” “Che film è questo?” esclama Andrés, la sua disperazione crescente. “Il film è come il profumo è arrivato in Francia e non lo sapremo senza l’aiuto delle autorità,” risponde Damián. “Se la arrestano, la incolperanno immediatamente mentre il vero colpevole rimarrà libero,” avverte Andrés. “Non stai essendo obiettivo,” gli rimprovera Luis. “Lasciamolo nelle mani della Guardia Civil,” propone Marta. “Ve lo chiedo, per favore. Quella donna è innocente,” insiste Andrés. “Sì, ma tutto punta che sia colpevole,” sentenzia Damián. “Ha la chiave e dei motivi. Smettila di deviare l’attenzione.”


Fuori dalla fabbrica, la Guardia Civil conduce via Remedios. Gabriel osserva la scena con un sorriso sottile e inquietante. In quel momento appare Begoña, visibilmente preoccupata. “Ma cosa succede? Perché se la portano via?” “Dicono che sia la colpevole di quello che è successo in laboratorio,” risponde Gabriel. Begoña, sconvolta, esclama: “Remedios. È impossibile.” Gabriel, con un cinismo glaciale, le offre un’interpretazione alternativa: “Non so, forse l’hanno usata. Cosa vuoi dire?” “Non so, forse l’hanno ricattata.” Begoña non ci crede. “Come avvocato ho visto cose peggiori.” Gabriel la congeda con un gesto sprezzante: “Andiamo, qui non c’è niente da vedere.”

“Non capisco,” insiste Begoña, la sua preoccupazione sincera. “Remedios ha lavorato tutta la vita nell’imballaggio. È una donna semplice, senza malizia.” Gabriel, con un’abile manipolazione, la spinge verso una teoria che lo libera da ogni responsabilità: “A volte i soldi offerti sono per avviare il negozio di merceria con sua figlia. Pensi che possa essere colpevole?” “Se l’hanno arrestata è perché hanno trovato qualcosa.” Gabriel le rivela di essere stato escluso dalle riunioni della dirigenza. “E sai se ha ammesso qualcosa?” “No, ma se è innocente, farò il possibile per aiutarla.” Gabriel, con un avvertimento sottile, la mette in guardia: “Gabriel, don Pedro potrebbe ritorcersi contro di te se agisci alle spalle dell’azienda.” “Peggio per lei se è innocente e finisce in prigione.”

Mentre Begoña si preoccupa per le possibili ripercussioni, Gabriel si mostra completamente impassibile. “Un altro al tuo posto sarebbe felice di liberarsi dalle accuse di Andrés.” “Sono libero perché sono innocente. Mentre nel caso di Remedios bisogna essere preparati.”


A casa della famiglia Reina, Gabriel si avvicina a María, la sua complicità un veleno sottile. “Come va la mattinata?” Lei, fingendo spensieratezza, risponde: “Qui a nascondermi dalla mia infermiera perché non mi obblighi a fare gli esercizi.” Gabriel le offre il suo aiuto, ma María è stanca della finzione. “Qualsiasi giorno mi scopriranno, proprio come hai fatto tu.” Gabriel la rassicura con un sorriso compiaciuto: “Se sei discreta, ciò non accadrà.” María rivela un particolare inquietante: “Ieri ho avuto una svista con Luz e non se ne è accorta, con quanto è intelligente.” “Cosa è successo?” “Ho avuto un brivido. Mi si sono rizzati i peli.” “Può succedere nel tuo stato.”

“Segui ancora sospettato per Andrés?” chiede María, la sua preoccupazione genuina. “Ora ho risolto. Hanno arrestato il presunto colpevole.” “E a chi hai addossato la colpa?” “A un’operaia.” L’incredulità di María è palpabile: “Cosa? Nessuno si crederà mai una cosa del genere.” Gabriel descrive il suo piano con fredda lucidità: “Hanno trovato la chiave del laboratorio tra le sue cose e è stata in Francia di recente. Un colpo da maestro, crudele, ma un colpo da maestro. Avevo bisogno di un capro espiatorio e Begoña me l’ha messa su un piatto d’argento.”

María è sconvolta dalla rivelazione. “Begoña, la donna per cui ti ha chiesto il favore.” “Sì. E ora non è più una brava donna per la dirigenza.” “Povera. Non compiangerti. Negli affari bisogna avere la testa fredda.” María, percependo la freddezza manipolatoria di Gabriel, lo interroga: “Sei troppo concentrata su tuo marito. A cosa ti riferisci?” “È la tua debolezza. Mi hai chiesto di sedurre Begoña e ora la mia relazione con Andrés è sempre peggio.” “Era prevedibile.”


María, visibilmente esausta e delusa, confessa: “Mi sto stancando. Ieri si è intrufolato nella mia stanza, ha rubato il passaporto e l’ha mostrato alla giunta.” La sua voce trema mentre prosegue: “Cosa è successo? Ha rivelato che ero in Francia appena prima di venire a Toledo e mi ha accusato di tutto.” “E come ha reagito la famiglia?” “Hanno iniziato a credergli. Ecco perché avevo bisogno di un capro espiatorio.” “E credi che Andrés ci sia cascato?” “Non lo so, ma è rimasto in evidenza. E se vuole accusarmi di nuovo, avrà bisogno di prove reali.”

Gabriel, con un avvertimento finale, chiude la conversazione, lasciando María in uno stato di profonda angoscia e crescente consapevolezza della sua stessa rovina. “Gabriel, te l’ho già detto, non sottovalutare Andrés. La sua sete di giustizia lo rende un rivale molto difficile da abbattere.”

Le prossime puntate di “Sogni di Libertà” si preannunciano ricche di colpi di scena, dove l’innocenza di Remedios verrà messa a dura prova e i veri colpevoli dovranno fare i conti con le conseguenze delle loro azioni. Il destino di Remedios è ora nelle mani della giustizia, ma le ombre che si agitano dietro le quinte suggeriscono che la verità potrebbe essere ancora più complessa e dolorosa di quanto si possa immaginare. Il mercoledì sera su Antena 3 promette di essere un appuntamento imperdibile.