AVANCE DE SUEÑOS DE LIBERTAD, VIERNES 24 DE OCTUBRE ANTENA 3, CAPITULO 425, MARÍA DETIENE A GABRIEL: Il Sospetto Diventa Terrore, La Verità Potrebbe Costare Caro

MADRID – Il venerdì 24 ottobre, Antena 3 alza il sipario sul capitolo 425 di “Sueños de Libertad”, un episodio destinato a scuotere le fondamenta delle vite dei protagonisti e a gettare un’ombra inquietante sul futuro. Le telecamere ci conducono dritti in un ambiente sterile, carico di tensione e disperazione: l’ospedale. Qui, le conseguenze di un piano oscuro si manifestano con una drammaticità straziante, portando alla luce la cruda realtà di un amore messo a dura prova e di un tradimento inimmaginabile.

La scena si apre con Gabriel, un uomo visibilmente tormentato, che stringe tra le mani una siringa riempita di morfina. Il suo sguardo è perso nel vuoto, un misto di disperazione e angoscia dipinge il suo volto mentre si avvicina al capezzale di Andrés, ancora immerso nel silenzio del coma. Ogni respiro sembra essere un peso, ogni movimento è carico di un’intenzione sinistra. È proprio nel momento in cui la lancetta della siringa sta per penetrare la pelle del marito di María, che l’inevitabile accade.

Con la velocità di un fulmine, María irrompe nella stanza. Il suo ingresso è un uragano di determinazione e terrore. D’un tratto, la siringa le viene strappata di mano con una forza sorprendente. Le parole di María sono un grido di rabbia pura, che rompe il silenzio dell’ospedale: “Via le mani da mio marito. Cosa stavi per fare?”


Gabriel, visibilmente scosso e tremante, cerca di placare la tempesta che si è scatenata. “Aspetta, María, ti prego, aspetta,” sussurra, ma i suoi tentativi di giustificazione cadono nel vuoto. María lo fissa, gli occhi iniettati di incredulità e un dolore lancinante che le lacera il cuore. “Non avrei mai pensato che saresti stato capace di arrivare a tanto,” replica, la voce spezzata dal sentimento. Il suo rimprovero è netto, senza appello.

Gabriel tenta di spiegarsi, di far valere le sue ragioni, ma María non è disposta ad ascoltare. “No, non c’è nulla da spiegare. Stavi per uccidere mio marito. È per questo che sei venuto qui stanotte.” Ogni parola è un macigno, lanciato con precisione chirurgica contro l’anima di Gabriel.

“Io non sono un assassino,” ribatte Gabriel, la sua voce ora flebile, quasi un sussurro soffocato dal peso delle accuse. Ma María non gli concede tregua. “Perché l’ho impedito io! Sei un miserabile e un codardo. Guarda, se solo l’avessi toccato, ti giuro…” La sua frase rimane sospesa nell’aria, vibrante di una rabbia trattenuta che minaccia di esplodere.


Nervoso, Gabriel tenta un approccio più razionale, cercando di appellarsi alla disperazione che lo attanaglia. “Ascoltami, sono disperato, ecco perché sono venuto stanotte. Abbiamo bisogno che lui non si svegli.” La sua voce è un appello alla comprensione, un disperato tentativo di condividere il suo fardello.

È allora che María, gli occhi pieni di rimprovero, incalza: “Sai che sei tu dietro al sabotaggio della caldaia?” Gabriel annuisce lentamente, ammettendo il suo coinvolgimento. “Sì, ho dovuto dirglielo subito prima dell’esplosione. Era l’unico modo per uscirne vivi tutti e tre.” María lo guarda, cercando di decifrare l’incomprensibile, mentre le parole le sfuggono dalle labbra con un veleno pungente: “Sei un malnato.”

Gabriel abbassa lo sguardo, la sua voce ora carica di un nuovo tormento: “Anche tu hai molto da perdere se si sveglia.” La sua affermazione è un avvertimento, un tentativo di manipolare la situazione. Ma María, con una fermezza che sorprende, risponde: “E molto da guadagnare se mio marito rimane in vita.”


Gabriel tende la mano, quasi supplicando: “Dammi quella siringa, María. Quello che c’è dentro è molto pericoloso. Potresti farti molto male.” Ma María, con un moto di determinazione, si alza in piedi: “E se fossi tu quello che si fa male?” Gabriel insiste nel chiederle la siringa, ma lei, con un movimento fulmineo, la scaglia a terra. La siringa cade, rotola e rimane inerte vicino al letto.

“María, non capisci. Io voglio solo aiutare. Siamo sulla stessa barca,” dice Gabriel, un misto di rabbia e supplica nella voce. Ma la risposta di María è definitiva: “No, non siamo più sulla stessa barca. Vattene!”

Gabriel, offeso e ferito, tenta un ultimo, disperato tentativo di ragionare. “María, non mandare tutto all’aria. Brosard è sul punto di comprare l’azienda.” Ma María lo liquida con disprezzo: “Lascialo in pace. Pensi che si metterà di traverso così, essendo come è?” Gabriel la affronta, la sua voce carica di un’amara verità: “Perché lo difendi? Tuo marito ti detesta così tanto, ti costa capirlo?”


María non indietreggia. La sua posizione è ferma: “Lo controllerò giorno e notte, se necessario, per impedirti di avvicinarti a lui. Vattene!”

Senza altre opzioni, Gabriel si ritira, sconfitto e abbattuto, lasciando María fuori dalla stanza. Lei rimane lì, seduta, un turbine di rabbia e paura nel cuore, consapevole di essere stata sul punto di perdere l’amore della sua vita. Dopo qualche istante, si avvicina ad Andrés, lo osserva in silenzio, poi si alza e, con le lacrime agli occhi, gli accarezza il volto. “Mi dispiace, amore mio, mi dispiace tanto,” sussurra. Si stringe al suo petto, il pianto che la travolge in un’ondata di dolore profondo e lacerante.

Nel frattempo, nella casa della famiglia Merino, Digna e Luz condividono la colazione. La conversazione si concentra su Begoña. “Luz, come vedi Begoña?” chiede Digna, il viso segnato da una preoccupazione palpabile. Luz, confusa, risponde: “A cosa ti riferisci?” Digna prosegue, senza esitazioni: “Mi preoccupa il suo matrimonio, la sua gravidanza. Non so. Mi preoccupa che si leghi così presto a Gabriel, un uomo che conosce appena. Sappiamo entrambe che è impossibile che abbia dimenticato Andrés.”


Luz cerca di mediare: “È vero che Andrés occuperà sempre un posto nel suo cuore. Ma questo non impedisce che possa voltare pagina.” Digna insiste: “Tu credi che l’abbia superato?” Luz risponde con sincerità: “Mi piacerebbe crederlo.” Ma Digna non è convinta e replica con franchezza: “Io credo che Begoña dovrebbe pensarci un po’ di più. Non voglio che commetta lo stesso errore che ho commesso io con Pedro.”

Luz la interrompe con fermezza: “Digna, Gabriel ha dimostrato di amarla davvero. All’inizio è stato spaventato quando ha saputo della gravidanza, ma le ha offerto il suo sostegno incondizionato.” Digna controbatte, ricordando la sua esperienza: “Anche Pedro mi sosteneva, sembrava adorarmi, e alla fine si è rivelato un individuo spregevole. Quello che voglio dire è che le persone non si conoscono in profondità immediatamente. Ha già sbagliato con Jesús.”

Luz, visibilmente infastidita, replica: “Per favore, non paragonare. Questa conversazione mi sta facendo stare molto male. Quale motivo concreto ti ha dato Gabriel per dubitare?” Digna confessa: “Nessuno, solo la mia intuizione. A volte percepisco qualcosa in lui che non mi convince del tutto.” Luz cerca di tranquillizzarla: “Begoña sarà molto felice con Gabriel. Lei lo era già. Quello che succede è che lei ha sofferto molto ed è normale che diffidi, ma l’intuizione non sempre ci azzecca. Sono sicura che Begoña finalmente è felice con qualcuno che la ricambia come merita.” Digna non è completamente convinta, ma tace, continuando a sorseggiare il suo caffè, preoccupata per la sicurezza e il futuro di Begoña.


Intanto, in fabbrica, dopo i molteplici inconvenienti, Claudia e Gaspar hanno tentato di riunire i lavoratori per formare una cooperativa e acquistare le azioni al fine di salvare l’azienda. Con questo obiettivo in mente, decidono di recarsi nell’ufficio di Tasio. Claudia bussa alla porta, emozionata. Tasio, freddo come sempre, risponde infastidito: “Cosa succede? Ho molto da fare oggi.”

“Vogliamo solo parlarti un momento,” risponde Claudia con speranza. Tasio borbotta: “Nemmeno un minuto di più. Devo organizzare la riunione di questo pomeriggio.” Gaspar interviene con determinazione: “Lo sappiamo. Sappiamo anche delle crepe nella sala caldaia.” Tasio alza gli occhi al cielo e replica con ironia: “Vedo che le notizie volano veloci nella nostra fabbrica, soprattutto quelle cattive.”

Claudia, rapida, gli indica che portano qualcosa di positivo. Gaspar gli consegna un documento. “Ti portiamo la soluzione per salvare l’azienda,” dice. Tasio prende il foglio e lo guarda con svogliatezza: “E questo cos’è?” chiede. “È la lista dei cooperativisti e la somma che siamo disposti a versare,” spiega Gaspar. “Molti lavoratori hanno già impegnato parte dei loro risparmi.”


Tasio, incredulo, si burla: “Cooperativa. Di cosa state parlando?” Il suo tono è sprezzante. “Cerca di spiegare con calma,” dice Gaspar. “I dipendenti vogliono creare una cooperativa e diventare nuovi soci. Crediamo che i lavoratori siano i migliori soci. Remiamo sempre dalla stessa parte.” Gaspar aggiunge: “Finora si è iscritta metà dell’organico.”

Tasio risponde freddamente: “È una bella iniziativa. Parla molto bene di voi, ma con questi soldi non facciamo assolutamente nulla.” Gaspar tenta di guadagnare tempo: “Mancano ancora persone da aggiungere.” Tasio lo interrompe, serio: “Non state capendo. Anche se mettete insieme tutto quello che avete risparmiato in tutta la vita, nemmeno con quello arriviamo a un quarto dei soldi che ci servono per salvare la fabbrica.”

Claudia, sorpresa, chiede: “Ci vogliono così tanti soldi?” Tasio, ora più diretto, spiega la realtà: “Sarò sincero, in questo momento la fabbrica ha bisogno di un nuovo socio capitalista che versi denaro vero. Abbiamo una proposta da un’azienda italiana che dobbiamo valutare nella riunione di oggi.” Claudia propone un’alternativa: “Dacci più tempo. Forse riusciremo a trovare altri dipendenti che apportino. Forse preferireste avere i lavoratori vicini piuttosto che un’azienda straniera.”


Tasio risponde ironicamente: “Preferiremmo così, sì, ma la vostra offerta non è sufficiente. Se prima della riunione delle 20:00 non appare un miracolo, dovrò presentare quello che abbiamo.” Gaspar, determinato, chiede l’ora della riunione: “A che ora è la riunione?” “Alle 20:00,” risponde Tasio. “Allora, lasciaci provare, almeno,” chiede Gaspar con determinazione. Tasio si stringe nelle spalle e aggiunge con sarcasmo: “Se riuscite a ottenere un miracolo prima delle 20:00, lo prenderò in considerazione nella riunione.”

Claudia e Gaspar si alzano. Prima di uscire, assicurano: “Perfetto, Tasio, non te ne pentirai.” Escono con la speranza intatta, pronti a convincere altri colleghi e a raccogliere il denaro mancante, sebbene la realtà finanziaria della fabbrica continui a essere una seria minaccia. Il destino della “Sueños de Libertad” pende ancora una volta da un filo sottile, teso tra speranza e disperazione.