ANTICIPAZIONE “SOGNI DI LIBERTÀ” – VENERDÌ 17 OTTOBRE, EPISODIO 420: GABRIEL CONTINUA CON IL SUO DIABOLICO PIANO

Con fervore e tensione si avvicina il tanto atteso 420° episodio di Sogni di Libertà, in onda venerdì 17 ottobre su Antena 3. Le emozioni in casa protagonista raggiungono un nuovo apice: tra corridoi d’ospedale, conflitti familiari e ingerenze oscure, il dramma si infittisce e ogni personaggio è chiamato a mostrarsi per quello che davvero è.

Al capezzale di Andrés: speranza contro disperazione

L’episodio inizia in un ambiente intriso di ansia: l’ospedale. Digna si avvicina al letto di suo nipote Andrés, dove si trova anche Damián, visibilmente provato. “Cosa hanno detto i medici?” – domanda con voce tremante. La risposta è gelida: il ragazzo è stabile, ma sembra aver superato la fase critica del post-operatorio. Tuttavia, la prognosi è incerta: “Potrebbe restare così per sempre”, afferma Damián con il peso del timore.


Digna non accetta quel verdetto: lo raggiunge, afferra la sua mano, e con fermezza gli dà forza: “Non dirlo. Andrés è un combattente, ce la farà”. Ma Damián, scosso dall’impotenza, replica con amarezza: “I medici non sono ottimisti come te. Sto diventando pazzo qui dentro, mentre la vita di mio figlio sembra spegnersi”. La donna reagisce con tenerezza e speranza: “È ancora con noi”, lo rassicura. Ma lui insiste: “Non lo so… cerco di aggrapparmi alla speranza, ma sento solo rabbia”. Digna, comprendendo la ferita profonda, lo esorta a non abbandonarsi al dolore: “Tutto ciò lo devi superare per la famiglia, per Julia.” Al sentire il nome della nipote, Damián si scuote: Julia è al corrente di tutto. “Povera nostra nipote”, mormora, e Digna risponde con vigore: “Ci ha bisogno entrambi. Non puoi cedere”.

Nel mentre, le confessioni emergono: Damián rivela che Julia era tutto per Jesús, il figlio morto — nonostante gli errori che aveva commesso con lei. Trasportarla a Parigi, dice, non era stata una decisione felice, ma l’amava. A Digna non sfugge l’angoscia nel suo sguardo quando affronta il ricordo di come morì Jesús. Non un giorno passa che lui non lo ricordi. E adesso, davanti a questa nuova tragedia con Andrés, Damián parla di “castigo divino”: un espiare di peccati – nascondere la verità che Jesús uccise Valentín, o i misfatti verso Gervasio. Digna ascolta con profonda commozione e risponde che anche lei ha conosciuto il terrore quando suo figlio Luis è stato in bilico tra la vita e la morte. Ma Luis ce l’ha fatta — e per Damián, quel precedente può costituire un riferimento di speranza: anche Andrés può farcela.

Seduti, con lo sguardo smarrito, condividono un momento intimo, in cui le parole di incoraggiamento si mescolano con il dolore: Damián, affranto, ringrazia Digna per le attenzioni, mentre lei lo osserva con nostalgia e solidarietà. È un’ambientazione di sofferenza ma anche di resistenza: due anime unite, al fianco di un ragazzo che lotta per restare.


Al macchinario industriale: la battaglia per la fabbrica

Uscito dall’ospedale, Damián si reca alla fabbrica: il dramma personale non lo distoglie da una crisi altrettanto mortificante — quella aziendale. Varcando la zona delle caldaie, si imbatte in Tasio, suo figlio, impegnato in sopralluoghi e decisioni. Appena lo vede, Tasio lo saluta sorpreso: “Padre, non sapevo che venisse”. Damián conferma: “Anch’io l’ho saputo poco fa”.

L’ingegnere spiega che l’uomo del settore assicurativo era lì per l’ispezione. Damián chiede come vede la situazione, e Tasio non nasconde la difficoltà: “Complicata. Dopo il disastro di Saponificazione, la reputazione è compromessa. Voglio dare priorità alla ricostruzione della zona caldaie piuttosto che riparare le perdite – non possiamo più rimandare.”


Damián ascolta e con gratitudine annuisce. Allora Tasio, in preda all’ansia, chiede: “E Andrés? Come sta?” La risposta è identica a quella dell’ospedale: nessun cambiamento. La tensione professionale e quella famigliare si scontrano, ma non si arrestano. Tasio promette che appena potrà andrà a far visita al ragazzo.

Padre e figlio discutono dei numeri: per far ripartire l’azienda servono fondi, ma nessun azionista accetta ulteriori aumenti dei costi. La cessione di quote potrebbe essere una soluzione, ma Damián, con rabbia, rifiuta: “Sulla mia morte, non permetterò che sconosciuti entrino nella mia impresa. Abbiamo già sbagliato con Pedro una volta, non succederà più”. Ma Tasio frena: “I banchi non vogliono prestare… né per Saponificazione né per il balneario. Stiamo isolati.” E Damián, in spirito di guerra: “Combatterò. Se necessario chiederò aiuto a chiunque. Nessuno estraneo entrerà nel mio impero. Capito?” Tasio assente annuisce mentre Damián se ne va, furente, deciso a difendere il nome, il futuro e l’onore della loro dinastia.

Nell’ombra del disegno: Gabriel, Begoña e la partita aziendale


Altrove, nell’ufficio di famiglia, c’è un uomo con molteplici fronti aperti. Gabriel è al telefono, in un dialogo carico di promesse: “Scusa, amore… non ho potuto chiamarti prima, ma presto potremo parlare più spesso, se il piano ha successo… Ci vedremo molto presto.” La conversazione viene interrotta dall’arrivo improvviso di Begoña. Lei, insieme a Manuela, viene a scoprire che Gabriel è in ufficio: “Cosa sta facendo lì?” chiede irritata. Manuela, conciliatoria, spiega che gli uomini non stanno mai con le mani in mano.

Dentro l’ufficio, Gabriel cerca di mantenere la calma, attento a non tradire nulla davanti a Begoña. Lei chiede novità su Andrés: “Nessuna — ma non perdiamo speranza. Confido che tutto si risolverà.” Poi varca la soglia e affronta Gabriel: “Cosa stai facendo?” Lui replica, con l’ansia che gli brucia: “Con la fabbrica in queste condizioni, non posso restare con le mani in mano.” Begoña incalza: “Ma non è successo nulla?” Gabriel spiega che Damián non intende vendere la sua quota e i soldi sono essenziali per riattivare l’attività. Begoña fa il nome di Marta, convinta che possa convincere Damián. Gabriel obietta: Marta è già oberata: aiuta con Andrés, gestisce la fabbrica, sostiene suo marito — non so come faccia.

Poi, con un tono che mescola affetto e preoccupazione, suggerisce che Begoña prenda qualche giorno libero: è stremata, agitata, quasi senza riposo. Lei obietta che ha passato ore in ospedale: vuole essere accanto ad Andrés quando si risveglierà. Gabriel la ammonisce dolcemente: non può vivere ogni istante in corsia. Lei insiste: “Devo esserci.” Lui, con voce rotta, ammette che la situazione lo preoccupa — per Begoña, per il bambino — e la esorta a riposare, a lasciarsi coccolare, a lasciare ogni tanto che qualcuno la sostenga. “Siamo una cosa sola,” le dice. “Fammi prenderti cura di te.”


È un momento di fragilità sorprendente, in cui dietro le maschere del potere e della strategia affiora il desiderio di protezione, l’amore che non osa – e la paura che nessuno può davvero controllare.

Verso un’esplosione di conflitti

Il capitolo 420 segna un punto cruciale: da un lato la salute di Andrés — pendente tra vita e morte — diventa catalizzatore di visioni, paure, verità nascoste e colpe da espiare. Dall’altro la fabbrica, con le sue macchine rotte, gli azionisti in ritirata e i prestiti negati, impone un altro duello: chi avrà il controllo del destino economico della famiglia?


E sopra tutti incombe Gabriel, il cui piano misterioso sembra avanzare con cautela, involucrato in sotterfugi che potrebbero ridisegnare equilibri consolidati. Le sue conversazioni private, gli sguardi attenti davanti a Begoña, il bisogno di liquidità aziendale — tutto punta verso un momento di rottura imminente.

Con tensione crescente, Sogni di Libertà ci induce a chiedere: riuscirà Andrés a risvegliarsi da quel sonno imposto? E se sì, sarà il momento in cui Damián dovrà fare i conti con le sue colpe? La fabbrica verrà salvata senza scendere a compromessi? E Gabriel – fino a che punto arriverà il suo piano?

Non perdete venerdì 17 ottobre su Antena 3 questo episodio che promette lacrime, confessioni esplosive, battaglie famigliari e segreti che reclamano vendetta o redenzione. I sogni di libertà non sono mai stati così fragili — ma anche così necessari.