La Promesa: Capitolo 689 – Scomparsa di Petra e il Colpo di Coda Disperato di Curro
Il Palazzo dei Luján precipita nel caos: addii strazianti, sparizioni misteriose e un futuro appeso a un filo.
3 Ottobre – La Promesa. Il giorno che avrebbe dovuto portare un tenue raggio di sole dopo l’addio di Catalina si è trasformato in un incubo di tensioni crescenti e perdite inimmaginabili. Il capitolo 689 della saga di Palazzo si apre con un’aria densa di presagi funesti, dove la disperazione sembra stringere d’assedio ogni angolo della tenuta. Dopo la partenza della sua amata Catalina, Adriano, l’uomo che ha cercato con fatica un posto in questo mondo così distante dal suo, contempla seriamente l’idea di abbandonare la Promesa, portando con sé i suoi figli. La famiglia, già martoriata, rischia di lacerarsi definitivamente. Ma Martina de Luján, anima nobile e instancabile, si erge come baluardo contro questa inevitabile disgregazione, lottando con tutte le sue forze per impedire che il tessuto familiare si disintegri completamente.
Petra, un’ombra nel silenzio: la scomparsa che gela il sangue
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Nel frattempo, nelle umili stanze del personale, una tragedia silenziosa si consuma. La salute di Petra Arcos, la dura e spesso temuta governante, peggiora a passi da gigante. Ciò che era iniziato come un malessere si è trasformato in un dramma che minaccia di spegnere una delle figure più incisive del palazzo. La donna, che con il suo carattere fiero e il suo acume aveva segnato la vita di molti, è ora ridotta a un fragile involucro, consumata da una febbre interiore che nessun rimedio sembra poter placare. Il medico si è detto impotente, parlando di una “consunzione nervosa”, ma la verità, sussurrata tra le ancelle e i lacchè, affonda le radici in un dolore più profondo: quello causato dalla recente rivelazione che Feliciano, il figlio perduto, era in realtà suo. La colpa e il rimorso, uniti al dolore per la sua morte, sembrano averla condotta sull’orlo dell’abisso.
L’angoscia raggiunge il culmine quando Petra, per la prima volta, non si presenta al suo posto di lavoro. Nessuno sa dove sia. Nessuno osa immaginare il peggio, ma il terrore si diffonde come un contagio. Le porte chiuse della sua stanza diventano un simbolo di un mistero inquietante. C’è chi sussurra che la malattia l’abbia sopraffatta nel sonno, chi teme un gesto estremo dettato dalla disperazione. Il silenzio che avvolge la sua assenza è più assordante di qualsiasi grido, paralizzando il personale in un’attesa carica di terrore.
Ricardo e Vera: impotenza e destini inaspettati

Mentre il caos si addensa, altre figure lottano con le proprie battaglie. Ricardo, l’aiutante di camera, si sente schiacciato dall’impotenza. Il suo piano per riunire Pía e il suo bambino, un piano basato sulla promessa del marchese Alonso, è naufragato miseramente. Doña Cruz, con la sua fredda maestria nella manipolazione, ha abilmente insabbiato la volontà del marito, lasciando Pía prigioniera del convento e Ricardo divorato dalla colpa e da una rabbia sorda contro un sistema ingiusto. La promessa fatta a Pía, quella di proteggerla, si è rivelata vuota, lasciandolo prigioniero della sua impotenza e del risentimento.
La giovane Vera, d’altra parte, si trova ad affrontare un destino completamente inaspettato. I tentativi di López e Federico di proteggerla, impedendole un ritorno a casa che ritengono pericoloso, hanno avuto l’effetto opposto: hanno chiuso definitivamente quella porta, intrappolandola in un presente incerto. La Promesa, lungi dall’essere un rifugio, si è rivelata una gabbia dorata. Vera si ritrova senza passato a cui aggrapparsi e con un futuro che incombe come un territorio sconosciuto e terrificante. La sua unica speranza risiede nella resilienza, nella capacità di imparare a nuotare nelle acque agitate del suo nuovo, inaspettato destino.
Curro: il gioco della disperazione

Nel turbine di questi eventi, Curro de la Mata Luján si trova in un angolo. Con la data delle nozze tra Ángela e Lorenzo che incombe minacciosa come una spada di Damocle, ogni opzione razionale si è esaurita. Ha tentato ogni strada: la persuasione, lo scontro, la ricerca di sostegno familiare. Ma la sua famiglia è dispersa, assorbita dalle proprie tragedie, e Lorenzo si rivela un avversario troppo astuto e potente.
La prospettiva di perdere Ángela, di vederla legata a Lorenzo in un matrimonio che decreterà la sua infelicità e consoliderà il potere di quell’uomo oscuro, è un tormento insopportabile. Ha guardato a una vecchia pistola di duello, eredità del padre, come una soluzione estrema, un gesto di sfida finale. Ma la violenza non è la sua strada. La sua disperazione, però, è palpabile. E in mezzo a questo abisso, una scintilla di un’idea folle e pericolosa si accende. Un piano sottile, rischioso, che richiede astuzia, freddezza e una capacità di inganno che egli stesso non è sicuro di possedere. È un’ultima, disperata mossa, una puntata su un tavolo da gioco dove la posta in gioco è altissima: la sua vita, il suo onore, e il destino di Ángela.
Lorenzo crede di aver vinto la partita. Presto scoprirà che Curro de la Mata Luján, il giovane che ha sottovalutato, non ha ancora giocato la sua ultima mano.
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Il Palazzo sospeso nel terrore
Il venerdì si chiude su La Promesa con il palazzo avvolto in un clima di incertezza e paura. Una famiglia al limite del collasso, vite appese a un filo, segreti che incombono come spettri e un futuro nebuloso. La tenuta, un tempo simbolo di prestigio e stabilità, ora si presenta come un guscio fragile che contiene un vortice di speranze infrante e dolori inespressi. La domanda che aleggia nell’aria viziata non è se la tragedia colpirà, ma se, in mezzo alla paralisi e al terrore, qualcuno avrà il coraggio di agire prima che sia troppo tardi. Il destino, capriccioso e crudele, attende la mossa di un coraggioso, o forse di un folle, mentre l’orologio continua a ticchettare inesorabilmente verso un epilogo imprevedibile.
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