Cari appassionati di intrighi e colpi di scena, preparatevi a un capitolo che vi terrà incollati allo schermo! “Sueños de Libertad”

La soap opera che non smette mai di stupire, con il suo capitolo 437, ci trascina in un turbine di emozioni, segreti celati e strategie millimetriche che lasciano il pubblico senza fiato. La narrazione ci catapulta con forza nel maestoso ufficio, un luogo che ora risuona di un’aria palpabile di cambiamento e potere assoluto. Qui troviamo Gabriel, un uomo trasformato, non più il personaggio che pensavamo di conoscere, ma una figura enigmatica e dominatrice.

Seduto immobile dietro l’imponente scrivania di legno scuro, i suoi occhi sono fissi su una vecchia fotografia di Jesús. Il suo volto è un campo di battaglia di emozioni contrastanti. Da un lato, un’ombra di nostalgia sembra accarezzare le sue fattezze, un lontano ricordo di ciò che era. Dall’altro, i suoi occhi brillano di una freddezza calcolatrice, quella di uno stratega che pondera ogni singola mossa, ogni parola, ogni respiro.

Il silenzio è rotto dal lieve cigolio della porta che si apre. È María, che entra con l’eleganza furtiva di un predatore accorto. Il suo sorriso è gentile, ma nei suoi occhi brilla un lampo di ironia tagliente. Con un tono che è un delicato equilibrio tra cordiale e sfrontato, dichiara: “Congratulazioni, nuovo direttore delle profumerie della regina.”


Gabriel alza lo sguardo e un sorriso quasi impercettibile affiora sulle sue labbra. “Volevi dire delle Profumerie Brosari della regina,” corregge María, con una calma disarmante. Lei annuisce, senza abbandonare il suo tono mordace. “Mi scusi, ma posso dirle una cosa?” lo fissa intensamente. “La dirà comunque,” risponde lui, con un’aria di chi sa già la risposta.

“È vero,” ammette lei, scrollando le spalle. “Continuo a non capire perché si sia impegnato così tanto per ridurre la lista dei licenziamenti. Cosa le importava davvero se venivano licenziate otto o ottanta persone? Il risultato per loro è lo stesso: la strada.” Lentamente, Gabriel si alza, aggirando la scrivania. Incrocia le braccia, la sua postura emana un controllo assoluto. “Non sai forse cosa significa tutta quella gente per mio zio Damián?” domanda, con una calma carica di tensione.

María lascia sfuggire una risatina sarcastica. “Si riempie sempre la bocca dicendo che sono come la sua famiglia.” Con passi deliberati, Gabriel si dirige verso la porta e la chiude con un leggero scatto, creando una bolla di confidenzialità. Torna ad avvicinarsi a María, la sua voce ora è un sussurro fermo. “Precisamente per questo dovevo minimizzare i danni. Ho fatto quello che dovevo fare affinché mio zio Damián si fidi di me ciecamente. Sta mangiando dal palmo della mia mano.”


María inarca un sopracciglio, incuriosita. “E al signor Brosar è sembrato bene quel gesto di bontà?” Gabriel sorride con sufficienza. “È un uomo d’affari. Sa che a volte bisogna sacrificare un piccolo pezzo per vincere la partita. Cedere un po’ oggi per ottenere benefici molto maggiori domani.”

“Ieri, quando ti ho sentito rifiutare la posizione, per un secondo ho dubitato di te,” confessa María con un sorriso ironico. “Ma ora vedo tutto chiaro. Era parte della tua strategia.” Gabriel la guarda come se fosse ovvio. “Ma non mi conosci? Sai che non faccio mai un passo senza aver pianificato i successivi dieci?”

“Sono a un solo passo dal raggiungere il vero motivo per cui ho messo piede a Toledo,” svela Gabriel, mentre la sfiducia negli occhi di María è palpabile. “Non cantare vittoria troppo presto, Gabriel,” lo avverte lei a bassa voce. “Non guardarmi così. Hai lasciato delle questioni in sospeso, e se qualcuno tirasse quei fili, potrebbe distruggere tutto il tuo elaborato tessuto.” Lui aggrotta la fronte. “Ti riferisci a Isabel?”


“Ad esempio,” risponde lei. “Non hai di che preoccuparti,” dice lui con una tranquillità sconcertante. “Durante il mio viaggio a Parigi l’ho incontrata. È completamente tranquilla e mi sostiene incondizionatamente.” María non si lascia convincere. “E che mi dici di Remedios e sua figlia? Dubito molto che i tuoi incantesimi funzionino con loro, dopo quello che è successo. Non credo che torneranno a voler parlare con Andrés.” La calma di Gabriel non vacilla. “Non preoccuparti nemmeno per loro. Mi assicurerò personalmente che smettano di essere un problema.”

Proprio in quel momento, Andrés entra nell’ufficio. Gabriel, trasformandosi in un istante, lo riceve con una finta cordialità. “Andrés, che opportuno. Stavo giusto raccontando a tua moglie le ultime notizie.” María interviene rapidamente. “Sì. Gabriel mi ha già messo al corrente dei suoi piani come nuovo direttore. Bisogna riconoscere che sei molto coraggioso con tutto quello che sta succedendo in azienda.”

“Ho il supporto di mio zio e dei miei cugini,” interrompe Gabriel con un sorriso forzato. “Quindi sono tranquillo.” Andrés, lottando per mantenere la compostezza, annuncia: “Oggi mi reintegro al lavoro. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, basta che me la chieda.”


María lo guarda attonita. “Come, ti reintegri?” “Sì,” risponde lui con una serenità che non prova. “Ho passato troppi giorni a casa senza fare nulla. È ora di tornare.” Lei, visibilmente alterata, insiste. “Andrés, per favore, dopo tutto quello che è successo, non andare.”

E allora tutto si ferma per Andrés. Un silenzio assordante si impossessa della sua mente mentre i ricordi, come frammenti di uno specchio rotto, lo assalgono senza pietà. La caldaia, il bagliore arancione delle fiamme che divorano ogni cosa, le grida soffocate dal caos. Vede María disperata implorarlo di non andare in fabbrica. E poi l’immagine nitida della discussione con Gabriel, l’istante gelido in cui scoprì che lui era il colpevole dell’esplosione. Il ricordo lo scuote con una violenza interna che lo lascia pallido e confuso.

“Andrés, stai bene? Ti sei sentito male?”, chiede María. La sua voce è piena di genuina preoccupazione. Gabriel, il maestro della manipolazione, si avvicina fingendo interesse. “Vuoi che chiami la dottoressa Borrel?” Andrés respira profondamente, cercando di ancorare la sua mente al presente. “No, sto bene, davvero. Stavo solo cercando di ricordare se ho preso la pillola a colazione.” “Sì, l’hai presa,” mente Gabriel senza battere ciglio. “Io stesso ti ho visto. Ma sei sicuro di voler lavorare oggi? Forse dovresti riposare.”


“No, andrò,” risponde Andrés con una nuova determinazione nella voce. “Mi farà bene avere la mente occupata.” Gabriel annuisce, ma un’ombra di diffidenza attraversa il suo sguardo. Poco dopo si scusa per non arrivare in ritardo al suo trionfale primo giorno da direttore. Quando rimangono soli, María insiste. “Credi davvero che sia una buona idea?” “Sì,” risponde lui. “Mi sento forte se Gabriel ha bisogno di me.”

“Bene, lo so, ma se ti senti male, promettimi che tornerai a casa. Non rischiare il tuo recupero.” “Non preoccuparti, lo farò,” dice lui con un sorriso che non raggiunge gli occhi. Non appena María se ne va, l’espressione di Andrés cambia. Rimane a fissare il telefono sulla scrivania, pensieroso. Finalmente, la sua mano si muove con una ritrovata decisione. Solleva la cornetta e compone un numero. Quando gli rispondono, la sua voce è ferma, senza traccia di esitazione. “Sono Andrés de la Reina. Ho bisogno di vederla oggi stesso, se possibile. Sì, sarò lì. Molte grazie.” Riattacca e sul suo volto si disegna un misto di angoscia e risolutezza. Sa che è successo qualcosa di terribile, ma i pezzi del puzzle della sua memoria non combaciano ancora del tutto.

Più tardi, Gabriel ha già preso possesso del suo nuovo ufficio. Di fronte a lui, Luis gli parla con una passione disperata. “Gabriel, devi essere forte per noi. Questa fabbrica può essere salvata se non ti pieghi a tutte le richieste di Brosar. Non possiamo permettere che tutto ciò per cui abbiamo lottato vada perduto.” Gabriel ascolta con una pazienza gelida, il suo volto una fortezza impenetrabile. Annuisce per calmarlo, ma non appena Luis esce dalla porta, la sua mano vola verso il telefono. La sua voce, quando parla, è un sussurro gelido, carico di veleno e trionfo.


“Signor Brosar, sono Gabriel. Sì, la notizia sta già correndo ovunque. No, non si preoccupi. Al contrario, non smettono di ringraziarmi per aver accettato. Tra pochi mesi, il controllo totale dell’azienda sarà nostro. Glielo garantisco.” Riattacca con un sorriso di pura soddisfazione. Si appoggia alla grande poltrona in pelle, quella che apparteneva a Damián de la Reina, il trono che tanto ha bramato. Chiude gli occhi per un istante, assaporando il potere, il dolce nettare del suo tradimento.

Nel frattempo, in un angolo discreto della città, Andrés incontra il detective Ángel Ruiz. L’uomo lo accoglie con evidente sorpresa. “Signor de la Reina, devo ammettere che la sua chiamata mi ha sorpreso. Credevo di aver chiarito a suo padre che non avevo intenzione di tornare a lavorare per la sua famiglia.” “Lo capisco perfettamente e rispetto le sue motivazioni,” risponde Andrés con una calma ferma. “Ma questa è diversa. Le assicuro che mio padre non sa nulla di tutto ciò. Quello che devo raccontarle è qualcosa di personale, qualcosa che non posso condividere con nessun altro.”

Il detective lo studia durante un lungo silenzio e infine annuisce. “D’accordo. Mi dica di cosa si tratta e poi deciderò se potrò aiutarla.” Andrés prende fiato, preparandosi a sganciare la bomba. “Non so se è a conoscenza di quello che è successo nella fabbrica.” “Ho letto sulla stampa dell’esplosione,” risponde Ruiz. “Che un dipendente è deceduto e che lei è rimasto gravemente ferito. Hanno detto che è stato un incidente.”


Andrés lo guarda dritto negli occhi. “Non è stato un incidente, signor Ruiz. È stato un sabotaggio.” Le sopracciglia del detective si inarcano. “Sta dicendo che sa chi lo ha provocato?” Andrés sente la sua voce carica del peso della verità. “Sì, so con assoluta certezza chi è stato. È stato mio cugino Gabriel de la Reina.” “Questa è un’accusa di estrema gravità, signor de la Reina,” avverte Ruiz, visibilmente scioccato.

“Lo so,” risponde Andrés, la sua voce rotta dall’amarezza. “Ma lui stesso me lo ha confessato. Me lo ha detto un istante prima che la caldaia esplodesse.” Il detective, perplesso, chiede: “Se ha già la confessione, perché ha bisogno di me?” Andrés abbassa lo sguardo, il dolore evidente sul suo volto. “Perché sono stato in coma per giorni. Ho perso la memoria. Gabriel ha usato quel tempo, la mia debolezza, per tessere una rete di bugie e dipingersi come un salvatore. Ora, anche se i ricordi stanno tornando, temo che nessuno mi crederà.”

“Teme che se lo accusa, la sua stessa famiglia gli darà le spalle,” conclude il detective. “Esattamente,” conferma Andrés. “Lo ha già accusato una volta di sabotaggio e se l’è cavata, facendo pagare altri per i suoi crimini. Adesso, per colpa sua, c’è un uomo innocente in prigione.” Ruiz rimane in silenzio, elaborando la terribile rivelazione che ha appena ascoltato.


Il capitolo si chiude con un’inquietante prospettiva: Gabriel, nella sua ebbrezza di potere, si crede invincibile, mentre Andrés, con la memoria che ritorna a scatti, sta per innescare una reazione a catena che potrebbe sconvolgere l’intero impero de la Reina. La domanda sorge spontanea: chi riuscirà a smascherare la verità prima che sia troppo tardi? Rimanete sintonizzati, perché la battaglia per “Sueños de Libertad” è appena iniziata!