Cloe visita il laboratorio e ha il suo primo scontro con Luis – Sogni di Libertà: Tensione e Segreti Emergono nel Cuore della Profumeria
Il mondo patinato e affascinante della profumeria ha vissuto momenti di profonda inquietudine e rivelazioni sorprendenti all’interno della fabbrica di “Sogni di Libertà”. La recente visita di Cloe, rappresentante di Bosag, ha acceso un focolaio di tensioni inedite, mettendo in luce le complesse dinamiche che regolano questo universo fatto di aromi, ambizioni e, purtroppo, anche di segreti industriali. L’incontro con Luis Merino, il carismatico e apparentemente inavvicinabile profumiere capo, ha segnato l’inizio di un confronto che promette di scuotere le fondamenta dell’azienda.
La scena si apre in un magazzino dove la penuria di materiali è già un presagio dei problemi che incombono. La richiesta di alcol, apparentemente un elemento basilare e di facile reperibilità, si scontra con la realtà di una scorta quasi esaurita, con le ultime bottiglie rimaste come triste testimonianza di un recente “dichosa explosión” – una misteriosa esplosione che ha lasciato dietro di sé solo distruzione e carenza. Questo dettaglio, apparentemente secondario, dipinge un quadro di fragilità e vulnerabilità che contrasta fortemente con l’immagine di successo che l’azienda proietta all’esterno.
È in questo scenario di risorse limitate che fa il suo ingresso Cloe, una figura avvolta da un’aura di professionalità e determinazione. La sua identità come rappresentante di Bosag è inizialmente accolta con sorpresa e una punta di scetticismo. “Dove si fa la magia in questa fabbrica?” chiede, entrando nel cuore pulsante della produzione: il laboratorio. Nonostante l’assenza di un preavviso ufficiale, Cloe rivela di essere una figura di spicco, un’azionista, sorpresa tuttavia dalla giovinezza di Cristina Ricarte, un’altra azionista e promettente profumiera.

“Mi aveva già sorpreso che fosse azionista e soprattutto che esercitasse come profumiera, ma che sia così giovane mi sorprende ancora di più,” esclama Cloe, evidenziando uno squilibrio di genere nel settore che, a quanto pare, persiste anche in paesi apparentemente progressisti come la Francia, dove “gli alti incarichi delle aziende rimangono territorio esclusivo degli uomini.” Questa osservazione, apparentemente una critica alla mentalità retrograda, introduce una sottile ma significativa sfumatura: Cloe stessa, pur rompendo questi schemi, ammette di essere stata inviata “basicamente perché parlo spagnolo,” una motivazione pratica che maschera, forse, un’ulteriore complessità nei meccanismi di potere.
È allora che Cloe incontra Luis Merino. Il suo approccio è diretto, quasi audace. “Lei è Luis Merino, il profumiere capo dell’azienda, vero?” La sua conoscenza dei dettagli, che si estende al di là del mero organigramma, lascia intendere una preparazione meticolosa e un interesse profondo. Luis, con un sorriso che potrebbe nascondere mille pensieri, conferma con un tagliente: “Vedo che sa tutto su di noi, a parte la lingua.” La battuta, pronunciata in un francese impeccabile (“Très bien. J’espère que vous le ferez aussi dans…”) che si interrompe bruscamente, suggella l’inizio di un dialogo dalle mille implicazioni.
Il fulcro della conversazione si sposta rapidamente sul loro lavoro. Cloe, mostrando un palato raffinato e un occhio critico, loda pubblicamente “Pasión Oculta,” un profumo definito “magnifico.” Luis, con una generosità che sorprende, attribuisce il merito principale alla sua collega Cristina, che a sua volta minimizza il suo contributo, sottolineando la natura collaborativa del processo creativo: “Io ho dato le note di base, ma lo abbiamo finito insieme.” Questa dimostrazione di rispetto reciproco tra colleghi, seppur in un contesto professionale, aggiunge un tocco di umanità al rigore del settore.

Tuttavia, la diplomazia di Cloe svanisce quando formula la sua richiesta successiva. Vuole delle campioni delle ultime creazioni, non nel suo ufficio, ma nell’altro, un particolare che suggerisce un accesso privilegiato e un desiderio di indipendenza dal protocollo ufficiale. La risposta di Luis è un muro invalicabile: “Mi dispiace, ma no. I campioni non possono uscire dal laboratorio.” La motivazione addotta è la “sicurezza,” legata a precedenti episodi di “spionaggio industriale.” Questo è il primo vero scontro tra i due, un’affermazione di confini e di una diffidenza latente che permea l’ambiente.
Cloe, nonostante la battuta d’arresto, non si scompone. “Non si preoccupi, avremo tempo di parlare,” dichiara con un tono che suggerisce una determinazione incrollabile. “Avianto,” una parola che suona come un avvertimento sussurrato, sigilla il loro scambio.
Uscita dal laboratorio, l’espressione di Cloe rimane imperscrutabile: “Mi riservo l’opinione.” Le sue parole, brevi e taglienti, suggeriscono un’analisi interna profonda, un giudizio ancora non formulato ma certamente ponderato. Cristina, invece, esterna una sua impressione meno cauta: “Beh, per essere di Brosart non è male, è piacevole.”

Ma è l’intervento finale di Cristina a gettare un’ombra sinistra sul futuro: “Io non mi fiderò mai di quella gente. Chi gioca sporco più di una volta, gioca sporco sempre.” Questa dichiarazione, carica di amarezza e un’esperienza personale dolorosa, risuona come un avvertimento profetico. Evidentemente, il mondo di “Sogni di Libertà” non è solo un intreccio di fragranze esclusive, ma anche un campo di battaglia dove la fiducia è una merce rara e i segreti industriali, così come le motivazioni personali, sono celati dietro un velo di sofisticatezza e apparenze ingannevoli. La visita di Cloe ha solo scalfito la superficie, ma le implicazioni del suo primo incontro con Luis Merino e le parole di avvertimento di Cristina suggeriscono che siamo solo all’inizio di un intreccio narrativo ricco di intrighi e colpi di scena.
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