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Primo Disencontro tra Damián e Cloe: L’ombra della Rovina su “Profumerie della Regina”
Madrid, Spagna – Il mondo scintillante e profumato delle fragranze di lusso è solitamente un regno di deliziose promesse e successi effimeri. Tuttavia, dietro le etichette dorate e gli aromi seducenti, si celano spesso lotte di potere e disaccordi amari, come dimostra l’incipiente scontro che sta scuotendo le fondamenta di “Profumerie della Regina”, un nome un tempo sinonimo di eccellenza. La serie di A3, “Sueños de Libertad”, ci trasporta direttamente nel cuore di questo drammatico ribaltamento, mettendo in scena il primo, esplosivo confronto tra il carismatico ma amareggiato Damián e la determinata rappresentante di una forza acquisitiva inaspettata, Cloe.
L’atmosfera era carica di tensione fin dal suo arrivo. Cloeda, come si è presentata con un’eleganza quasi disarmante, è la voce portavoce di Bogos, una colosso nel settore delle fragranze che sta silenziosamente ma inesorabilmente estendendo la sua influenza. Il suo incontro con Damián e suo figlio, il giovane e visibilmente turbato Damián Jr., non è stato un semplice scambio di convenevoli, bensì un faccia a faccia destinato a segnare una svolta drammatica. L’aria, solitamente impregnata di essenze preziose, si è fatta improvvisamente greve di accuse e risentimento.
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“Permettimi di presentarmi. Sono Cloeda,” ha esordito, la sua voce un misto di cortesia professionale e fermezza inequivocabile. L’invito a sedersi è stato accolto con un sorriso che non raggiungeva gli occhi, un preludio sottile alla tempesta imminente. “Come sapete,” ha continuato, “rappresento la profumeria Bogos, e voi siete gli unici due azionisti che non avevo ancora avuto il piacere di incontrare. Ero desiderosa di salutarvi e scambiare qualche impressione.”
Ma Damián, l’anima e il fondatore di “Profumerie della Regina”, non era preparato a uno scambio di impressioni. Era preparato a una battaglia. La sua reazione è stata immediata e carica di una rabbia repressa che covava da tempo. “Cosa intendete fare con la mia fabbrica, con l’azienda che ho fondato?” ha incalzato, il tono quasi accusatorio. La sua domanda non era di curiosità, ma un grido di dolore e di profondo tradimento.
Cloeda, con una compostezza ammirevole, ha provato a stemperare gli animi, virando il discorso verso un futuro collaborativo. “Forse sarebbe più opportuno parlare della nostra azienda, non le pare?” ha replicato, introducendo la parola “nostra” con un sottile ma significativo slittamento di possesso. “E ciò che vengo a comunicarvi è che l’intenzione di Bogos è collaborare e lavorare con Concordia per fare di ‘Profumerie della Regina’ un punto di riferimento nel settore.”

Tuttavia, per Damián, le parole “Concordia” e “collaborare” suonavano come un insulto lacerante. La sua risposta è stata un torrente di accuse, denunciando il modo in cui la sua azienda era stata sottratta. “Come osate parlarmi di Concordia quando siete qui solo perché ci avete strappato l’azienda nel modo più vile e detestabile?” ha tuonato, le parole che uscivano con la forza di schegge di vetro. “Ci avete giocato con l’accordo che avevamo con Masina, approfittando del fatto che non stavamo attraversando il nostro momento migliore a causa di una serie di disgrazie.” Il riferimento alle “disgrazie” allude chiaramente a un periodo di fragilità, un momento di vulnerabilità che è stato spietatamente sfruttato.
Cloeda, nonostante il muro di ostilità, ha mantenuto la sua professionalità. “Ma la prego, la prego, si tranquillizzi,” ha insistito, cercando di arginare la furia crescente. “Mi dispiace immensamente per tutte quelle disgrazie, e soprattutto per le conseguenze che l’esplosione ha avuto per lei. Ma dovete capire che siamo venuti per aiutarvi.”
La risposta di Damián è stata tagliente come un taglierino per profumi: “Che cinismo.” Le sue parole erano cariche di un disprezzo profondo, vedendo nell’offerta di aiuto un mero epilogo della loro manovra strategica.

Cloeda ha continuato, presentando l’offerta di Bogos non come un’acquisizione predatoria, ma come un’opportunità di rinnovamento. “Abbiamo molta voglia di collaborare con voi e raggiungere il successo che entrambe le aziende cercano. Essendo una donna pratica, vi chiederei, per favore, di mettere da parte le nostre differenze, perché abbiamo molto lavoro da fare.” La sua pragmatica proposta di guardare avanti, tuttavia, non riusciva a scalfire il rancore di Damián.
“E cosa proponete?” ha incalzato Damián, cercando di capire il suo ruolo in questo nuovo, indesiderato scenario. “Quale ruolo avremo noi, i legittimi azionisti, nel consiglio di amministrazione?”
La replica di Cloeda è stata un altro colpo ben assestato, mettendo in discussione la stessa legittimità del loro operato. “Beh, siamo tutti legittimi, signore della Regina.”
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“Ma io ho fondato questa azienda e, insieme alla mia famiglia, ho portato questa profumeria ai massimi livelli,” ha ribattuto Damián, aggrappandosi all’eredità e al suo contributo.
“E voi siete anche quelli che l’hanno portata alla rovina,” ha concluso Cloeda, con una franchezza disarmante che ha lasciato Damián senza parole. Questa frase lapidaria sancisce visivamente la completa inversione di potere e la visione esterna del declino della prestigiosa azienda.
La conversazione è degenerata in un monologo di Cloeda che dipinge un quadro desolante della gestione passata, evidenziando la necessità di un cambiamento radicale. “Quello che pretendiamo è di correggere queste carenze e fare in modo che ‘Profumerie della Regina’ continui a essere un punto di riferimento nel settore,” ha spiegato. “Come? Cominciando una nuova era e promuovendo i cambiamenti che ci chiedono i nuovi tempi e il mercato. È evidente che l’azienda sta andando a tentoni da un po’ di tempo e che un’attività non può continuare a funzionare come faceva 20 anni fa. Dovreste essere contenti che noi siamo preparati per il futuro.”

La sua visione è stata presentata come un’opportunità di salvezza, un faro nella nebbia del declino. “Ci sta vendendo tutto questo come se fosse un’opportunità.”
“È un’opportunità, signori della Regina,” ha ribadito Cloeda, la sua determinazione incrollabile.
Esausto e sconfitto, Damián ha deciso di troncare la conversazione. “Se non le dispiace, preferisco terminare questa riunione.” Le sue parole erano intrisi di una stanchezza che andava oltre la semplice stanchezza fisica.

Cloeda, con un ultimo sguardo che forse nascondeva una punta di compassione o semplicemente la conferma della sua vittoria, ha fatto cenno a Teresa di accompagnarla. Damián, rifiutando qualsiasi ulteriore formalità, ha dichiarato con un filo di voce: “Non c’è bisogno. Conosco la strada. Grazie mille, davvero. Continueremo a parlare.” La sua ultima frase, “Questo è il nostro finale,” risuona come un presagio funesto, la resa di un uomo che ha visto il suo impero sbriciolarsi.
La scena finale è di una desolazione profonda. Damián Jr., devastato, cerca di infondere coraggio a suo padre, ma le parole di Damián sono un sussurro di sconfitta totale. “Padre, padre, non la veda così.”
“È finita, figlio. È finita tutto ciò per cui ho lavorato. Tanto sacrificio, per niente. Abbiamo perso tutto, figlio. Non contiamo più nulla qui. Nulla.”
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Il “Primo Disencontro tra Damián e Cloe” in “Sueños de Libertad” non è stato solo un incontro d’affari. È stato un terremoto emotivo, la collisione tra un passato glorioso e un futuro incerto, segnato dall’ombra incombente della perdita e dalla dolorosa presa di coscienza che, nel mondo spietato degli affari, i sogni possono trasformarsi rapidamente in incubi. L’impatto di questo evento promette di risuonare a lungo, delineando le prossime mosse di Damián e il suo arduo cammino per ritrovare la propria identità e forse, un giorno, la propria libertà.
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