La tranquillità della prestigiosa Perfumerías de la Reina, un’istituzione che da generazioni incarna l’eccellenza e la tradizione, è stata brutalmente infranta.
Le fondamenta stesse del leggendario impero di profumi sono scosse dalle fondamenta da una guerra intestina che vede Damián Merino, patriarca indiscusso e visionario fondatore, in aperta ribellione contro le decisioni dei propri figli. Il pomo della discordia, il voto che ha sancito l’ingresso di Massina come partner, ha scatenato un torrente di accuse, recriminazioni e un profondo senso di tradimento, gettando un’ombra oscura sul futuro dell’azienda e sulle relazioni familiari.
Lo scontro più acceso, che ha lasciato un segno indelebile nell’aria carica di tensione della villa, è avvenuto tra Damián e sua moglie, Digna. Damián, visibilmente provato ma implacabile, ha espresso la sua delusione più profonda, puntando il dito contro la moglie, che credeva essere il baluardo dei valori aziendali. “Mi fidavo più del tuo giudizio, Digna,” ha tuonato Damián, la voce roca di amarezza. “Speravo che avessi instillato nei tuoi figli l’impegno per l’azienda.”
La risposta di Digna, pur cercando di mediare, ha evidenziato una frattura insanabile nelle prospettive. “Lo hanno, Damián,” ha replicato lei, cercando di placare la furia del marito. “Allora, come spieghi che abbiano rinunciato alla loro eredità così, senza la minima lotta? Perché è quello che hanno fatto.”

Le parole di Digna, pur tentando di giustificare le azioni dei figli, non hanno fatto altro che alimentare la furia di Damián. Il patriarca ha considerato la decisione dei suoi eredi non come una strategia di sopravvivenza, ma come un vero e proprio atto di resa, un abbandono del lascito che lui e sua moglie avevano costruito con sacrifici e dedizione. “Madre mia, quello che c’è da sentire,” ha mormorato Damián, con un misto di incredulità e disperazione.
Digna ha tentato un ultimo disperato appello alla ragione, spiegando la complessità della situazione che ha portato i figli a prendere una decisione così drastica. “Damián, all’inizio pensavo come te. Non volevo vendere,” ha ammesso Digna. “Ma loro, proprio per amore di quel lascito, mi hanno fatto capire che non possiamo continuare a ostinarci e a rifiutare la vendita, perché ciò significava perdere tutto.” Le sue parole suggeriscono un tentativo di proteggere la Perfumerías de la Reina da un disastro finanziario ancora maggiore, un’ottica che Damián sembra rifiutare categoricamente.
Ma per Damián, il rimedio si è rivelato peggiore della malattia. “Hai visto il risultato, Digna,” ha ribattuto con veemenza. “È stato molto peggio il rimedio della malattia.” Questo commento lapidario suggerisce che l’intervento di Massina, lungi dal salvare l’azienda, l’abbia esposta a rischi ancora più grandi o a compromessi inaccettabili.

La tensione ha raggiunto il suo apice quando Damián ha affrontato indirettamente anche Gervasio, suo figlio, e gli altri membri della famiglia Merino coinvolti nella decisione. La sua frustrazione era palpabile: “Avete messo la zampa fino in fondo. Non lo avete fatto anche voi, Gervasio? E tu infinite volte.” Questa accusa è un potente richiamo alle passate imperfezioni e decisioni discutibili dei fondatori, quasi a voler sottolineare l’ipocrisia della critica rivolta alla nuova generazione.
Digna, con la saggezza di chi ha visto evolvere l’azienda e le dinamiche familiari, ha cercato di riportare la conversazione su un piano più costruttivo, difendendo il diritto dei suoi figli di prendere decisioni autonome. “Damián, i tuoi figli e i miei hanno preso il testimone della fabbrica che avete fondato,” ha spiegato con fermezza. “Sono loro che sono al comando ora e devono affrontare situazioni nuove che voi non avete vissuto e, naturalmente, hanno il diritto di sbagliare tanto quanto avete fatto voi.” Questo passaggio evidenzia un cambiamento epocale: la successione è avvenuta, e con essa la responsabilità e la necessità di adattarsi a un mondo in continua trasformazione.
Le parole di Digna, tuttavia, sono state accolte da un silenzio carico di disappunto da parte di Damián, che sembra incapace di accettare un simile “lasciar fare”. La sua frase “Oh, per Dio” è un’esclamazione di profonda preoccupazione, quasi di disperazione, per ciò che percepisce come un declino inevitabile.

Il dialogo si è protratto con un sottile ma pungente scambio di battute tra Digna e Damián, che ha rivelato la profondità del risentimento e della disillusione. Digna ha insistito sul fatto che “Ora non è il momento di rimproveri, non credi? È il momento di dare il meglio di noi stessi affinché Brosat non snaturi ciò che è l’essenza di Profumerías de la Reina.” Questo suggerisce un timore concreto che l’integrità e l’identità dell’azienda siano a rischio sotto la nuova gestione o con l’influenza di Massina.
La risposta di Damián, intrisa di sarcasmo e di una resa amara, ha sigillato il suo disappunto. “Grazie per le tue sagge parole. Altri consigli per salvare l’azienda?” La sua domanda retorica è un chiaro indicatore del suo scetticismo sulla possibilità di un salvataggio reale.
E quando Digna gli ha offerto un consiglio apparentemente semplice, ma carico di significato: “Guarda, sì, umiltà, perché se continui così causerai molti problemi,” la reazione di Damián è stata tagliente e rivelatrice. “Non preoccuparti, d’ora in poi abbasserò la testa, che sembra sarà il nuovo stile di questa azienda.” Questa frase finale è un presagio inquietante. Suggerisce che Damián vede un futuro di sottomissione e di perdita di potere per sé stesso e per i valori che ha sempre difeso. La sua “resa” non è quella di chi accetta il cambiamento, ma quella di chi si sente sconfitto, preparato a un ruolo marginale in un’azienda che non riconosce più come sua.

La scena si chiude con un senso di precarietà. Le Perfumerías de la Reina, un tempo faro di prosperità e innovazione, si trova ora sull’orlo di un abisso, con le sue fondamenta scosse da conflitti interni e decisioni che hanno diviso la famiglia. La domanda che aleggia nell’aria è quanto tempo ancora potrà resistere questo impero di profumi prima che le crepe diventino un baratro insuperabile. Il futuro, come le fragranze che un tempo definivano la sua grandezza, appare ora nebuloso e incerto.