Aprobata la Vendita del 51% delle Azioni di Perfumerías de la Reina a Massina – Sogni di Libertà: Un Capitolo Cruciale nel Destino di una Dinastia
Roma, Italia – Il mondo del profumo e della cosmetica è in subbuglio, scosso da una decisione che promette di riscrivere il futuro di una delle più antiche e prestigiose maison europee: Perfumerías de la Reina. In una votazione carica di tensione e di sfumature drammatiche, è stata approvata la vendita del 51% delle azioni al gruppo italiano Massina, un conglomerato industriale dall’ambizione sfrenata e dal profilo ancora in parte misterioso. Questa mossa epocale segna un punto di svolta irrevocabile per la famiglia De la Reina, eredi di un impero costruito su decenni di innovazione, eleganza e passione per il bello.
Il verdetto è giunto al termine di un consiglio di amministrazione che ha ricordato una seduta di giudizio, dove il destino di un’eredità secolare pendeva da un filo sottile. Le telecamere, solitamente tenute a distanza in questi ambienti ovattati, sembrano aver captato l’eco delle emozioni che hanno attraversato la sala. La musica, presente nei momenti più concitati, ha amplificato il pathos di una famiglia divisa tra la sopravvivenza economica e l’orgoglio di un nome leggendario.
Il Voto Decisivo: Un Dilemma Morale e Strategico
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Il primo a sciogliere il nodo del proprio voto è stato il direttore, la cui riflessione è stata palpabile. Dopo un’attenta ponderazione, ha pronunciato le parole che hanno aperto la strada alla vendita: “Mi voto è a favore di vendere il 51% delle azioni agli italiani.” Una decisione pragmatica, suggerita dalla necessità di preservare l’azienda dalla rovina imminente, ma che porta con sé il peso della responsabilità.
Poi è stata la volta di Don Damián, il cui voto è stato un netto e inequivocabile “no.” La sua opposizione, seppur minoritaria, ha rappresentato un baluardo di resistenza, un tentativo disperato di preservare l’indipendenza e l’anima di Perfumerías de la Reina. Le sue parole riecheggiano un profondo legame con la tradizione e un disprezzo per ciò che considera una svendita dell’eredità familiare.
L’aria si è fatta ancora più densa quando è toccato ai Merino. La loro dichiarazione, “A favore. A favore,” ha segnato un’ulteriore spaccatura all’interno della famiglia. Le parole pronunciate da uno dei Merino a sostegno della decisione – “Se vostro padre levatase la testa, capirebbe che qualsiasi opzione è meglio della rovina” – hanno evidenziato la profonda crisi che attanaglia l’azienda e la disperazione che spinge alcuni a scelte radicali. Questa frase, apparentemente un tentativo di razionalizzare la scelta, risuona come un monito e una condanna per chi la contesta.

Il ruolo di Maria Duque, rappresentante di Andrés de la Reina e Julia de la Reina, è stato cruciale. La sua dichiarazione, che abbracciava sia i presenti che gli assenti, è stata un chiaro sostegno alla transazione: “I due voti sono a favore della vendita.” Questa posizione, fedele agli interessi di coloro che rappresenta, ha ulteriormente consolidato la maggioranza necessaria per l’approvazione.
La tensione è culminata con il voto di Cristina. La sua scelta, “A favore, seguendo fedelmente i passi di suo zio,” rivela dinamiche familiari complesse e alleanze strategiche. Il suo gesto, apparentemente una semplice adesione, nasconde una precisa volontà di allinearsi a una specifica fazione, sottolineando le intricate relazioni di potere all’interno della famiglia De la Reina.
Il Grido di Dolore di un Patriarca: “Che Disgrazia!”

Di fronte a una maggioranza schiacciante, il patriarca, Don Damián, ha espresso il suo sgomento in un grido di dolore che ha trafitto il silenzio della sala: “Padre, sembra che tutti stiate desiderando che questa azienda scompaia.” Le sue parole non sono solo un lamento, ma un’accusa feroce rivolta ai propri familiari, percepiti come traditori della visione e del sacrificio dei loro antenati.
La risposta, dura e tagliente, arriva da chi difende la vendita: “È quello che succederà se non finiremo per vendere.” Questa frase incapsula la cruda realtà finanziaria che ha portato a questo punto, un’ammissione di fallimento che risuona come un colpo di grazia per chi ancora spera in un miracolo.
Don Damián, incredulo, continua: “Non credo a quello che vedo qui. Che disgrazia.” Le sue parole sono un’espressione di profonda amarezza e di discredito nei confronti delle decisioni prese, percependo un tradimento dei valori fondamentali che hanno sempre guidato Perfumerías de la Reina.
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L’Ultima Speranza: Un Appello Disperato che Si Infrange Contro il Muro della Necessità
Anche Marta, pur riconoscendo la gravità della situazione e l’impossibilità di una riflessione serena, ha ceduto alla logica della sopravvivenza: “Dada le ultime circostanze, nessuno di noi ha potuto riflettere con freddezza o con una certa prospettiva, ma la situazione è critica, quindi voto a favore.” La sua decisione, seppur ponderata, sottolinea la pressione schiacciante che ha portato a questo esito.
Con il voto di Marta, il risultato è ufficiale: “Si approva la vendita del 51% delle azioni.” Gabriel, visibilmente turbato, chiede un ultimo momento per esprimere il suo dissenso, un ultimo guizzo di resistenza.

Le sue parole sono un grido di allarme, un’esplosione di angoscia di fronte a un futuro incerto: “Siamo nelle mani di sconosciuti. È solo questione di tempo che questi italiani mettano definitivamente fine a noi.” Il suo timore è palpabile, la paura di perdere il controllo e l’eredità familiare a favore di forze esterne.
“E c’è ancora tempo per aspettare una nuova offerta. Vi prego, vi supplico. Mi umilio se necessario. Ma per favore, non andiamo avanti con questo abominio. Abbiamo lavorato molto e molto duramente per portare avanti questa azienda e perderemo tutto.” Il suo appello è straziante, un ultimo disperato tentativo di invertire la rotta, di appellarsi alla memoria del lavoro e del sacrificio, di scongiurare quello che percepisce come un disastro.
La Dura Realtà: Sopravvivenza o Dignità?

La risposta del suo interlocutore è fredda e definitiva: “La decisione è già stata presa, padre. Mi dispiace.” Questa frase, carica di rassegnazione e di determinazione, segna la fine di ogni speranza di un ripensamento.
“Mi dispiace. È l’unica alternativa che abbiamo se vogliamo sopravvivere.” La parola “sopravvivere” risuona come un macigno.
Don Damián, sconfitto ma non piegato, replica con una domanda che è al contempo un rimprovero: “Sopravvivere. Questo vi basta, vero?” La sua voce porta il peso di una vita dedicata non solo alla sopravvivenza, ma alla costruzione di un impero basato sulla dignità e sull’eccellenza. “Perfumerías de la Reina non è mai sopravvissuta. Ha vissuto con dignità fino ad oggi.”
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Le sue ultime parole sono una profezia di rimpianto: “Qualche giorno vi renderete conto di ciò che avete appena fatto.” Un monito che risuona con la gravità di chi sa di aver assistito a un tradimento del passato e a una compromissione del futuro.
L’Inizio della Fine o una Nuova Era?
La scena si conclude con la consegna del contratto, un documento che sigilla il destino di Perfumerías de la Reina. Le mani che lo ricevono sono quelle che hanno appena votato per la sua trasformazione, mani che ora dovranno stringere il patto con i nuovi padroni italiani.

La vendita del 51% delle azioni a Massina non è solo una transazione finanziaria; è un capitolo drammatico nel romanzo di una dinastia. La famiglia De la Reina si trova a un bivio cruciale: cedere al pragmatismo della sopravvivenza e affidarsi all’ignoto, o rimanere fedele all’ideale di un’eredità, rischiando di vederla svanire nel nulla. Il futuro di Perfumerías de la Reina, un tempo sinonimo di eleganza e prestigio, è ora nelle mani di un nuovo potere, e le conseguenze di questa decisione segneranno per sempre la storia del profumo e della cosmetica. Le ripercussioni di questo accordo si faranno sentire a lungo, delineando una nuova era, forzatamente diversa, per un marchio che ha definito il concetto di lusso per generazioni.