AVVISO SPECIALE: “SUEÑOS DE LIBERTAD” – CAPITOLO 430, VENERDÌ 31 OTTOBRE SU ANTENA 3 – POTREBBE JOAQUÍN DIVENTARE IL NUOVO DIRETTORE? UN TERREMOTO NELLA FABBRICA!

Amici appassionati del dramma avvincente e degli intrighi industriali, preparatevi a un vero e proprio sconvolgimento nel capitolo 430 di “Sueños de Libertad”, in onda venerdì 31 ottobre su Antena 3. Le porte della fabbrica di profumi, solitamente custodi di segreti e ambizioni, si stanno per spalancare su una nuova, inaspettata rivelazione che potrebbe riscrivere il destino di molti. Al centro di questa tempesta imminente c’è Joaquín, un uomo la cui lealtà e capacità sono messe a dura prova, e la cui possibile ascesa alla direzione della fabbrica potrebbe rappresentare un nuovo inizio, o una tragica ironia.

La puntata si apre con Joaquín immerso nel suo lavoro all’interno delle cantine, assorto tra documenti che narrano la storia e le sfide dell’azienda. Improvvisamente, un suono inatteso squarcia il silenzio: un telefono che squilla. Dall’altro capo della linea, una voce incisiva e professionale annuncia la presenza di Chloe, rappresentante della misteriosa Brosart, che richiede la sua immediata presenza nel suo ufficio. L’tono di Chloe, fermo e quasi perentorio, accende in Joaquín un campanello d’allarme, un presentimento di che qualcosa di grosso sta per accadere.

Appena terminata la chiamata, Joaquín si rivolge a Tasio, figura chiave nel quotidiano della fabbrica, intento a supervisionare i lavoratori. Con un’espressione che tradisce un misto di curiosità e apprensione, Joaquín esordisce: “Ho appena parlato con una certa Chloe di Brosart. Ha chiamato da uno dei nostri uffici. Tu sei al corrente di questa faccenda.” Il volto di Tasio si incupisce, e un lento cenno del capo conferma i timori di Joaquín. “Sì, è proprio di questo che volevo parlarti,” risponde Tasio, con una rassegnazione che pesa come un macigno.


Le sopracciglia di Joaquín si aggrottano ulteriormente. “Quindi avevi notizie del suo arrivo?” chiede, sperando in un diniego. Ma Tasio scuote la testa, la voce contenuta ma carica di amarezza. “No, Joaquín. A quanto pare, la signora si è presentata oggi senza preavviso. Nessuno era preparato.” La domanda di Joaquín, carica di un terrore ormai palpabile, è inevitabile: “E per quale motivo?”

La risposta di Tasio è un pugno nello stomaco. “Per iniziare a prendere il comando,” dichiara, il tono che si fa più acceso, “per prendere decisioni che non le competono, e soprattutto, per cambiare il direttore della fabbrica.” Gli occhi di Joaquín si sgranano in un muto stupore. “Cambiare il direttore? Di cosa stai parlando?” La battuta amara di Tasio risuona nel silenzio teso che si crea tra loro: “Esattamente, Joaquín. Sembra che mi stiano dando il benservito. Mi sostituiranno. Dovrò continuare a lavorare, ma questa volta sotto gli ordini di questa tale Chloe.”

Joaquín osserva Tasio con incredulità, poi con un’empatia profonda. “Mi dispiace tantissimo, Tasio. A me ha detto di andare nel suo ufficio per parlarle.” La reazione di Tasio è un misto di sarcasmo e profonda preoccupazione. “Non ti invidio affatto,” risponde, incrociando le braccia con un gesto di sfida impotente. “Pensi che caccerà anche me?” La domanda è carica di un’ansia che Joaquín può ben comprendere.


“Non lo so, Joaquín, non ho idea di nulla,” ammette Tasio, la voce che si smorza leggermente. “L’unica cosa chiara è che quella donna non potrà gestire tutto da sola. È troppo giovane, anche se sembra sapere molto bene quello che vuole.” Joaquín sospira, un sospiro carico di tristezza e ammirazione per il suo collega. “Mi dispiace davvero per te, Tasio. Non te lo meriti. Hai fatto l’impossibile per salvare questa azienda. E la cosa più ironica è che hai accettato un’offerta che ora sembra avvantaggiare solo loro.”

È proprio questo il punto che ferisce Tasio più profondamente. “Ed è questo che mi fa più male,” confessa, la frustrazione evidente nel suo volto. “Siamo stati noi stessi a far entrare i nemici in casa, certo, escludendo mio padre.” Joaquín annuisce in silenzio mentre Tasio continua, visibilmente alterato: “Ascolta, se davvero sono qui per salvare l’azienda e per preoccuparsi dei lavoratori, allora facciano pure quello che vogliono con me. Ma se hanno altre intenzioni, allora non ho alcuna intenzione di rimanere a braccia conserte.”

“Sì, ma dimmi una cosa,” interviene Joaquín, la sua mente analitica che cerca di districarsi nel caos. “Ora, a chi ci possiamo fidare? E se quello che vogliono è affondarci per eliminare la concorrenza?” Tasio osserva Joaquín con pensosità, lo sguardo perso nel vuoto. “Non lo so, Joaquín, non lo so. Ma dimmi, perché dovrebbero spendere tanti milioni se tutto quello che vogliono è buttare tutto all’aria? Non avrebbe senso.”


“Nemmeno io lo capisco,” risponde Joaquín, un gesto di stanchezza che gli attraversa il volto. “Ma andrò a parlare con quella donna. Ho bisogno di sapere quali sono le sue intenzioni.” Tasio lo guarda intensamente, poi, con voce ferma, pronuncia parole che risuonano con la forza di un giuramento: “Joaquín, o siamo tutti uniti, o ci divoreranno vivi.” “Hai ragione,” risponde Joaquín con ritrovata determinazione. “Non preoccuparti, le faremo fronte. E sia chiaro, non ho intenzione di restare in silenzio se vogliono sostituirti ingiustamente.”

“Non ti affaticare per me,” dice Tasio, la voce più calma ora. “La mia destituzione è il minore dei problemi adesso. Incontrala. Ascolta quello che ha da dire, e poi trarremo le conclusioni.”

Joaquín annuisce e si dirige verso l’ufficio di Chloe. Mentre cammina per il corridoio, un nodo gli si stringe nello stomaco. L’atmosfera nella fabbrica si è fatta tesa, quasi irrespirabile. Sa che ciò che accadrà in quella riunione potrebbe cambiare tutto.


Ore dopo, Joaquín torna a casa. Sua madre, la dignitosa Digna, lo accoglie con un sorriso radioso. “Ho appena parlato con Andrés,” dice felicemente. “E tu? Com’è andata la tua giornata?” Joaquín appende il cappotto sulla sedia e sospira. “Ho delle notizie, madre. Non so ancora come finirà tutto, ma oggi si è presentata una donna francese in fabbrica. Abbastanza giovane, tra l’altro, viene da parte di Brosart ed è arrivata per marcare il territorio.”

Digna lo guarda con sorpresa. “E siete riusciti a capirvi bene?” “Per via della lingua, nessun problema,” risponde Joaquín. “Parla perfettamente spagnolo. Sul piano imprenditoriale, beh, quella è un’altra storia.” In quel momento interviene Gema, che li ascolta dalla sala. “E quella donna è molto moderna?” “Sì,” risponde Joaquín. “Molto moderna.”

“L’hai vista per caso?” chiede Digna, incuriosita. “Credo di sì,” interviene Gema, una nota di eccitazione nella voce. “Potrebbe essere la stessa donna che è passata in negozio stamattina, anche se non avevo idea di chi fosse.” Digna, ancora più intrigata, incalza: “E si è presentata come una cliente?” “Questo pensiamo tutte,” risponde Gema. “Ha comprato un sacco di prodotti, persino ‘Passione Nascosta’, e non smetteva di elogiarlo. Una vera bugiarda, a dire il vero.”


Digna torna a guardare suo figlio. “E tu hai parlato con lei?” “Sì,” risponde Joaquín. “E direi che mi ha sondato. Credo che voglia valutare le mie capacità come possibile futuro direttore della fabbrica.” Entrambe le donne si siedono, pendendo da ogni parola. “Lo dici sul serio, querido?” chiede Gema. Digna aggiunge: “Cosa succede con lui? Lo sostituiranno già?”

Joaquín annuisce con rammarico. “Sì, gliel’hanno già comunicato. Verrà sollevato dall’incarico.” Digna si sorprende. “E che impressione ti ha dato quella donna?” “È molto ben informata,” risponde Joaquín. “Sa tutto della storia della fabbrica, del suo funzionamento, persino di noi. Mi ha chiesto del mio periodo come direttore e sono stato totalmente onesto. Le ho raccontato i miei successi e i miei errori.” “E cosa ti ha detto?” chiede Gema. “Che i fallimenti sono necessari per raggiungere successi futuri,” risponde Joaquín, pensieroso. “Non so cosa pensare. Forse, dopo tutto, i francesi sono venuti a riconoscere il mio lavoro.”

Gema sorride. “Doveva arrivare qualcuno da fuori per valutare il tuo impegno, caro.” Digna interviene rapidamente, con la sua consueta prudenza: “Non cantiamo vittoria troppo presto.” “Hai ragione,” annuisce Joaquín, ma non può fare a meno di illudersi un po’. “E quella faccia?” chiede Digna. “Forse non vuoi tornare a essere direttore della fabbrica?” Joaquín la guarda e risponde con sincerità: “Sì, certo che voglio. Mi piacerebbe ricominciare da capo, lasciarmi alle spalle quello che mi ha fatto don Pedro, ma mi dispiace così tanto per lui. Si è dedicato anima e corpo alla fabbrica. Ha dovuto affrontare situazioni molto complicate. Non mi sentirei bene ad occupare il suo posto.”


Digna sorride con tenerezza. “Quello che pensi ti onora, figlio mio.” Gema, però, con una punta di fastidio, interviene: “Sì, ma anche tu hai diritto. E non dimenticare che nemmeno Tasio ha avuto molte remore quando don Pedro lo ha nominato d’ufficio.” Digna la guarda con un gesto di avvertimento. “Gema, quello che dobbiamo avere chiaro è che quella decisione non dipende da Joaquín. La prenderanno i francesi.”

“È vero,” risponde Joaquín. “Spero solo di non essermi sbagliato con le mie parole e che, se davvero valuteranno il mio lavoro, mi considereranno come futuro direttore.” Joaquín rimane in silenzio, pensieroso. La fabbrica, la sua storia, la sua famiglia e il peso delle decisioni passate ricadono ancora una volta su di lui. Sa che ciò che sta per accadere definirà non solo il suo destino, ma quello di tutti coloro che hanno lottato per mantenere viva la fabbrica. Un futuro incerto, ma carico di promesse, si profila all’orizzonte di “Sueños de Libertad”. Non perdete questo appuntamento cruciale con la verità e l’ambizione.