La tensione avvolge la tenuta dei Reina mentre oscuri intrighi e passioni proibite minacciano di consumare tutto.

Toledo, 27 – 31 ottobre. L’autunno dipinge d’oro i giardini di Toledo, ma tra le mura imponenti della tenuta dei Reina, un gelido inverno spirituale sta per manifestarsi. L’aria è densa, quasi irrespirabile, intrisa di segreti, tradimenti e un disperato bisogno di speranza. La settimana che va dal 27 al 31 ottobre si preannuncia carica di svolte drammatiche che scuoteranno le fondamenta di questa famiglia un tempo inossidabile.

La settimana inizia con l’angoscia che grava sulla famiglia riunita nel grande salone. L’assenza di Andrés è un peso insostenibile, il suo corpo giace in una stanza d’ospedale, sospeso tra la vita e la morte, un pedone inconsapevole in una partita che è diventata letale.

Al centro di questa tempesta, si muove Gabriel, l’avvocato dall’aria impeccabile, architetto di molte delle ombre che attanagliano la tenuta. La sua calma ostentata, il suo balsamo avvelenato offerto con un sorriso rassicurante, non inganna tutti. Begoña, seduta su un divano con lo sguardo perso e un pallore che tradisce ben più di una semplice preoccupazione per il cognato, porta in grembo un segreto: una nuova vita che è sia complicazione che ancora di salvezza in mezzo alla burrasca. Le sue parole a difesa di Gabriel, “Dobbiamo essere forti, per Andrés e per la famiglia”, risuonano vuote agli occhi di María, il cui timore per Andrés si mescola a una crescente sfiducia nei confronti dell’avvocato. C’è qualcosa nella sua serenità che la inquieta, una freddezza sotto la superficie che contrasta con la devozione professata. Temeva per Begoña, per quel bambino innocente in procinto di venire al mondo in un nido di bugie.


Il confronto tra María e Gabriel nella biblioteca è inevitabile. “Non mi fido di te, Gabriel,” sibilò María, la sua voce un sussurro carico di acciaio. “La tua calma è innaturale. Begoña sta soffrendo e tu sembri godere del controllo che eserciti su tutti.” La maschera di amabilità di Gabriel si incrina per un istante. “Le tue accuse non aiutano. A volte, per salvare qualcosa, bisogna prendere decisioni difficili, decisioni che tu forse non sei in grado di comprendere.”

Lontano dalla tenuta, nella colonia dei lavoratori, il disamore ha un volto: Claudia. La rottura con Raúl l’ha lasciata svuotata. Nonostante i tentativi di Manuela e delle sue amiche di farle riconsiderare la sua decisione, Claudia è irremovibile. “A volte l’amore non è sufficiente,” dichiara con gli occhi arrossati. “A volte si rompe e non si può più aggiustare.”

Nel frattempo, nello studio principale, Gabriel dispiega la sua rete su Damián. Il patriarca, un tempo roccia solida, ora appare indebolito dalla malattia del figlio e dall’imminente rovina del suo impero. La proposta di Masina, un presunto investitore italiano, viene presentata da Gabriel come un’opportunità d’oro per salvare “Perfumerías de la Reina”. “Gli italiani hanno capitali, hanno esperienza,” argomenta Gabriel, mostrando carte con studiata nonchalance. “Un’iniezione da parte loro non solo salverà la nostra azienda, ma la proietterà a un nuovo livello.” Damián, stanco, esita. “Non mi piace l’idea di cedere parte del nostro controllo a estranei. Questa è un’azienda familiare.” Gabriel incalza: “Una famiglia in bancarotta non serve a nessuno. Pensaci. È la mossa più intelligente.”


Quella stessa notte, María affronta di nuovo Gabriel. “Perché tanto interesse per questi italiani? E che dire di Brosard? Credevo fosse il tuo contatto, il tuo grande salvatore.” Gabriel si ferma. La sua sagoma contro la luce lunare si gira lentamente, e per la prima volta, la maschera cade completamente. Nei suoi occhi brilla un’ambizione oscura e trionfante. “Brosard non è un salvatore, María. Brosard sono io. O meglio, è lo strumento che userò per prendermi tutto. Masina è solo un fumo negli occhi, un’offerta esca per far disperare Damián. E quando la rifiuterà, io sarò lì con la soluzione finale. Brosard acquisterà l’azienda a prezzo di saldo, e quell’azienda sarà mia.” María rimane senza fiato, gelata. Il vero piano di Gabriel non era salvare l’azienda, ma divorarla dall’interno.

Intanto, un nuovo elemento entra in scena nella fabbrica. Un uomo di nome David, ingaggiato come capomastro per supervisionare i lavori nella sala caldaie. La sua arrivo è discreto, ma la sua presenza non passa inosservata, specialmente per Carmen. È il suo primo amore, un fantasma del passato che ritorna con una tuta da lavoro e lo stesso sguardo intenso che ricordava dalla giovinezza. Il suo primo giorno lo mette sulla strada di Gaspar, con cui connette immediatamente, ma anche in rotta di collisione con Tasio, la cui sfiducia e carattere scuro si scontrano frontalmente con la calma autorità di David. La tensione tra loro è istantanea, una promessa di conflitti futuri.

Nella casa, Digna e Luz scambiano parole preoccupate in cucina. “Il vestito non le chiude più bene,” mormora Digna, servendo un piatto. “È questione di giorni che Manuela se ne accorga. O Marta o lo stesso Damián. Non possiamo continuare a nascondere la gravidanza di Begoña.” Luz annuisce: “Lo so, ma con Andrés in ospedale e Gabriel che controlla ogni suo movimento… cosa possiamo fare? Begoña è intrappolata.”


La notizia della presenza di David giunge a Carmen tramite Chema. Il semplice nome è sufficiente a smuovere un turbine di ricordi e sentimenti che credeva sepolti sotto anni di lavoro e nuove routine. Il passato chiama alla sua porta, e non è sicura di volerla aprire.

Mentre i fratelli Merino, Luis e Joaquín, giocano la loro partita. “Floral”, un’azienda concorrente, ha fatto un’offerta allettante per i brevetti di diversi profumi non ancora lanciati sul mercato. Una somma considerevole, una potenziale tavola di salvezza personale in mezzo al naufragio generale. “Non diremo niente a nessuno,” decide Luis con uno sguardo calcolatore. “Se l’azienda affonda, almeno noi avremo questo. È il nostro lavoro, il nostro talento.”

Claudia, ignara di queste macchinazioni, cerca la sua soluzione. Con l’aiuto di Gaspar, concepisce un’idea audace, quasi rivoluzionaria. “E se fossero i lavoratori stessi a salvare l’azienda?” propone, gli occhi che brillano di una nuova determinazione. “Potremmo formare una cooperativa. Ognuno investe quel che può. Compreremo azioni. Diventeremo padroni del nostro destino.” L’idea, sebbene rischiosa, è un faro di speranza nell’oscurità.


Quando l’offerta di Floral trapela inevitabilmente, tutti i soci, in un raro momento di unità, la rifiutano. Non venderanno la loro “corona” a un concorrente. Ma questo rifiuto aumenta solo l’ansia di Gabriel. Sa che Pelayo, il governatore e amico di Damián, cerca instancabilmente un nuovo investitore, un vero socio che potrebbe mandare in rovina i suoi meticolosi piani affinché Brosard, la sua alta cifra imprenditoriale, prenda il controllo.

Nel mezzo della crisi aziendale, la crisi personale di Marta raggiunge il suo apice. L’incertezza su suo fratello Andrés, l’imminente fallimento dell’azienda che ama tanto e la dolorosa assenza di Fina, la cui mancanza è una ferita aperta, l’hanno spinta al limite. Si è chiusa in se stessa, costruendo un muro di silenzio che solo Digna, sua zia e confidente, saprà iniziare a demolire. Nel calore della cucina, tra l’aroma di stufati lenti, Marta finalmente crolla, lasciando che le sue lacrime parlino del dolore che la consuma.

E poi, quando la notte sembra più buia, quando tutto sembra perduto, una chiamata dall’ospedale cambia tutto. Un’infermiera, con voce professionale ma speranzosa, informa Damián: “Signor Reina, suo figlio Andrés ha iniziato a reagire.” La notizia si diffonde come un incendio. Un soffio di vita in una casa che profuma di morte. Ma per Gabriel non è un soffio di vita, è il suono di una condanna.


Il martedì albeggia con una luce pallida e fragile, ma la notizia su Andrés ha infuso un’energia rinnovata nella famiglia. Le conversazioni a colazione sono più animate. Gli sguardi contengono un barlume di speranza che non esisteva il giorno prima. Damián, nonostante la sua preoccupazione per il futuro dell’azienda, sorride per la prima volta dopo settimane. “Pelayo continua a non trovare investitori affidabili,” ammette in una conversazione con Gabriel e María. “E io continuo a non fidarmi minimamente di quegli italiani e della loro offerta. C’è qualcosa che non mi torna, ma ora, ora l’unica cosa che conta è che Andrés torni con noi.” Luz arriva poco dopo, diretta dall’ospedale con un resoconto più dettagliato. “Ha mosso le dita e ha risposto a stimoli luminosi. Sono segnali molto positivi. È ancora in coma, ma il suo cervello sta lottando. Sta tornando.” La gioia sul volto di Begoña è così intensa che per un momento cancella tutta la sua angoscia. Si porta una mano al ventre, come se condividesse la buona novella con la vita che cresce dentro di lei.

Gabriel, al suo fianco, forza un sorriso che non raggiunge i suoi occhi. Il panico lo sta divorando, una marea gelida che gli sale in gola. Se Andrés si svegliasse, se ricordasse cosa è successo, se ricordasse di aver visto María alzarsi dalla sedia a rotelle poco prima dell’incidente… tutto il suo piano, tutta la sua vita, crollerebbe. La ripresa di Andrés non è una speranza, è una minaccia mortale. E le minacce mortali, Gabriel lo sa bene, devono essere eliminate. Nella sua mente, un’idea mostruosa inizia a prendere forma. Deve uccidere Andrés.

Prima che possa svegliarsi, nella fabbrica, la vita continua il suo corso, ignara del dramma che si sta preparando in ospedale. Irene, con un misto di tristezza e risoluzione, comunica a Tasio la sua decisione di partire. “Io e José andiamo a Madrid. È ora di ricominciare, di realizzare il sogno che abbiamo sempre avuto.” Prima di partire, cerca Joaquín. La tensione e il dolore che c’erano stati tra loro si sono dissolti, sostituiti da una comprensione reciproca. “Ti perdono, Irene,” dice Joaquín, la voce roca per l’emozione. “E voglio chiederti una cosa. Sii felice per te e per quello che avremmo potuto essere. Vivi tutto, anche per me.”


Luis, ignorando le conseguenze, prende una decisione sulla vendita dei brevetti a Floral. Sta per chiudere l’accordo quando Cristina, passando nel corridoio, sente la conversazione telefonica. Entra nello studio come un ciclone. “Cosa stai facendo, Luis? Stai vendendo le nostre creazioni alle nostre spalle? In un momento come questo, quando dovremmo essere più uniti che mai.” La discussione è aspra, piena di recriminazioni, e non tarda a giungere alle orecchie di Tasio e Marta. Scoprono l’offerta di Floral e le vere intenzioni del suo proprietario: spogliarli dei loro beni più preziosi mentre sono deboli. L’indignazione è immensa. “I Merino vanno sempre per conto loro,” esclama Tasio furioso. “Mentre noi ci spacchiamo la schiena cercando di salvare questo, loro si riempiono le tasche.”

Nel mezzo di quella tensione lavorativa, la colonia è testimone di un ritrovamento carico di emozione. Carmen e David si incontrano vicino alla fontana della piazza. Il sole di mezzogiorno illumina i loro volti, segnando le rughe che gli anni hanno disegnato. “Carmen,” dice David, la voce più grave di quanto lei ricordasse. “Sei sempre bellissima.” “E tu sei ancora un bugiardo,” risponde lei con un sorriso che non riesce a reprimere. Parlano a lungo, e la vecchia complicità riemerge tra loro come se non fosse passato un solo giorno. L’affetto, scoprono entrambi, è ancora lì, intatto, dormiente sotto strati di tempo e distanza. Poco dopo, quando Tasio si lamenta amaramente della lentezza e dell’inefficacia della squadra di David, Carmen esce in sua difesa con una ferocia inaspettata. “Sono bravi lavoratori, Tasio, e David è il miglior capomastro che potresti trovare. Dagli una possibilità.”

Nel frattempo, l’idea della cooperativa guadagna adepti. Gaspar e Claudia, diventati leader improvvisati del movimento, riescono a convincere un gruppo significativo di lavoratori. La proposta nata dalla disperazione si sta trasformando in una speranza reale, tangibile. La gente è disposta a lottare per ciò che è suo.


Nella tenuta, Gema va a trovare María. La notizia che ha iniziato a recuperare la mobilità nelle gambe, un segreto custodito gelosamente, è trapelata fino a lei. “Sono così felice, María,” dice Gema, sedendosi al suo fianco. “Sei una combattente, e ora con Andrés che migliora. Forse il destino vi darà una seconda possibilità.” “Begoña ha scelto Gabriel. La strada è libera.” Le parole di Gema, seppur bene intenzionate, smuovono un vespaio di emozioni in María. La speranza e il senso di colpa combattono dentro di lei.

La chiamata che precipita tutto arriva nel pomeriggio. Damián, esultante, riattacca il telefono e cerca la famiglia. “Ho parlato con il dottor Herrera, un’eminenza in neurologia. Ha esaminato il caso di Andrés e dice che ci sono grandi speranze. Grandi speranze. Crede che il recupero possa essere totale.” L’illusione inonda la casa, un torrente di gioia che spazza via le preoccupazioni. Tutti festeggiano, si abbracciano, ridono. Tutti, tranne Gabriel. Per lui, la notizia è il martello finale. Recupero totale. Quelle parole risuonano nella sua testa come una condanna a morte. Non può permetterlo. Non c’è tempo da perdere. Incapace di dissimulare il suo panico, con una goffa scusa su una questione urgente, esce di casa di corsa. Il suo volto è una maschera di cupa determinazione. Si dirige all’ospedale. Vuole finire ciò che l’incidente non era riuscito a fare. Vuole mettere a tacere Andrés per sempre. Ma María lo vede. Vede lo sguardo nei suoi occhi, uno sguardo che ha visto prima negli incubi. Comprende all’istante. La questione urgente non è in uno studio, è nella stanza di un ospedale. Senza pensarci due volte, senza dire una parola a nessuno, corre dietro a lui. La domanda aleggia nell’aria fredda del pomeriggio, carica di un terribile urgenza. Arriverà in tempo?

L’odore antisettico e di malattia dell’ospedale colpisce Gabriel non appena entra. Avanza nei corridoi bianchi e impersonali con determinazione gelida, la mente concentrata su un unico, macabro obiettivo. La stanza di Andrés è alla fine del corridoio, una porta socchiusa che rappresenta l’ultimo ostacolo alla sua vittoria totale. Spinge la porta ed entra. Andrés dorme, il suo volto sereno, ignaro della morte che incombe su di lui. Gabriel si avvicina al letto, osservando le flebo e i monitor che lo tengono in vita. Vede il cuscino. Sarà veloce. Sembrerà un arresto respiratorio. Nessuno sospetterà. Alza le mani, le dita che tremano leggermente, non di dubbio, ma di adrenalina.


“Gabriel, no.” La voce di María lacera il silenzio della stanza. Irrompe come una furia. I suoi occhi, accesi di rabbia e paura, si frappongono tra lui e il letto di Andrés, il suo corpo minuto diventato una barriera invalicabile. “Togliti di mezzo, María,” sibila Gabriel. La sua voce è appena un sussurro velenoso. “Non osare toccarlo,” replica lei, la voce tremante ma ferma. “Ti giuro, Gabriel, ti giuro sulla cosa più sacra che se gli metti un dito addosso, ti uccido. Io stessa. Non mi importa di passare il resto della mia vita in prigione.” La determinazione nel suo sguardo lo disarma. Non è una minaccia vuota. Vede nei suoi occhi la verità delle sue parole. Lo scontro è brutale. Sussurrato a pochi centimetri l’uno dall’altro, mentre Andrés respira placidamente al loro fianco. “Non sai con chi ti stai mettendo,” ammonisce Gabriel. “So esattamente con chi mi sto mettendo,” risponde lei. “Con un mostro, un uomo disposto a tutto per denaro e potere.” La tensione si spezza e Gabriel, vedendosi messo alle strette, decide di giocare una carta inaspettata. Abbassa le braccia e un sorriso storto si disegna sul suo volto. “Pensi che questo sia per soldi? Per l’azienda? Che ingenua sei. Perfumerías de la Reina è solo lo scenario. Il premio è sempre stato Begoña dal momento in cui l’ho vista. E farò di tutto per assicurarmi che nessuno, tanto meno un ricordo resuscitato come lui, si metta sulla mia strada.” La confessione è più scioccante di qualsiasi minaccia fisica. Non è solo ambizione, è un’ossessione. María lo guarda inorridita, comprendendo la vera profondità della sua follia.

Mentre nel mondo reale l’azienda affonda senza rimedio, i creditori chiamano, gli ordini vengono cancellati. Damián, disperato, inizia a vedere la proposta degli italiani come l’unica, amara via d’uscita. Ma proprio allora, Tasio riceve una chiamata da un vecchio contatto del settore. Le informazioni che gli dà su Masina, la presunta azienda salvatrice, sono allarmanti. Hanno la fama di squali, di comprare aziende in difficoltà per smantellarle e vendere i loro beni separatamente. Non sono costruttori, sono distruttori.

Nella tenuta, Digna non riesce a togliersi dalla testa la decisione di Begoña di sposare Gabriel. “C’è qualcosa in quell’uomo che non mi piace, Luz,” confessa alla dottoressa mentre prendono un tè. “Non so cosa sia. È educato, attento, ma il suo sguardo è freddo. E Begoña. Dice di essere convinta, ma so che non ha dimenticato Andrés. Prego che la mia intuizione, per una volta, sia sbagliata.” Luz cerca di rassicurarla, ma lei stessa condivide una vaga inquietudine che non osa esprimere.


La notizia su Masina giunge presto in via ufficiale. La loro condizione per investire è in negoziabile. Esigono il controllo del 51% delle azioni. La notizia cade come una bomba nella sala riunioni. Perdere il controllo. Diventare azionisti di minoranza nella propria casa. L’idea è un insulto, un’umiliazione. Damián, fuori di sé, si rifiuta categoricamente. Passa il resto della giornata al telefono, chiamando banche, amici, chiunque possa prestergli denaro, ma tutte le porte si chiudono. Di fronte all’urgenza della situazione, Tasio convoca una giunta straordinaria. La decisione deve essere presa subito. Marta e Damián entrano nella riunione convinti che la famiglia non cederà mai il controllo, ma la realtà è uno shock. I Merino, pensando solo a salvare il loro investimento, si mostrano favorevoli. Cristina, pragmatica, argomenta che è meglio avere il 49% di qualcosa che il 100% di niente. Persino Tasio, nonostante le informazioni che possiede, inizia a vedere la vendita come il male minore, l’unico modo per garantire che i lavoratori ricevano i loro stipendi. La resistenza di Damián e Marta inizia a vacillare.

Nella colonia, ignari della lotta di potere, Carmen e David si incontrano di nuovo. Passeggiano sui sentieri che circondano la fabbrica e lui, per la prima volta, le parla del suo passato. Le racconta della perdita della moglie anni prima, una malattia che l’ha portata via troppo presto, lasciandolo con un dolore che ancora trascina come un’ombra. Carmen lo ascolta in silenzio, il suo cuore si stringe per quell’uomo che, nonostante tutto, conserva una bontà innata.

È l’ora dei saluti per Irene. Prima di partire per Madrid, incontra un’ultima volta Damián. L’attrazione tra loro è un campo magnetico, una tensione palpabile che non si è mai risolta. “C’è qualcosa che non ti ho mai detto,” confessa Damián, la sua voce grave. “Durante tutto questo tempo, sei stata l’unica persona che mi ha fatto sentire che non ero completamente solo nel mio inferno.” È un addio agrodolce, carico di rimpianti. Irene parte poco dopo, lasciando un vuoto nel cuore di Cristina e, soprattutto, di Digna, che considerava la sorella che non aveva mai avuto. La domanda aleggia nell’aria. Sarà un addio definitivo?


Nella casa, Manuela osserva Begoña con crescente nervosismo. La gravidanza è ormai impossibile da nascondere. Il suo ventre, seppur discreto, ha acquisito una rotondità inconfondibile. Il suo nervosismo è così evidente che Gabriel deve richiamarla all’ordine. E poi, in ospedale, avviene il miracolo. Andrés apre gli occhi. Non è una reazione fugace. Non è un riflesso. È sveglio, confuso, debole, ma sveglio. I medici confermano la notizia. È uscito dal coma. Damián, piangendo di pura gioia, è il primo a saperlo. La sua prima reazione è chiamare Gabriel per condividere la notizia che cambia tutto. “Gabriel si è svegliato. Andrés si è svegliato.” Dall’altra parte della linea, c’è un silenzio. Un silenzio lungo, freddo, innaturale. “Wow,” dice infine Gabriel, la sua voce priva di ogni emozione. “Che bella notizia.” La freddezza del nipote lascia Damián completamente sconcertato. Non c’è gioia, non c’è sollievo, solo un vuoto gelido e, per la prima volta, un seme di dubbio oscuro e terribile inizia a germogliare nella mente del patriarca.

Il giovedì arriva avvolto in un’atmosfera strana, un misto di euforia per la notizia di Andrés e di pesante presagio per l’imminente futuro dell’azienda. Begoña vive il miglioramento di Andrés con un’illusione straripante. Il sollievo è così grande che sente l’imperativo bisogno di vederlo, di verificare con i propri occhi che stia bene. “Voglio andare in ospedale, Gabriel,” dice mentre si prepara. “Ho bisogno di vederlo.” Ma Gabriel, con una calma paternalistica che nasconde il suo panico, glielo impedisce. “Amore mio, non credo sia la cosa migliore. Sei ancora debole e la gravidanza richiede riposo. Un’emozione così forte potrebbe alterare te e il bambino. Lascia che vada io. Ti terrò informata di tutto. La cosa più importante ora è la vostra salute.” Begoña, seppur delusa, cede. La preoccupazione per il suo bambino è la sua priorità, e Gabriel sa esattamente quali tasti premere.

Al negozio, la notizia del ritrovamento di Carmen con David corre di bocca in bocca. Le ragazze, curiose ed emozionate, non smettono di farle domande. “Raccontaci tutto. È bello come dicono? Sono scoccate scintille?” Carmen, tra risate e rossori, finisce per condividere con loro qualcosa di più profondo. Racconta come David l’abbia sostenuta durante uno dei momenti più bui della sua vita, dopo la morte dei suoi genitori. È stato il suo scoglio, il suo primo amore nel senso più puro della parola. È un segreto importante, un pezzo del puzzle della sua vita che Tasio, con la sua innata diffidenza verso il nuovo arrivato, ignora ancora.


Per distrarre Begoña dai suoi pensieri su Andrés, Gabriel le fa una proposta. “Credo sia arrivato il momento di condividere il nostro segreto con la famiglia. Diamo loro una gioia in mezzo a tanta disgrazia. Raccontiamo che saremo genitori.” Gli occhi di Begoña si illuminano. L’idea di condividere la sua felicità, di raccontarlo soprattutto a Julia, la riempie di un’emozione infantile.

Mentre la cooperativa dei lavoratori continua a cercare di farsi strada, Gaspar cerca sostegno economico per incrementare il capitale iniziale, ma si scontra con il rifiuto di Chema. “Mi dispiace, Gaspar, non posso rischiare i miei risparmi. Non ora.” Tuttavia, poco dopo, Chema riceve una lettera che potrebbe cambiare la sua sorte, una piccola eredità inaspettata da un parente lontano. Il destino a volte ha un modo strano di muovere le sue pedine.

Nel suo studio, Damián si aggrappa a un’ultima, fragile speranza: che nella giunta definitiva l’orgoglio familiare e il buon senso prevalgano e i soci rifiutino la vendita del 51% a Masina. Ma una nuova avversità insorge. Un grande cliente americano minaccia di cancellare un contratto multimilionario se la stabilità dell’azienda non viene garantita immediatamente, aggiungendo una pressione insopportabile alla già critica situazione.


In ospedale, María non si stacca dal letto di Andrés. Lui inizia a reagire di più, a balbettare parole sparse. I suoi occhi, sebbene offuscati dalla confusione, si fissano su di lei. “María,” sussurra la sua voce, appena un filo. “La sedia, ti sei alzata.” Le parole frammentate e febbrili gelano il sangue a Gabriel, che è entrato in quell’istante preciso. L’incubo sta diventando realtà. Andrés sta iniziando a ricordare.

In un altro luogo, il passato chiama Marta nel modo più inaspettato. Riceve una telefonata dal carcere. Dall’altra parte della linea, una voce che non si aspettava di sentire di nuovo la lascia pallida e senza fiato. La conversazione è breve, criptica, ma visibilmente inquietante. Quando riattacca, decide di custodire il segreto, non volendo aggiungere altra legna al fuoco che minaccia già di consumarli tutti.

Gaspar, sempre alla ricerca di soluzioni, ha un’idea brillante vedendo Luz e Begoña parlare dei loro esperimenti con le creme. “Quella crema all’aloe vera che avete creato è fantastica. Perché non la commercializziamo? Potrebbe essere una nuova linea di prodotti per l’azienda, qualcosa di vostro.” L’idea semina un seme di illusione nelle due donne, un piccolo progetto proprio nel mezzo del caos.


È giunto il momento della grande rivelazione familiare. Gabriel e Begoña riuniscono tutti in salotto. “Abbiamo qualcosa da comunicarvi,” annuncia Gabriel, circondando Begoña con il braccio. “Saremo genitori.” La reazione generale è di gioia e sorpresa, ma quella di Julia sconvolge Begoña. La bambina, che si aspettava esultante, la guarda con un freddo e incomprensibile distacco. Si limita a un secco, “Congratulazioni” e si ritira nella sua stanza, lasciando Begoña con il cuore stretto e una dolorosa domanda: “Perché?”.

Finalmente giunge l’ora della giunta. La sala è carica di una tensione che si potrebbe tagliare col coltello. Damián fa un’ultima, appassionata difesa dell’indipendenza dell’azienda. Fa appello alla storia, all’eredità, al sacrificio di generazioni. Ma le sue parole si infrangono contro il muro della paura e del pragmatismo. Uno ad uno, i soci esprimono il loro voto. I Merino, Cristina, Tasio, persino Marta, con le lacrime agli occhi, votano a favore, convinta da María che sia l’unico modo per salvare i posti di lavoro. Il risultato è unanime. Con l’unica opposizione di Damián, Perfumerías de la Reina ha venduto la sua anima. Il martello cade e Damián sente il suo mondo, l’eredità di suo padre, sgretolarsi. La delusione sul suo volto è abissale, quella di un re che ha appena perso il suo regno.

Il venerdì è un giorno di ceneri e conseguenze. La sbornia della giunta lascia un sapore amaro in bocca a tutti. Damián, sentendosi tradito, affronta Marta e María nello studio. La sua voce, normalmente ferma e controllata, risuona di un dolore e una rabbia che non gli avevano mai visto. “L’avete distrutto?!” grida, battendo il pugno sul tavolo. “Avete venduto l’eredità di vostro nonno al primo offerente. Non avete idea di quello che avete fatto. Questo non è salvare l’azienda, è firmare la sua condanna a morte.” Marta cerca di ragionare con lui, spiegandogli che lo ha fatto per i lavoratori, per la famiglia. María tace, il suo volto una maschera impassibile, sapendo che la verità delle sue motivazioni è molto più complessa e oscura.


In ospedale, Andrés mostra segni di una sorprendente miglioria, ma la sua memoria a breve termine è una tela bianca. Non ricorda nulla dell’incidente né dei giorni precedenti. Il compito di raccontargli la verità ricade su Damián, che con il cuore spezzato si siede accanto a suo figlio e gli spiega con parole attentamente scelte che ha subito una grave caduta. Omette ogni dettaglio che possa implicare terzi, volendo proteggerlo da qualsiasi ulteriore angoscia.

Tasio, divorato dalla curiosità e dalla gelosia dopo aver scoperto dalle ragazze del negozio la vera natura della passata relazione tra Carmen e David, decide di parlarle. “Carmen, ho bisogno che tu sia sincera con me. Cosa c’è stato esattamente tra quel tipo e te?” Carmen lo guarda negli occhi e gli racconta la verità. Gli parla della solitudine e del dolore della sua adolescenza e di come David fosse stata la sua luce in quell’oscurità, un pilastro di forza e di bontà incondizionata. “Non è stato solo un fidanzato, Tasio. È stata la persona che mi ha aiutata a tirare avanti quando credevo di non potercela più fare. Gli devo molto.”

Nel frattempo, Digna prende una delle decisioni più difficili della sua vita. Vede Marta consumata dal senso di colpa e dal dolore e sa che non può continuare a custodire un segreto che, sebbene doloroso, contiene la chiave della sua liberazione. La porta in giardino e lì, sotto l’ombra di un vecchio ulivo, le racconta tutta la verità sulla morte di Jesús, il defunto marito di Begoña. Le rivela i dettagli, le circostanze, le menzogne che si erano costruite intorno a quell’evento per proteggere la famiglia. La rivelazione è un terremoto per Marta, destabilizzandola completamente, ma allo stesso tempo seminando il primo seme di una possibile, lontana pace interiore.


Julia, confusa e sopraffatta dalla notizia della gravidanza di Begoña, cerca conforto nell’unico posto che le viene in mente: la chiesa. Racconta tutto a don Agustín, il parroco, cercando guida nel suo turbine di sentimenti contrastanti. La bambina non sa come elaborare che la donna di suo zio defunto partorirà un figlio da suo cugino. Il prete, scandalizzato, non tarda ad agire. Si presenta nella tenuta e, trovando Begoña sola, la affronta con implacabile durezza. “Lei è una peccatrice,” tuona, la sua voce che rimbomba nel salotto. “Vivere in concubinato sotto questo tetto con il cugino di suo marito defunto è un affronto a Dio e alla memoria di un buon uomo.” Begoña, pallida e tremante, cerca di difendersi, ma le parole del prete sono come frustate.

In ospedale, la guerra fredda tra Gabriel e María continua. Andrés continua a non ricordare nulla dell’incidente, con sollievo di Gabriel. “È meglio che tutto rimanga così,” la ammonisce con un sussurro minaccioso nel corridoio. “Che la sua mente lo protegga dai ricordi dolorosi.” Ma María lo sfida ancora una volta, i suoi occhi brillano di una determinazione gelata. “Non sentirti così sicuro, Gabriel, perché ho un piano. E se per caso, Andrés ricordasse che mi ha vista alzarmi da quella sedia, se ricordasse che non sono invalida… credimi, tutti sapranno che razza di mostro sei.”

Nella fabbrica, la giornata si svolge con una normalità quasi irritante, ma la calma si rompe quando Tasio riceve una chiamata. È il suo contatto. Ascolta il suo volto trasformarsi gradualmente dall’attenzione all’incredulità e dall’incredulità all’orrore più puro. Joaquín, che è al suo fianco, lo vede impallidire, rimanere senza parole, con il telefono ancora incollato all’orecchio. Non capisce cosa stia succedendo, ma l’espressione di Tasio è quella di un uomo che ha appena visto la fine del mondo. Poco dopo, la conferma ufficiale giunge alla direzione. Il nuovo direttore di Perfumerías de la Reina, una figura nominata da Masina per supervisionare la transizione, riceve un comunicato. Non investiranno, non modernizzeranno. Il piano di Masina è esattamente quello che Tasio temeva: la liquidazione. Venderanno i brevetti, i macchinari, gli edifici, licenzieranno tutti i lavoratori. Perfumerías de la Reina, come tale, cesserà di esistere. Li hanno traditi nel peggiore dei modi possibili. L’avvertimento di Damián, pronunciato con la furia di un profeta inascoltato, risuona nella mente di tutti. “Non avete idea di quello che avete fatto.” Aveva ragione. Aveva perfettamente ragione, e ora era troppo tardi.