LA PROMESA: 14/10 – SUSSURRI DALLA CAPITALE: Martina SCOPRE UN INDIZIO CRUCIALE, Adriano SEPPELISCE LEOCADIA SOTTO UNA MONTAGNA DI DOLORE!

Il palazzo de La Promesa, martedì 14 ottobre, si prepara a svelare nuovi, incandescenti drammi. In un vortice di speranze fragili e segreti che minacciano di esplodere, il destino dei Luján si dipana tra battaglie titaniche per la vita e un’ombra incombente di tradimento e dolore.

Le mura della maestosa residenza risuonano ancora dell’eco delle sofferenze, mentre Petra lotta con la morsa implacabile del tetano in una battaglia che sembra perduta d’anticipo. La sua esistenza, appesa a un filo sottile, tiene con il fiato sospeso l’intero palazzo. Nel frattempo, Vera riemerge da una misteriosa visita, avvolta in un silenzio assordante che non fa presagire nulla di buono. Il suo ritorno, carico di un’aura enigmatica, suscita un’onda di preoccupazione e interrogativi in chi le sta intorno.

Adriano, un cuore spezzato e un’eredità in pericolo


Sulla nobiliare planta, Adriano affonda in un abisso di tristezza per l’assenza di Catalina. Ignaro del complotto che sta minando le fondamenta del suo matrimonio e del suo lascito, il conte è all’oscuro del fatto che Leocadia e Jacobo stiano metodicamente smantellando ogni vestigia del lavoro e delle riforme della sua amata moglie. Un vero e proprio sacrilegio che getta un’ombra ancora più oscura sul futuro della tenuta.

La giornata si aprirà con una tensione palpabile, una speranza sottile che nessuno osa ancora pronunciare ad alta voce. Nella cucina, Simona si muove con la precisione di un automa, la mente altrove, tormentata dalle notizie su Petra. Santos, con il suo solito aplomb, tenta di intavolare una conversazione, ma viene subito interrotto dalla cocinera con un rimprovero aspro: “Non dovresti preoccuparti un po’ per la signora Arcos prima di chiedere degli altri?” La sua domanda, carica di un’indignazione appena celata, coglie di sorpresa il maggiordomo, che risponde con un misto di frustrazione e impotenza: “E cosa dovrei fare? La signora Arcos è sempre allo stesso modo. Non c’è niente che io possa fare.” Simona, delusa dalla freddezza delle sue parole, replica con un sospiro: “Almeno potresti mostrare un po’ di compassione. Petra è in fin di vita da giorni.” Santos, visibilmente a disagio, evita il suo sguardo e abbandona la cucina senza aggiungere altro.

La resilienza di Petra e il mistero di Vera


Nella stanza di Petra, l’atmosfera è quella di una veglia incessante. Maria Fernández siede immobile accanto al letto, il suo sguardo fisso su ogni respiro della governante, come se da quello dipendesse la sua stessa vita, e in un certo senso, è così. Candela entra con panni umidi e acqua fresca, la voce un sussurro preoccupato: “Qualche cambiamento?” Maria scuote la testa: “È uguale a stanotte. Non migliora, ma nemmeno peggiora.” Poco dopo, Simona arriva con una vaschetta di brodo caldo: “Ho preparato qualcosa di nutriente, nel caso si svegliasse e potesse prendere qualcosa.” Le tre donne si scambiano sguardi carichi di un significato profondo. Tutte sanno che Petra ha superato la notte, un evento che nessuna di loro osava sperare. Il dottor Salazar aveva pronosticato il peggio, avvertendo che il tetano era troppo avanzato e il siero era arrivato tardi. Eppure, contro ogni probabilità, la governante respira ancora. “È più forte di quanto pensassimo,” mormora Candela con ammirazione e apprensione. Maria annuisce, stringendo delicatamente la mano di Petra: “Resisti, ti prego. So che puoi farcela.” Il ticchettio incessante dell’orologio scandisce ogni secondo di questa silenziosa battaglia tra la vita e la morte.

Mentre nella stanza di Petra si consuma questa lotta disperata, in un’altra ala del palazzo, Teresa e Lópe camminano nei corridoi con espressioni di profonda preoccupazione. Sono passati giorni da quando Vera è partita per visitare il padre, nonostante i numerosi avvertimenti ricevuti. Ogni tentativo di contattare Federico si è rivelato vano. “Sono molto preoccupata, Lópe. Non abbiamo più sue notizie,” confida Teresa, tormentandosi le mani con nervosismo. Lópe stringe i pugni, la frustrazione che lo divora: “Anch’io. L’abbiamo avvertita mille volte di non andare, che quell’uomo non merita un minuto del suo tempo.” Teresa sospira profondamente: “Spero solo che stia bene, che non le sia successo niente di male.” Lópe cerca di mantenere la calma, anche se il tormento lo consuma dall’interno: “Vera è forte, saprà cavarsela.” Proprio in quel momento, la vedono apparire in fondo al corridoio. Vera cammina verso di loro con passo fermo, ma lo sguardo perso, come se fosse presente fisicamente ma la sua mente vagasse in un luogo totalmente diverso. Lópe prova un misto di sollievo e ansia nel vederla. Si avvicina rapidamente: “Vera, come è andata? Come stai?” le chiede con genuina preoccupazione, ma la cameriera lo guarda con un gelo che lo lascia di ghiaccio: “Non ho bisogno di darti spiegazioni,” risponde con voce tagliente. Lópe indietreggia come se avesse ricevuto uno schiaffo: “Perdono,” mormora sconcertato. Teresa tenta di avvicinarsi, il suo tono materno: “Pensavamo ti fosse successo qualcosa di brutto. Eravamo molto preoccupati per te.” Vera li guarda con un’espressione impenetrabile: “Beh, come vedete, sono sana e salva. Sarebbe meglio che tornaste al lavoro.” E senza aspettare risposta, passa tra loro continuando per la sua strada, lasciando Lópe e Teresa completamente disorientati. La cocinera guarda il valletto con apprensione: “Qualcosa le è successo, qualcosa di terribile.” Lópe annuisce lentamente, sentendo il suo cuore stringersi, ma impotente: “Non so cosa fare. Non vuole il nostro aiuto.”

La tenuta sotto attacco: Leocadia e Jacobo tradiscono Catalina


Nel giardino del palazzo, il sole del mattino illumina uno scenario completamente diverso. Leocadia cammina con Martina e Jacobo, intenti a discutere della gestione della tenuta. La signora de Figueroa tiene tra le mani diversi fogli, indicandoli con evidente soddisfazione: “Siamo riusciti a ridurre considerevolmente la percentuale delle raccolte che spettava agli affittuari,” dichiara con tono trionfale. Jacobo annuisce al suo fianco, condividendo il suo entusiasmo: “Sì, in alcuni casi era superiore al 50%.” Martina, invece, osserva la scena con un misto di incredulità e indignazione che stenta a nascondere: “Vedo che avete formato un team molto affiatato, eh?” commenta con un tono che lascia trasparire la sua disapprovazione. Jacobo la guarda con espressione confusa: “Martina, non capisco davvero il tuo atteggiamento. Pensavo fossimo d’accordo su questo.” La giovane scuote la testa, la sua frustrazione sempre più evidente: “Beh, a quanto pare non eravamo così d’accordo.” Jacobo tenta di giustificarsi: “Sì, ci sono sempre sfumature…” Ma Martina non si lascia convincere: “Non ci sono sfumature qui, solo un vero e proprio ribaltamento.”

Leocadia osserva lo scambio con un sorriso appena percettibile sulle labbra. Sa perfettamente cosa sta facendo. Adriano, distrutto dalla partenza di Catalina, le ha ceduto il controllo della tenuta senza opporre resistenza. E ora, lei e Jacobo stanno sistematicamente smantellando ogni riforma che Catalina aveva implementato per migliorare le condizioni dei lavoratori. Gli affittuari pagheranno meno, le giornate lavorative si allungheranno, i salari si ridurranno. Tutto lo sforzo di Catalina per modernizzare la tenuta e creare un ambiente più equo viene cancellato come se non fosse mai esistito.

“Martina, cara, si tratta semplicemente di efficienza,” dice Leocadia con finta dolcezza. “Una tenuta non può essere gestita con sentimentalismo. Bisogna essere pratici.” Martina la guarda con occhi penetranti, vedendo oltre le parole melliflue: “Ciò che Catalina ha fatto non era sentimentalismo, era giustizia. Era dare a quelle persone la dignità che meritano.” Jacobo sospira con impazienza: “Martina, capisco il tuo punto di vista, ma le cose non possono continuare come stavano. I numeri non quadrano.” La giovane stringe i pugni, sentendo l’impotenza di non avere l’autorità per fermarli. Non è sua la gestione dei terreni de La Promesa, questo è chiaro, ma non può restare in silenzio di fronte a quella che considera un’ingiustizia. “Almeno vi chiedo di non dire ad Adriano tutto quello che state facendo. Ha già abbastanza con il suo dolore.” Leocadia e Jacobo si scambiano uno sguardo. “Certamente,” risponde la signora de Figueroa con un sorriso che non raggiunge gli occhi. “Non vogliamo aggiungere ulteriore sofferenza al povero Adriano.” Martina li osserva ancora un momento prima di voltarsi e allontanarsi, la mente che lavora a come potrebbe annullare tutto questo danno quando Catalina tornerà, perché Catalina tornerà. Martina si rifiuta di credere al contrario. Mentre torna verso il palazzo, non può fare a meno di chiedersi dove sia realmente sua cognata e se stia bene. C’è qualcosa in tutta questa situazione che non le quadra. Qualcosa di oscuro che non riesce a identificare, ma che sente nel profondo del suo essere.


L’arrivo di Beltrán: un nuovo elemento nel complesso scacchiere de La Promesa

Nel despacho del palazzo, Alonso conversa con suo figlio Manuel su vari argomenti legati alla tenuta, ma le loro menti sono realmente preoccupate per Adriano. “Tuo cognato non si riprende,” dice il Marchese con genuina preoccupazione. “Lo vedo sempre più affondato.” Manuel annuisce con tristezza: “La partenza di Catalina lo ha distrutto e il peggio è che non sappiamo come aiutarlo.” Alonso si alza e si dirige verso la finestra, osservando i giardini: “Ho provato a parlargli, a incoraggiarlo a concentrarsi sui suoi figli, sul suo futuro, ma è come parlare a un muro. È completamente perso nel suo dolore.” Manuel si avvicina al padre: “Martina mi ha detto che lei sta aiutando molto con i bambini. Almeno Adriano ha quel supporto.” Il Marchese sospira: “Sì, tua sorella è una benedizione in questi momenti, ma mi preoccupa che Adriano non si riprenda mai da questo. Ho visto uomini distrutti da perdite simili e mi atterrisce che quello sia il suo destino.”

In quel momento, Jacobo entra nel despacho: “Scusate l’interruzione, ma volevo comunicarvi che questo pomeriggio arriverà un amico a trovarci. Si chiama Beltrán. È un uomo d’affari molto rispettato.” Alonso annuisce: “Certo, sarà il benvenuto. Rimarrà a lungo?” Jacobo sorride: “Qualche giorno. Credo che la sua visita ci gioverà a tutti. È un uomo con molti contatti ed eccellenti idee sulla gestione delle tenute.” Manuel guarda suo padre, entrambi pensando la stessa cosa. Un altro cambiamento nel palazzo. Un’altra presenza nuova nel mezzo di tutto il caos che stanno vivendo.


Ángela viene informata che dovrà andare a prendere l’ospite alla stazione. La giovane si prepara con una certa inquietudine. Non è che le dispiaccia il compito, ma ultimamente sente che ogni momento della sua vita viene controllato e sorvegliato. Lorenzo appare proprio mentre sta per uscire: “Dove vai?” chiede il capitano con quel tono possessivo che tanto detesta. “Vado a prendere un ospite di Jacobo alla stazione. Un tale Beltrán,” risponde Ángela, cercando di mantenere la calma. Gli occhi di Lorenzo si illuminano con la sua solita necessità di controllo: “Ti accompagno. Non è appropriato che tu vada da sola.” Ángela sente l’irritazione crescere dentro di sé: “Non è necessario, Lorenzo. Posso occuparmene perfettamente da sola. Inoltre, sicuramente hai questioni importanti da sbrigare con mia madre sui preparativi del matrimonio.” Il capitano aggrotta le sopracciglia, chiaramente infastidito dal rifiuto, ma non può insistere ulteriormente senza apparire eccessivamente controllore: “Va bene, ma fai attenzione.” Ángela annuisce ed esce rapidamente prima che lui possa cambiare idea.

Il viaggio alla stazione sarà un sollievo per Ángela. Seduta in carrozza, guarda fuori dal finestrino i paesaggi che scorrono, permettendosi per un momento di dimenticare la prigione dorata in cui si è trasformata la sua vita. Il matrimonio con Lorenzo si avvicina inesorabilmente. Tra tre mesi sarà legata a quell’uomo per sempre. Il pensiero la fa sentire nauseata.

Quando arriva alla stazione, cerca con lo sguardo l’ospite. Un giovane elegante, dal volto gentile e un sorriso affascinante si avvicina: “Signorina Ángela de Figueroa?” chiede con cortesia. “Sono Beltrán. È un vero piacere conoscerla.” Ángela è piacevolmente sorpresa dai suoi modi raffinati: “Il piacere è mio. Benvenuta a La Promesa.” Durante il tragitto di ritorno, entrambi conversano con una facilità sorprendente. Beltrán si dimostra un conversatore spiritoso ed educato, chiedendo della regione, della tenuta, di lei con genuino interesse. “Jacobo mi ha parlato meraviglie di questo luogo e ora capisco perché,” dice guardando il paesaggio. “È davvero bellissimo.” Ángela sorride: “Sì, lo è. Anche se ultimamente il palazzo sta attraversando momenti difficili.” Beltrán la guarda con comprensione: “Capisco. Jacobo mi ha accennato qualcosa sulla situazione della famiglia. Spero di non essere un disturbo in mezzo a tutto questo.” Ángela scuote la testa: “Assolutamente no. Anzi, credo che una presenza nuova e gioiosa sia proprio ciò di cui abbiamo bisogno.” Parlano di letteratura, scoprendo di condividere l’amore per gli stessi autori, di musica, trovando che entrambi apprezzano il pianoforte, di cavalli, una passione che Beltrán confessa di avere fin da bambino. “Devo confessare che ero nervoso per questa visita,” ammette il giovane con sincerità. “Ma parlare con lei mi ha fatto sentire come a casa.” Ángela arrossisce leggermente al complimento, sentendo qualcosa che non provava da molto tempo: il calore di una conversazione genuina con qualcuno che non la fa sentire minacciata o controllata.


Quando arrivano al palazzo, Leocadia li osserva da una delle finestre del secondo piano. I suoi occhi si illuminano con un’idea che inizia a prendere forma nella sua mente calcolatrice. Vede Beltrán aiutare Ángela a scendere dalla carrozza. Come conversano animatamente mentre camminano verso l’ingresso principale. Come sua figlia sorride in un modo che non la vedeva sorridere da settimane. Un sorriso genuino, non forzato. Ed ecco la genesi di un piano che potrebbe salvare sua figlia da Lorenzo.

Nel salone principale, le presentazioni avvengono con tutta la formalità che la circostanza richiede. Alonso accoglie Beltrán con la sua caratteristica ospitalità: “Siate il benvenuto a La Promesa. Qualsiasi amico di Jacobo è il benvenuto qui.” Beltrán fa un inchino rispettoso: “È un onore, Signor Marchese. Vi ringrazio per la vostra ospitalità.” Manuel lo saluta anche lui, trovando il visitatore piacevole e ben educato: “Spero che la vostra permanenza sia piacevole.” La conversazione fluisce con naturalezza. Beltrán dimostra di essere un uomo colto con opinioni interessanti su vari argomenti. Quando la conversazione devia verso questioni di affari e gestione delle tenute, Alonso si siede sulla sua poltrona preferita, ascoltando con attenzione. Sarà durante questa conversazione che Beltrán rivelerà qualcosa di importante su se stesso: “Le cose, così come si ereditano, si perdono,” dice con un tono filosofico. “La mia famiglia, ad esempio, visse agiatamente per generazioni da una miniera di ferro.” Alonso si sporge in avanti, interessato: “Davvero, e cosa è successo?” Beltrán sorride con una certa malinconia: “E quando è passata a mio padre, la miniera in questione si è esaurita.” Alonso lo guarda con compassione: “Oh, mi dispiace.” Il giovane scuote la testa: “No, no, non fa niente. Volevo solo dire con questo che né la vita né la fortuna sono assicurate per sempre.” Le sue parole risuonano nel salone, cariche di una saggezza che va oltre la sua giovinezza. Alonso annuisce con rispetto: “Questo Beltrán non è solo un uomo educato e piacevole. È qualcuno che ha conosciuto l’avversità e ha imparato da essa. Questo lo rende ancora più ammirevole.” Ángela ascolta questa conversazione da un angolo del salone, sentendo crescere la sua curiosità per quest’uomo. Non è come i tipici nobili che parlano solo delle loro fortune e conquiste. C’è un’umiltà in lui, un’onestà che risulta rinfrescante. Quando i loro sguardi si incrociano, Beltrán le sorride e lei sente uno strano batticuore nello stomaco. Non è amore, questo lo sa. Il suo cuore appartiene ancora a Curro. Nonostante tutto. Ma c’è qualcosa in Beltrán che le infonde speranza. La speranza che forse, solo forse, la sua vita non debba essere l’incubo che Lorenzo promette di trasformarla.

Il tormento di Adriano e la determinazione di Martina


Mentre questo accade nel salone, in un’altra parte del palazzo, Adriano rimane nella sua stanza seduto accanto alla finestra, guardando senza vedere. I bambini dormono nelle loro culle, ignari del dolore del padre. Alonso entra silenziosamente, osservando suo genero con profonda preoccupazione: “Adriano,” dice dolcemente. Il conte reagisce appena, come se sentisse il suo nome da grande distanza: “Signor Marchese,” mormora senza distogliere lo sguardo dalla finestra. Alonso si avvicina e posa una mano sulla sua spalla: “Figlio, so che il dolore è insopportabile, ma i tuoi figli hanno bisogno di te. Hanno bisogno del loro padre.” Adriano finalmente gira la testa per guardarlo, gli occhi arrossati dalle lacrime non versate: “La partenza di mia figlia mi ha distrutto la vita,” dice con voce spezzata. Alonso stringe più forte la sua spalla: “Lo so. Credimi, lo so. Ma non arrenderti.” Adriano scuote lentamente la testa: “Ci provo, ma ogni giorno che passa mi sento peggio.” Alonso si siede su una sedia di fronte a lui, guardandolo dritto negli occhi: “Il tempo guarirà queste ferite. Devi fidarti di questo.” Ma Adriano risponde con un’amarezza che sorprende il Marchese: “Il tempo non attenua niente, semplicemente mi rende più consapevole della realtà che sto vivendo, di questa situazione e del fatto che sua figlia non tornerà, non tornerà più, Signor Marchese.” Le parole cadono come pietre nella stanza. Alonso sente un nodo in gola. Vorrebbe dirgli che Catalina tornerà, che sua figlia non li abbandonerebbe così. Ma le parole non escono perché, in fondo, anche lui non capisce cosa sia successo. La lettera che hanno ricevuto spiegava così poco. Lasciava così tante domande senza risposta. “Catalina ti ama,” dice finalmente, “e ama i suoi figli. Sono sicuro che quando si riprenderà…” Ma Adriano lo interrompe: “E se non si riprende? E se questo è permanente, cosa faccio allora?” Alonso non ha risposta per questo. Martina entra in quel momento, portando uno dei bambini appena svegliato: “Adriano, tuo figlio vuole vedere suo padre,” dice con tenerezza. Il conte guarda il piccolo e i suoi occhi si riempiono di lacrime. Si alza e prende il bambino in braccio, cullandolo con cura: “Mi dispiace,” sussurra al bambino. “Mi dispiace di non essere il padre che meriti in questo momento.” Martina si avvicina e gli posa una mano sul braccio: “Sei esattamente il padre di cui hanno bisogno. Un padre che li ama così tanto da essere disposto ad ammettere il suo dolore. Ci vuole molto coraggio.” Alonso osserva la scena. Grato per la presenza di sua figlia, Martina è diventata un pilastro fondamentale per Adriano e i bambini. Senza di lei, il conte probabilmente sarebbe crollato completamente.

Il gioco di potere di Leocadia e il sacrificio di Curro

Il pomeriggio avanza e in sala da pranzo viene servita la cena. Beltrán continua ad affascinare tutti con la sua conversazione piacevole e il suo comportamento impeccabile. Ángela si siede di fronte a lui e non può fare a meno di sorridere ogni volta che i loro sguardi si incrociano. La conversazione verte su vari argomenti, dalla politica all’arte, e Beltrán dimostra di essere ben informato su tutti. A un certo punto, inizia a parlare animatamente con Ángela e Jacobo di un argomento che appassiona chiaramente tutti e tre: “L’architettura moderna sta cambiando completamente il paesaggio delle nostre città,” dice Beltrán con entusiasmo. Ángela annuisce: “Sì, ho letto dei nuovi progetti a Parigi. Sono assolutamente rivoluzionari.” Jacobo sorride, compiaciuto di vedere il suo amico e Ángela connettersi così bene: “Beltrán, non prendertela, ma quasi mi dispiace che tu non sia potuto venire a prendermi alla stazione,” dice Jacobo con tono giocoso. Ángela lo guarda confusa: “Grazie per la parte che mi spetta,” risponde con un sorriso. Beltrán si gira verso di lei con un sorriso incantevole: “A lei per essere un’ospite così meravigliosa.” Lo scambio non passa inosservato a Leocadia, che osserva dal suo posto a tavola con crescente soddisfazione. Il piano che ha iniziato a formarsi nella sua mente ore prima, ora si sta solidificando. Beltrán è perfetto, assolutamente perfetto: ricco, educato, di buona famiglia nonostante le avversità economiche e, cosa più importante, fa sorridere sinceramente sua figlia. Se riuscisse a far innamorare Ángela di Beltrán, o almeno a farle accettare di sposarlo, potrebbero rompere il fidanzamento con Lorenzo senza destare sospetti eccessivi. Ma perché funzioni, avrà bisogno di aiuto, e sa esattamente a chi chiederlo.


Dopo cena, quando gli ospiti si ritirano nelle loro stanze, Leocadia cerca Curro. Lo trova nelle scuderie, a prendersi cura dei cavalli, come fa sempre alla fine della giornata. “Curro, devo parlarti. È urgente,” dice con il suo solito tono imperioso. Il valletto si tende immediatamente: “Ogni volta che questa donna vuole parlarmi, non è mai niente di buono, Signora de Figueroa,” dice con cautela. Leocadia si avvicina, guardandosi intorno per assicurarsi che siano soli: “Ho pensato a un modo per salvare mia figlia da Lorenzo, ma ho bisogno del tuo aiuto.” Curro la guarda con profonda sfiducia: “Di cosa sta parlando?” Leocadia inizia a spiegare il suo piano con la freddezza calcolatrice che la caratterizza: “Beltrán, quel giovane arrivato oggi, è perfetto per Ángela. Ricco, educato, di buona famiglia. Se riusciamo a farlo innamorare di lei e lei di lui, potremmo rompere il fidanzamento con Lorenzo senza problemi.” Il cuore di Curro si spezza in mille pezzi all’ascoltare queste parole: “E cosa c’entro io in tutto questo?” chiede, anche se teme già di conoscere la risposta. Leocadia lo guarda fisso, i suoi occhi freddi come l’acciaio: “Ho bisogno che tu ti sacrifichi, che ti allontani da Ángela. Che smetta di darle speranze, che le permetta di conoscere Beltrán senza interferenze. È l’unico modo per salvarla.” Curro sente come se gli fosse stato conficcato un pugnale nel petto e che gli venisse attorcigliato lentamente. Ama Ángela con ogni fibra del suo essere. L’idea di consegnarla a un altro uomo, anche se per salvarla da Lorenzo, è quasi insopportabile: “Non posso farlo,” dice con voce spezzata. Leocadia si avvicina di più, il suo tono che diventa più minaccioso: “Preferisci che sposi Lorenzo, che soffra tutta la vita al fianco di quel mostro, perché è esattamente quello che succederà se tu non fai un passo indietro?” Il valletto chiude gli occhi, le lacrime di impotenza minacciano di cadere: “Perché me lo chiedi a me? Perché devo essere io a rinunciare a lei?” Leocadia sospira come se stesse parlando con un bambino testardo: “Perché so che la ami davvero, e quando si ama davvero qualcuno, si è disposti a qualsiasi sacrificio per la sua felicità, anche se questo significa perderla per sempre.” Curro rimane completamente distrutto. Vorrebbe urlare, ribellarsi, rifiutarsi categoricamente, ma le parole di Leocadia penetrano nella sua mente come veleno. Ha ragione su qualcosa. Lorenzo distruggerà Ángela. Lo sta già facendo il capitano. È controllore, possessivo, violento. Ángela merita di meglio. Merita di essere felice. Anche se quella felicità non sarà con lui. “Lasciatemi pensarci,” mormora infine. Leocadia sorride, sapendo di aver già piantato il seme: “Non tardare a decidere. Il tempo ci stringe e si allontana, lasciando Curro nelle scuderie, circondato da cavalli e con il cuore a pezzi.”

Vera: il silenzio dopo la tempesta

Nel frattempo, nella zona di servizio, la vita continua con la sua routine implacabile. Teresa e Lópe continuano a essere preoccupati per il comportamento di Vera. La cameriera si muove per il palazzo come un fantasma, svolgendo i suoi compiti con efficienza meccanica, ma senza la minima traccia di emozione o calore. “Qualcosa di terribile le è successo a casa di suo padre,” dice Teresa a Lópe mentre preparano la cena per i servi. “Ne sono sicura.” Lópe annuisce, la sua espressione triste: “Lo so, ma non vuole parlare con nessuno. Mi respinge ogni volta che provo ad avvicinarmi.” Teresa guarda il giovane con compassione: “Dalle tempo. Quando sarà pronta, verrà da te.” Ma Vera non mostra segnali di essere pronta per niente. Si ritira nella sua stanza appena termina i suoi compiti, evitando ogni contatto sociale. Di notte rimane sveglia, fissando il soffitto, rivivendo ancora e ancora qualunque cosa sia successa a casa dei suoi genitori. Qualunque cosa sia, l’ha cambiata profondamente, l’ha indurita, l’ha chiusa al mondo. E nessuno, nemmeno Lope, con tutto il suo amore, sembra capace di attraversare quel muro che ha costruito intorno al suo cuore.


La miracolosa guarigione di Petra: un raggio di speranza

Nella stanza di Petra, Maria Fernández continua la sua veglia instancabile. La governante rimane incosciente, ma il suo respiro si mantiene stabile. Non migliora, questo è vero, ma nemmeno peggiora. E nella situazione disperata in cui si trovavano, questo è quasi un miracolo. Candela entra con altra acqua fresca: “Dobbiamo continuare a prendercene cura. Finché respira, c’è speranza.” Simona arriva poco dopo con altri panni umidi. Le tre donne lavorano in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri. Ognuna prega a suo modo per la guarigione di Petra. Nonostante la governante non sia sempre stata gentile con loro, nonostante i suoi commenti feroci e la sua lealtà discutibile, nessuno merita di morire così. Nessuno merita di soffrire ciò che sta soffrendo Petra.

La notte cade su La Promesa e ogni personaggio si ritira nei propri alloggi, portando con sé i propri pesi. Adriano rimane sveglio, guardando i suoi figli dormire, chiedendosi come sarà in grado di crescerli senza Catalina. Martina, nella sua stanza, ripassa mentalmente tutte le decisioni che Jacobo e Leocadia stanno prendendo riguardo alla tenuta, sentendosi impotente nel fermarli. Ángela si guarda allo specchio, toccando l’anello di fidanzamento che porta al dito, pensando alla conversazione animata che ha avuto con Beltrán durante la cena e sentendosi confusa dalle emozioni contraddittorie che prova. Curro si siede sul bordo del suo letto, la testa tra le mani, cercando di trovare la forza di fare il sacrificio che Leocadia gli sta chiedendo.


Beltrán, nella stanza degli ospiti che gli è stata assegnata, si prepara a dormire con un sorriso sul volto. La giornata è stata migliore di quanto si aspettasse. La famiglia Luján lo ha accolto con calore. La tenuta è bellissima e Ángela, Ángela è assolutamente affascinante. Non può fare a meno di pensare a lei, al suo sorriso, all’intelligenza che brillava nei suoi occhi durante le loro conversazioni. C’è qualcosa di speciale in quella giovane, qualcosa che va oltre la sua bellezza fisica, una tristezza nascosta, forse un desiderio per qualcosa che non ha. Qualunque cosa sia, Beltrán si sente profondamente attratto da lei.

Leocadia, nella sua stanza, sorride soddisfatta mentre si spazzola i capelli davanti allo specchio. I pezzi stanno andando al loro posto. Beltrán è chiaramente interessato ad Ángela. Ángela sembra rispondere positivamente alla presenza di Beltrán. E Curro è il valletto ficcanaso che complica tanto le cose. Sta per fare un passo indietro, ha solo bisogno di essere un po’ più pressato e tutto andrà secondo i piani. Sua figlia si salverà da Lorenzo, si sposerà con un uomo rispettabile e lei, Leocadia, avrà compiuto il suo dovere di madre, anche se ciò significa manipolare, mentire e distruggere il cuore di un giovane innocente nel processo. Ma questo è un prezzo che è più che disposta a pagare.

Lorenzo, ignaro delle cospirazioni che si tessono intorno a lui, esamina i documenti relativi al suo matrimonio. Tra tre mesi, Ángela sarà ufficialmente sua. L’idea lo riempie di soddisfazione. Aspetta da molto tempo. Ángela è una donna bellissima, di buona famiglia e, soprattutto, sarà sua da controllare, perché questo è ciò di cui Lorenzo ha bisogno: controllo assoluto su tutto ciò che lo circonda, e presto lo avrà anche su sua moglie.


L’alba di un nuovo giorno porta con sé segreti svelati e speranze rinnovate

La mattina seguente, l’alba porta con sé sottili cambiamenti nell’atmosfera del palazzo. In cucina, Simona prepara la colazione con la sua solita efficienza, ma la sua mente è a Petra. Santos entra cercando il suo caffè mattutino, ma prima che possa sedersi, la cocinera gli serve una tazza con un colpo secco sul tavolo: “Ecco a lei,” dice con secchezza. Il maggiordomo la guarda con sorpresa. Simona non è mai stata particolarmente calorosa con lui, ma questo gelo è diverso. “Grazie,” mormora Santos. Simona non risponde, voltandogli le spalle e continuando le sue mansioni. Il rimprovero del giorno precedente è ancora fresco nella sua mente. Santos non ha mostrato un briciolo di compassione per Petra, e questo è qualcosa che Simona non può perdonare facilmente.

Nella sala da pranzo della planta nobile, Beltrán fa colazione con i Luján. La conversazione è piacevole, incentrata sui piani per la giornata. “Mi piacerebbe molto visitare la tenuta, se è possibile,” dice Beltrán con entusiasmo. “Jacobo mi ha parlato meraviglie dei vigneti.” Alonso si sente compiaciuto: “Certo, Manuel può accompagnarti se lo desideri.” Il giovane marchese accetta: “Sarà un piacere mostrarti i terreni.” Ángela, anch’essa presente a colazione, interviene: “I vigneti sono particolarmente belli in questo periodo dell’anno. Le uve sono quasi pronte per la raccolta.” Beltrán la guarda con quel sorriso affascinante che sta già diventando familiare: “Ti piacerebbe accompagnarci? Mi piacerebbe avere la tua prospettiva sulla tenuta.” Ángela arrossisce leggermente: “Mi piacerebbe molto.” Lorenzo, che è appena entrato in sala da pranzo, ascolta questo scambio con espressione tesa: “Ángela, non avevi altri impegni questa mattina?” chiede con un tono che pretende di essere casual, ma che rivela il suo fastidio. La giovane lo guarda con un gelo appena dissimulato: “No, nessuno. E credo che sarebbe scortese non accompagnare il nostro ospite in un giro della tenuta.” Lorenzo stringe i denti, ma non può dire altro senza apparire geloso e controllore. “Certo,” dice infine, sedendosi con un movimento brusco che fa tremare le tazze da tè sul tavolo.


Dopo colazione, il piccolo gruppo si prepara per il giro. Ángela si cambia in un vestito più appropriato per camminare per i terreni, uno dei suoi preferiti in tonalità verdi che risalta il colore dei suoi occhi. Quando scende le scale, Beltrán l’attende nell’atrio e non può nascondere la sua ammirazione: “Ti vedi radiosa,” dice con sincerità. Ángela sorride, sentendosi lusingata in un modo che non provava da molto tempo: “Siete molto gentile.” Manuel appare poco dopo e i tre partono verso i vigneti.

Il giro sarà incantevole. Il sole splende con forza, ma non fa un caldo eccessivo. Una leggera brezza rende la passeggiata piacevole. Beltrán mostra genuino interesse per tutto ciò che Manuel spiega sulla gestione della tenuta, facendo domande intelligenti e offrendo osservazioni acute. Ángela cammina al suo fianco, partecipando alla conversazione, ridendo delle battute spiritose di Beltrán, sentendosi più leggera di quanto si sia sentita in settimane. Per un momento può dimenticare che tra 3 mesi sarà sposata con Lorenzo. Per un momento può fingere che la sua vita possa essere diversa.

“La gestione di una tenuta richiede un equilibrio delicato,” dice Manuel mentre camminano tra i filari di vite. “Mia sorella Catalina ha implementato molti cambiamenti per migliorare le condizioni dei lavoratori. Era importante per lei.” Beltrán annuisce con approvazione: “È una filosofia ammirevole. Un proprietario terriero saggio capisce che il benessere dei suoi lavoratori influisce direttamente sulla produttività e sulla qualità del raccolto.” Ángela interviene: “Purtroppo non tutti la pensano così. Alcuni vedono solo numeri nei libri contabili, non persone con famiglie da sfamare.” C’è un pizzico di amarezza nella sua voce che non passa inosservato a Beltrán. Lui la guarda con curiosità, chiedendosi cosa ci sia dietro quelle parole.


Mentre loro si godono il giro della tenuta, nel palazzo Curro passa la mattinata immerso in un tormento interiore. Le parole di Leocadia risuonano ancora e ancora nella sua mente: “Ho bisogno che tu ti sacrifichi, che ti allontani da Ángela.” Come può fare una cosa del genere? Come può rinunciare all’unico amore vero che ha conosciuto? Ma d’altra parte, come può condannarla a una vita con Lorenzo? Il valletto conosce di prima mano la crudeltà del capitano. Ha visto come tratta i servi, come parla con Ángela come se fosse sua proprietà. La vita che le aspetta con quell’uomo sarà un inferno.

Maria Fernández lo trova nel cortile, seduto su una panchina con lo sguardo perso: “Curro, stai bene?” chiede con preoccupazione. Il giovane alza lo sguardo, i suoi occhi rivelano il tormento che porta dentro: “No, Maria, non sto bene.” Lei si siede al suo fianco: “Vuoi parlarne?” Curro esita per un momento, ma alla fine decide di sfogarsi: “Mi stanno chiedendo di rinunciare ad Ángela, di allontanarmi da lei perché possa essere felice con un altro uomo.” Maria lo guarda con sorpresa: “Chi ti chiede una cosa del genere?” Curro scuote la testa: “Non posso dirlo, ma il punto è, forse hanno ragione. Forse io sono solo un ostacolo alla sua felicità.” Maria gli prende la mano con fermezza: “Curro, ascoltami. L’amore vero non è un ostacolo, è un dono. Se Ángela ti ama, e so che lo fa, allora avete il diritto di lottare per quell’amore.” Ma le parole di Maria, seppur ben intenzionate, non possono alleviare il peso che Curro porta: “E se lottare per quell’amore significa condannarla a soffrire, e se il mio egoismo la distrugge…” Maria sospira, comprendendo la complessità della situazione: “A volte le decisioni più difficili sono quelle che prendiamo per amore, ma qualunque sia la tua decisione, assicurati che sia davvero per il bene di Ángela, non perché qualcuno ti stia manipolando per farti pensare che sia la cosa giusta.”

In quel momento, vedono Ángela tornare dal giro della tenuta, accompagnata da Beltrán e Manuel. Tutti e tre vengono ridendo, chiaramente si sono divertiti. Curro sente una fitta dolorosa al petto nel vedere Ángela così felice accanto a quell’uomo. Beltrán è tutto ciò che lui non è. Ricco, educato, della sua stessa classe sociale. Può offrirle ad Ángela tutto ciò che lei merita, tutto ciò che un semplice valletto non potrà mai darle. Maria segue lo sguardo di Curro e comprende immediatamente cosa sta pensando: “Curro, no…” inizia a dire, ma lui si è già alzato e si è allontanato, incapace di continuare a guardare quella scena.


Ángela, mentre cammina verso il palazzo con Beltrán e Manuel, sente improvvisamente una presenza. Gira la testa e per un istante vede Curro allontanarsi. Il suo cuore fa un sussulto. Vorrebbe correre dietro a lui, chiamarlo, chiedergli cosa succede, ma Beltrán le sta parlando di qualcosa e sarebbe scortese ignorarlo. Quando guarda di nuovo, Curro è già scomparso.

La speranza riaccende: Petra si risveglia, Martina e Adriano uniti dalla verità

Nella stanza di Petra, il miracolo continua a svilupparsi lentamente. La governante inizia a mostrare segni di maggiore coscienza. Le sue palpebre tremano, le sue dita si muovono leggermente. Maria Fernández, che come sempre è al suo fianco, nota immediatamente questi cambiamenti: “Petra, mi senti?” chiede con emozione contenuta. La governante emette un suono gutturale, un tentativo di risposta. Maria corre a cercare Candela e Simona: “Sta reagendo. Petra sta reagendo.” Le tre donne si riuniscono intorno al letto, osservando meravigliate mentre Petra lotta per aprire completamente gli occhi. Finalmente, dopo diversi minuti di sforzo, Petra apre gli occhi. Il suo sguardo è inizialmente sfocato, confuso: “Dove?” tenta di chiedere, ma la sua voce è appena un sussurro rauco. Maria prende la sua mano con le lacrime agli occhi: “Sei nella tua stanza, Petra. Sei al sicuro. Sei stata molto malata, ma stai migliorando.” Candela le avvicina un bicchiere d’acqua con una cannuccia: “Bevi, piccoli sorsi.” Petra beve con difficoltà, ogni sorso sembra richiedere uno sforzo monumentale. Simona si asciuga le lacrime che le rigano le guance: “Ci hai fatto fare un bello spavento, donna. Pensavamo di perderti.” Petra tenta di parlare nuovamente, ma le parole non escono chiaramente. È frustrata, confusa, spaventata. Maria le accarezza la fronte con tenerezza: “Non sforzarti. Devi riposare. Hai superato il peggio, ma il tuo corpo ha bisogno di tempo per recuperare completamente.” La governante chiude di nuovo gli occhi, esausta per il semplice fatto di essersi svegliata. Ma c’è qualcosa nella sua espressione, un’ombra di preoccupazione o forse paura, che le tre donne notano ma non riescono a interpretare.


Candela corre a cercare il dottor Salazar: “Dottore, Petra si è svegliata.” Il medico arriva rapidamente, la sua espressione mescola sorpresa e soddisfazione professionale: “È straordinario,” dice infine, la sua guarigione sfida ogni aspettativa medica. Il tetano in questo stadio avanzato raramente permette questo tipo di miglioramento.” Anche Samuel, il padre che ha amministrato l’estrema unzione giorni prima, viene chiamato. Vedendo Petra cosciente, fa il segno della croce: “È veramente un miracolo. Dio ha ascoltato le nostre preghiere.”

La notizia del miglioramento di Petra si diffonde rapidamente in tutto il palazzo. Nel despacho, Alonso riceve l’informazione con genuino sollievo: “Grazie a Dio, Petra è parte di questa casa da molti anni. Mi avrebbe distrutto perderla.” Manuel, che è con lui, annuisce: “È stato il siero che abbiamo portato a salvarla, padre. È arrivato giusto in tempo.” Alonso guarda suo figlio con orgoglio: “Hai fatto la cosa giusta rischiando di usare quell’aereo. Le hai salvato la vita.” Nella zona di servizio, la gioia è palpabile. Lópe abbraccia Teresa quando ascolta la notizia: “Ce l’ha fatta. Petra ce l’ha fatta.” Teresa ride e piange allo stesso tempo: “È incredibile. Quando padre Samuel le ha dato l’estrema unzione, tutti pensavamo fosse la fine.” Santos, venendo a sapere, mostra una reazione più misurata, ma ugualmente positiva: “Sono lieto di sapere che la signora Arcos si sta riprendendo,” dice con un tono che cerca di essere neutrale, ma che rivela il suo genuino sollievo. Forse la critica di Simona del giorno precedente ha avuto più impatto di quanto lui vorrebbe ammettere.

Mentre il palazzo celebra discretamente questa buona notizia, Jacobo e Leocadia continuano con la loro gestione della tenuta. Si riuniscono nel despacho che prima era di Adriano, esaminando documenti e prendendo decisioni: “Gli affittuari protestano per i nuovi termini,” commenta Jacobo con una certa preoccupazione. Leocadia scarta l’obiezione con un gesto della mano: “Che protestino quanto vogliono. I termini non sono negoziabili. Catalina li ha viziati con le sue idee progressiste. È ora di tornare alla realtà.” Jacobo annuisce, anche se qualcosa nella sua espressione rivela che non è completamente a suo agio con la durezza di questi cambiamenti: “E Martina? È chiaramente in disaccordo con quello che stiamo facendo.” Leocadia sorride freddamente: “Martina può essere in disaccordo quanto vuole. Non ha alcun potere reale qui. Dobbiamo solo assicurarci che Adriano non venga a sapere i dettagli fino a quando non sarà troppo tardi per invertire i cambiamenti.”


In quel preciso momento, Martina si trova in un’altra parte del palazzo, cercando proprio Adriano. Lo trova nella stanza dei bambini, cullando dolcemente uno dei piccoli: “Adriano,” dice entrando silenziosamente. “Come stai oggi?” Il conte alza lo sguardo, la sua espressione rivela la stanchezza emotiva che porta. “Uguale a ieri e all’altro ieri. Ogni giorno è uguale senza di lei.” Martina si siede su una sedia vicina, scegliendo attentamente le sue parole: “Ho pensato a Catalina, alla sua lettera.” Adriano si tende immediatamente: “Cosa c’è con la lettera?” Martina esita, senza sapere esattamente come esprimere i suoi sospetti senza sembrare paranoica: “Non so, qualcosa in essa non mi sembra autentico. Come se non fossero davvero parole di Catalina.” Adriano la guarda con rinnovata intensità: “Penso esattamente la stessa cosa. Le parole, le frasi, il modo di esprimersi. Niente suona come la mia Catalina.” Martina si sporge in avanti: “E se qualcuno l’avesse costretta a scriverla, e se non se ne fosse andata di sua spontanea volontà?” Adriano depone con cura il bambino nella sua culla prima di rispondere: “Ci ho pensato giorno e notte, ma chi farebbe una cosa del genere? E perché?” Martina guarda verso la porta, assicurandosi che nessuno stia ascoltando: “Non lo so con certezza, ma credo che dovremmo indagare discretamente.” Adriano annuisce per la prima volta dopo giorni, mostrando qualcosa di più del dolore: determinazione. “Hai ragione. Ho bisogno di sapere cosa è successo veramente a mia moglie e se qualcuno le ha fatto del male, pagherà caro.”

Mentre questa cospirazione per scoprire la verità su Catalina inizia a prendere forma, in un’altra parte del palazzo si sta sviluppando la cospirazione per salvare Ángela. Leocadia cerca nuovamente Curro, trovandolo questa volta nel magazzino, a organizzare le provviste: “Curro, hai pensato a quello di cui abbiamo parlato?” chiede senza preamboli. Il valletto si gira, la sua espressione rivela che non ha pensato ad altro: “Sì, ci ho pensato costantemente.” Leocadia si avvicina: “E qual è la tua decisione?” Curro respira profondamente: “Se faccio questo, se mi allontano da Ángela, mi garantisci che sposerà Beltrán e non Lorenzo?” La villain considera la domanda: “Non posso garantirti niente, ma posso dirti che senza di te in mezzo, le possibilità che Ángela accetti Beltrán aumentano considerevolmente. Lui è chiaramente interessato a lei e lei sembra rispondere positivamente alla sua attenzione.” Curro sente come se gli stessero attorcigliando il cuore: “Ho bisogno di tempo per pensarci ancora.” Ma Leocadia scuote la testa: “Il tempo è un lusso che non abbiamo. Lorenzo sta spingendo per accelerare i preparativi del matrimonio. Ogni giorno che passa, Ángela è più vicina a diventare sua moglie. È questo che vuoi?” Il valletto chiude gli occhi, lottando contro le lacrime che minacciano di cadere: “Voi sapete di no.” Leocadia sfrutta il suo vantaggio: “Allora aiutami. Aiutami a salvare mia figlia. So che è doloroso. So che ti sto chiedendo un sacrificio immenso, ma pensa ad Ángela. Pensa al futuro che le aspetta con Lorenzo contro il futuro che potrebbe avere con Beltrán.” Curro apre gli occhi e in essi Leocadia vede la resa: “Va bene,” dice con voce spezzata. “Lo farò. Mi allontanerò da Ángela. Farò quello che mi chiedi, ma devi promettermi una cosa.” Leocadia solleva un sopracciglio: “Cosa?” Curro la guarda dritto negli occhi: “Promettimi che ti prenderai cura di lei, che ti assicurerai che sia felice, perché se scopro di averla persa per niente, se Lorenzo finisce per sposarla comunque, non so cosa sarò capace di fare.” Leocadia annuisce solennemente: “Te lo prometto. Farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare la felicità di mia figlia.” È una promessa che intende mantenere, anche se i suoi metodi sono discutibili.

Il resto della giornata trascorrerà con una strana miscela di normalità e tensione sottostante. Nella cena serale, Beltrán continuerà ad affascinare tutti con la sua conversazione. Parlerà dei suoi viaggi, delle persone interessanti che ha conosciuto, dei suoi piani per il futuro: “Sto considerando di investire in nuove industrie,” dice. “L’aviazione, ad esempio, ha un potenziale enorme.” Manuel si anima immediatamente: “L’aviazione è uno dei miei argomenti preferiti. Anzi, ho un hangar dove lavoro a progetti di motori.” Beltrán lo guarda con genuino interesse: “Davvero, mi piacerebbe vederlo un giorno.” Manuel si sente entusiasta: “Certo, sarebbe un onore mostrartelo.” Ángela osserva questa interazione con un sorriso. Beltrán non è solo affascinante con lei, mostra anche genuino interesse per le passioni degli altri. È premuroso, attento, educato, tutto ciò che Lorenzo non è. Per un momento si concede di fantasticare: Come sarebbe la sua vita se potesse sposare qualcuno come Beltrán invece di Lorenzo? Sarebbe felice? Forse non sarebbe l’amore appassionato che prova per Curro, ma potrebbe essere una vita dignitosa, piena di rispetto e piacevole compagnia.


Dopo il pasto, Beltrán la avvicina nel corridoio: “Signorina Ángela, mi chiedevo se volesse accompagnarmi a fare una passeggiata nei giardini. Il tramonto promette di essere magnifico.” Ángela esita per un momento. Sa che Lorenzo non sarà contento se lo viene a sapere, ma sa anche che non ha fatto niente di male: “Mi piacerebbe molto,” risponde infine. I due escono nel giardino, dove in effetti il sole sta iniziando a calare, dipingendo il cielo di sfumature arancioni e rosate. Camminano in silenzio per alcuni momenti, semplicemente godendosi la bellezza del paesaggio.

Infine, Beltrán rompe il silenzio: “Ragazzi, se volete continuare a scoprire tutti i segreti e gli sviluppi de La Promesa, non dimenticate di iscrivervi al canale e di attivare la campanella delle notifiche. A presto e ci vediamo nel prossimo video con altre sorprese dalla vostra telenovela preferita.”